La terra che trema per momenti interminabili: è il kyodai-jishin, il grande terremoto. Poi lo tsunami che devasta e uccide cancellando intere città. E ancora l’emergenza nucleare, l’incubo di una fuga radioattiva, il recupero dei corpi, il pensiero dei sopravvissuti, la ricerca disperata di rialzarsi. Dal Giappone dell’emergenza eccovi le impressioni di Giovanni Alfieri, catanzarese residente a Kyoto. Questo sarà il suo diario, lo spazio in cui ci racconterà del Giappone che vede ogni giorno con i suoi occhi. Lo farà sulle pagine di Puntonet che ancora una volta conferma la sua vocazione di porto sicuro per i catanzaresi sparsi nel globo.
Buona lettura
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4 Luglio 2012, Kyoto
Rifiuti giapponesi
Dato che il nostro sindaco ha riaperto la discarica di Alli, mi viene spontaneo spiegare come funziona il sistema dei rifiuti in Giappone.
Voi sapete come funziona? No? E allara ve la dica ia.
Non esistono cassonetti dell’immondizia e i cestini dei rifiuti sono pochissmi. Ecco perché se vi rifilano qualche volantino per la strada, siete praticamente costretti a portarvelo a casa dato che non c’è la possibilità di buttarlo da nessuna parte. I rifuti vengono raccolti 2 volte alla settimana: una volta per la plastica/vetro e un’altra per il resto.
In alcune città, la spazzatura deve essere messa in appositi sacchetti autorizzati dal comune e costano 1 yen al litro: i sacchi sono da 5, 10, 20, 30 e 50 litri. I sacchi trasparenti per la plastica/vetro e gialli per tutto il resto. Siccome non esistono cassonetti dei rifiuti, ogni rione ha un giorno prestabilito per la raccolta della spazzatura. Ad esempio, dove abitavo prima, i giorni erano martedì e giovedì. La mattina presto, si ripone la spazzatura nello spazio apposito, e tra le 10-11 avviene la raccolta. La carta invece viene raccolta una volta al mese.
Un ruolo importante lo rivestono i rigattieri: girano per i vari quartieri con un motocarro e dietro compenso o gratis (dipende) raccolgono irifiuti ingombranti dalle Tv ai condizionatori, dagli stereo ai frigoriferi. Il vantaggio del rigattiere è che lui arriva fin sotto casa, mentre se si opta per la vendita a un “recycle shop” bisogna pagare il trasporto. Un’altra opzione è chiamare il comune: per telefono si comunica il proprio indirizzo e le dimensioni dell’oggetto, da cui dipende l’importo da pagare. Dopodichè si va in un qualsiasi tabacchi/supermercato, si compra uno speciale adesivo per l’ importo comunicatovi e lo si appiccica sull’oggetto che verra lasciato fuori casa nel giorno prestabilito.
Giovanni
23 Maggio 2012
Sushi a parte
Tempo addietro leggevo che, alle 2 del mattino, all’ utente xxcxx era venuta voglia di sushi.
Senza dubbio il sushi è il piatto giapponese piu conosciuto all’ estero anche se il panorama culinario nipponico è un po’ più variegato. Dalla fine del diciannovesimo secolo, ovvero con l’ammodernamento del Giappone, anche la dieta ha subito dei cambiamenti: in particolare i portoghesi hanno portato il pane mentre gli americani hanno fatto vedere ai giapponesi che il bue, oltre a essere di aiuto nei campi, è anche commestibile.
Se una volta un ragazzino giapponese impazziva per un’aringa arrosto o per una ciotola di riso, oggigiorno invece stravede per tre piatti in particolare: il ramen, l’ hamburger e il curry.
Del ramen ne avevo gia parlato: trattasi di spaghetti serviti in un brodo, più o meno denso, di carne o di soya. L’hamburger è quello che si puo trovare nei fast-food di mezzo mondo o può essere anche l’ “ham-baa-gaa“, ovvero una pagnotta di carne di modeste dimensioni, servita con 3 (di numero) fagiolini e 3 (di numero) patate arrosto servito su di un piatto rovente.
Il Curry è invece, con più probabilità, il vero piatto nazionale giapponese. Fu introdotto agli inizi del ‘900 sulle navi della marina militare giapponese per dare un tocco di novità al solito rancio di patate e carote. Il successo fu enorme e venne riproposto anche ai civili con uguale successo. Il curry, nella forma di dado, si puo comprare ovunque a prezzi irrisori e nei ristoranti si puo scegliere tra curry vegetariano, con carne, con pesce ecc.. Il curry giapponese è diverso da quello indiano e tailandese: diciamo che, ad esempio, un curry di patate si presenta come una crema molto densa e un odore di ascella sudata di indiano.
Giovanni
22 Febbraio, Kyoto
Tempo di esami: la colazione del campione
Giovanni
21 Dicembre, Kyoto
Natale in Giappone
1 Dicembre, Kyoto
Casa dolce (e piccola) casa
28 Ottobre, Kyoto
Il piacere di fare la spesa
Giovanni
7 Settembre, Kyoto
Setsuden sulla tazza
Con la storia del setsuden (il risparmio energetico), in Giappone si fa quello che si può per non sovraccaricare la rete, diventata asfittica in seguito a Fukushima. Negli uffici pubblici, per esempio, si spegne qualche lampadina in più e si scala l’aria condizionata di qualche grado e, ciliegina sulla torta, si prega la cortese utenza di evitare l’uso del riscaldamento della tazza del cesso.
I gabinetti giapponesi, diversi dai cessi catanzaresi che abbiamo visto all opera l’anno scorso, sono molto tecnologici: hanno l’asse riscaldato (una manna d’inverno) eppoi, di lato, un vero e proprio pannello di controllo.
Oltre al bottone per il controllo della temperatura dell’asse, c’è il bottone per il rumore di fondo, che serve a coprire, con il fruscio dell’acqua, i rumori molesti.
C’è poi il bottone per il bide’: premendo il bottone esce dall’asse, un po’ sotto il vostro deretano, una specie di sonda che può intimorire al primo impatto, ma che è assolutamente innocua.
Da questa sonda esce l’ acqua, che può essere riscaldata, e la cui pressione puo essere regolata dal livello 1 (“solletico“) al livello 5 (“sodoma“).
Giovanni
17 Agosto, Kyoto
Baseball sucks!
Si sta concludendo in questi giorni il torneo Koshien di baseball.
Questo torneo tra le rappresentative delle scuole superiori (che vi partecipano dopo delle eliminatorie) è uno tra i più seguiti del giappone. Certo, vincerlo non è condizione necessaria e suggiciente per poi avere successo come professionista: ad esempio, Ichiro Suzuki, giocatore famosissimo in giappone e negli USA, il Koshien non l’ha mai vinto. Anzi venne scartato dalla squadra di Nagoya, come un Santaguida qualsiasi, perchè era di statura troppo bassa.
In seguito venne acquistato dalla seconda squadra di Tokyo (Swallows), che poi rivendette ai Seattle mariners a peso d’oro. Il baseball e’ una vera e propria religione in Giappone. Gli unici vaffanculi che potete sentire in Giappone, li potete ascoltare negli stadi dove si giuoca a questo gioco. Gioco, perchè definirlo sport mi pare esagerato, nonostante la passione che i giapponesi ci mettono a spiegarvi come tecnica e tattica (boh) siano fondamentali. Insomma, uno lancia e l’altro colpisce con una mazza. Gli altri giocatori in campo guardano.
Comunque, tra le squadre più importanti ci sono i Tokyo Giants, la Juventus giapponese, la più odiata e la più amata, tanto che “Tommy, la stella dei Giants” del celebre cartone animato, voleva diventare un giocatore dei giants. Poi ci sono gli Hanshin Tigers di Kobe-Osaka, che giocano allo stadio Koshien (da cui il nome del torneo), il più antico del Giappone e tra i pochi in erba vera.
Il baseball fa schifo.
Giovanni
3 Agosto, Kyoto
Setsuden e una vita “condizionata” da Fukushima
La parola d’ordine di questa estate è “risparmio energetico” o setsuden, com’è chiamato qua. In seguito allo spegnimento della centrale di Fukushima, questo è un atto dovuto dato che da queste parti l’aria condizionata è fondamentale e ce l’ha praticamente ogni famiglia.
Si capisce che senza Fukushima tutta la parte occidentale del Giappone (sì lo so, il Giappone è piu lungo che largo, ma si dice cosi) deve fare di necessità virtù dando un taglio ai consumi.
Tuttavia, nonostante la buona volontà, non si capisce perché alcuni negozi insistano con l’aria condizionata sparata a mille tenendo porte e serrande aperte. Oppure i famigerati pachinko (una sorta di macchinetta per il gioco d’azzardo a metà tra una slot-machine e un flipper) che funzionano 18 ore su 24 e che, essendo solitamente illuminati a giorno pure di giorno, non sono un bel modello di austerity.
Giovanni
28 Luglio, Kyoto
Zainichi, Nikkei e altri immigrati: storie di un’integrazione difficile
23 Giugno, Kyoto
Il pane a chi ha i denti (e i soldi)
Dopo avere parlato di acqua, non mi rimane che parlare di pane.
In Giappone, si definisce pane qualsiasi cosa (proprio qualsiasi cosa) che sia fatta con acqua, lievito, farina e messa in un forno. Così quando vi viene offerto del “pan” (cosi si chiama in giapponese) potete aspettarvi di tutto, dalla classica fettina di pane, cosi come lo intendiamo noi, a un cornetto ripieno di crema.
Ad esempio qualche giorno fa, mi è stato offerto dello “yakitate pan” ovvero del pane fresco (letteralmente “cotto al forno”) e mi sono ritrovato con un pallido croissant salato ripieno di formaggio e prosciutto altrettanto salato.
Quando si entra in una panetteria, che in Giappone hanno per la maggior parte nomi francesi, si trova di tutto: i suddetti cornetti salati, i cornetti dolci, pane ripieno di briustel, di fagioli, al cioccolato, alla bottarga e anche al curry ( un panino riempito di stufato di carne al curry e poi fritto).
Il pane vero, nel 99% dei casi è una baguette cadaverica con elevate proprieta stitichezzanti, che, se messa in forno, puo tornare in vita (ma non è detto).
Il pane simile al nostro pane di casa, esiste ed è fatto con lievito naturale, ma costa carissimo: 5euro per un panino un po’ piu grande di una rosetta.
Giovanni
13 Gugno, Kyoto
Dagli affari all’amore, tutti gli alberghi del Giappone
Pensando agli aquilani che, molto probabilmente, alloggiano ancora in hotel nell’attesa della ricostruzione, mi è venuto in mente di parlare degli hotel giapponesi.
In Giappone esistono, come nel resto del mondo, gli hilton, i marriott e tutte le maggiori catene internazionali, con gli stessi comfort e prezzi. Esistono però altre categorie di hotel che nel resto del mondo non ci sono.
Ad esempio i business hotel. Questi hotel possono paragonarsi agli hotel “Formule1”. Le stanze sono molto spartane, per dimensioni ma non per servizi: in uno spazio ristretto c’è tutto quello che si trova in altri hotel, ferro e tavola da stiro compresi. I business hotel sono pensati per chi è in viaggio di lavoro per 1-2 giorni ma nulla vieta (ai turisti) di starci 1-2 settimane. I prezzi oscillano tra i 40-60 euro a notte prima colazione inclusa, ma sconsigliata se non volete mangiare riso e pesce di prima mattina. Le catene più rinomate sono la Toyoko-inn e la Super-hotel (quest ‘ultima ha i prezzi più bassi in assoluto).
Ci sono poi i Ryokan, che vuol dire “locanda del viaggiatore” paragonabili ai nostri b&b. Nei Ryokan le stanze sono tutte arredate alla giapponese: stanze con pavimento in stuoia e futon. In passato erano la soluzione più economica per viaggiare, avevano infatti anche i bagni in comune, mentre oggigiorno la maggior parte dei Ryokan sono dei b&b di lusso e, in alcuni casi i prezzi possono toccare i 500euro a notte. Ciò non toglie che ne esistono di piu abbordabili, e in tutti i casi la cena e la prima colazione alla giapponese sono incluse nel prezzo. I ryokan sono consigliati a chi vuole provare a vivere per un giorno alla giapponese e per provare la vera cucina giapponese.
Chiudo parlando dei love-hotel ovvero gli alberghi a ore. Subito si può pensare a pensioncine squallide dalle pareti sudicie in posti malfamati, ma niente di tutto questo. Questa categoria di hotel è pensata per le coppie (etero o gay) ed esistono solo ed esclusivamente in Giappone. Per entrare in tali hotel, lo si può fare a piedi attraverso una entrata ben nascosta, o più preferibilmente in auto. Si scende, si entra nella hall dove ad aspettarvi ci sarà un tabellone luminoso sul quale ci sono le foto delle stanze disponibili, dalla “medievale” alla “super-kitsch” con pareti a specchio e letto a forma di cuore, dalla “giapponese” alla “Francia del re soleil”.
Scelta la stanza, il concierge, attraverso l’interfono vi sbloccherà l’accesso all’ascensore e quindi alla vostra stanza. Le stanze sono complete di internet, videogiochi, maxischermo al plasma con qualsiasi film (qualsiasi), shampoo e prodotti di bellezza di marca, cataloghi di costumi (liceale, cameriera, impiegata ecc.) e attrezzi elettrici per massaggio alla cervicale.
Spesso molte coppie finiscono con lui che gioca alla playstation e lei che passa il tempo nella Jacuzzi spalmandosi addosso creme di bellezza da 80 euro. Una notte in questo hotel costa dai 40 (basic) ai 150 (lusso) euro, ma ne esistono anche di molto più costosi (con piscina inclusa).
Giovanni
23 Maggio, Kyoto
Lezione di giapponese comparato
Dato che molto spesso scrivo la parola “tsunami” penso sia una buona idea scrivere qualcosa sui nomi giapponesi. Il giapponese si scrive in sillabe, una cinquantina, più 5 vocali e la “n”, e ogni sillaba si può scrivere con un ideogramma cinese o usando un simbolo semplificato (in realtà esiste un secondo sillabario) che deriva sempre dagli ideogrammi.
Ricordare 2000 ideogrammi non è semplice ma, una volta imparati, è possibile capire il significato di una parola dal tipo di ideogramma usato, senza conoscerne la pronuncia.
Ad esempio la parola “Osaka” è composta dalla vocale “O”, che si può scrivere con un ideogramma, e dalle due sillabe “saka” che possono essere scritte con un ideogramma. O-saka vuol dire, letteralmente, grande-timpa o meglio timpone. Il cognome “Miyake” (lo stilista per esempio), si scrive con due ideogrammi, “mi” che vuol dire tre e “yake” che è un modo di dire “casa”: “miyake” altro non è che le famose 3 case e un forno.
Perciò i nomi giapponesi (di città e cognomi) hanno un significato molto più semplice di quanto possa sembrare. A Catanzaro abbiamo Timpone Buda, in Giappone Osaka. Il Catanzaro ha giocato contro il Tricase, ma se avesse fatto parte della J-league, Rotondaro avrebbe parlato di Miyake.
Kyoto, 2 sillabe, o 2 ideogrammi che vogliono dire la stessa cosa “capitale”, perche Kyoto è stata la capitale del Giappone per un migliaio di anni. Tokyo, la nuova capitale, 2 ideogrammi to=est e kyo=capitale (come kyo-to) e quindi to-kyo vuol dire capitale dell’est.
La regione colpita dallo tsunami è il to-hoku, to=est e hoku=nord, quindi nord-est.
Il famoso cartone animato “Ken il guerriero” in realta si chiama “Hoku-to no Ken” ovvero “Ken del nord est” (sembrerebbe un campagnolo veneto). In realta, l’ideogramma “Ken” può pure voler dire pugno, e quindi il titolo puo essere “il pugno del nord-est”. A Catanzaro con Santaguida invece abbiamo “la po**a del Sud“.
Giovanni
10 Maggio, Kyoto
La settimana d’oro dei giapponesi
Da pochi giorni, è iniziata la cosiddetta “golden week” ovvero la settimana di vacanza per cui tutti i giapponesi vivono durante l’anno.
La settimana d’oro è in realtà un accavallarsi di 4 giorni di festa che cadono a distanza di un paio di giorni l’uno dall’altro: il giorno in cui si festeggia la dinastia Showa (l’imperatore Hirohito), il giorno della Costituzione, il giorno dell’ecologia, il giorno dei bambini (maschi).
Se poi ci aggiungiamo il sabato e la domenica, la settimana in realtà diventa, se va bene, di 10 giorni. Viaggiare in treno per turismo è pressoché impossibile e anche i voli internazionali per le mete turistiche tradizionali dei giapponesi (Europa, Australia, Hawaii, Corea, Taiwan, ecc.) sono stati tutti presi d’assalto almeno 6 mesi prima.
Se i fatti del nordest, terremoto e tsunami, avranno qualche effetto sulla golden week di quest’anno, lo si vedrà a Kyoto (l’analogo della nostra Firenze) che in questo periodo dell’anno è presa letteralmente d assalto dai giapponesi.
Qualche parola sul giorno dei bambini: questa festa cade il 5/5 appositamente, perchè il 5 per giapponesi, cinesi e coreani, porta fortuna ed è quindi ben augurante per i figli maschi.
In questo giorno, su balconi, tetti di qualsiasi casa dove ci sia un bambino maschio viene issato un aquilone a forma di carpa. A Catanzaro invece delle carpe possiamo sventolare un giaccone per il giorno dei bambini che hanno vestito la maglia dell effecci di Santaguida e Soluri.
Giovanni
2 Maggio, Kyoto
48 ragazze e un PC: che musica!
Tempo addietro, molte sono state le personalità dello spettacolo giapponese che, in vario modo, hanno aiutato la gente delle province del nord est come, ad esempio, la cantante Hikaru Utada (il cui papà è dirigente della Sony Music).
I giapponesi amano la musica. Non per niente è in Giappone che hanno inventato il karaoke. Ogni anno spuntano cantanti nuovi che, dopo una canzone di successo scompaiono nel nulla, come di sicuro accadra ai campioni che hanno vestito la maglia giallorossa quest anno.
Tante sono le band: gli SMAP (una boy band in voga da 20 anni), gli Arashi (trad. tempesta), tra le cui fila c’è Kazunari Ninomiya, il giovane attore di “Lettere da Iwojima”, gli Exile, ecc.. Le doti canore di questi cantanti, non sono eccelse, ma poco importa. L’importante è che siano di buona presenza, poi il computer fara il resto.
Tra le varie band vale la pena citare anche le AKB48: AKB sta per Akihabara, il quartiere dei divertimenti di Tokyo. E 48 è il numero dei membri di questa band, che sono tutte ragazze. E under 20. E tutte di bella presenza. E in vestiti succinti. Il manager di questo gruppo, il Gianni Boncompagni del sol levante, ha anche fondato a Osaka le NMB48 (Namba) e a Nagoya le SKE48 (Sakae). Il numero 48 consente, per ognuno di questi gruppi, di dividersi in 3 squadre da 16 in modo da fare piu concerti in simultanea. Per farsi un’idea dello spessore artistico, basta guardare il video.
Le AKB48 sono popolarissime, soprattutto tra gli otaku (i maniaci), ovvero scapoli 30-40enni sovrappeso, con problemi relazionali con l’altro sesso, dal capello unto e perennemente attaccati al PC. E sono diventate ancora più popolari oggi dopo che una delle ragazze, tale Rina Nakanishi, ha abbandonato il mondo della canzone per dedicarsi anima e corpo, anzi più corpo, al cinema. Porno.
Giovanni
20 Aprile, Kyoto
Auto e parcheggi: la via giapponese
Tra i tanti commenti di cordoglio sulla tragedia causata dallo tsunami, uno in particolare (“aiaddina machinuni cchi tenanu i giapponesi“) mi dà lo spunto per trattare dell’ argomento auto e parcheggi in Giappone.
Effettivamente, dalle immagini in tv non si poteva fare a meno di notare tutte le auto di grossa cilindrata che l’onda si trascinava via. I giapponesi non disdegnano SUV e altri macchinoni perchè qua l’auto costosa serve a evidenziare il proprio status symbol e, solitamente, vicino alle cliniche private o agli ospedali, si vedono BMW e Mercedes, appartenenti ai vari medici e primari.
Esistono anche altre auto più economiche, in termini di prezzo e assicurazione, le cosiddette “kei“, riconoscibili dalla targa di colore giallo (600cc) che sono comuni soprattutto tra le donne e tra chi la pila non ce l’ha, molto semplici da usare e tra le quali è possibile trovare anche i 4X4 (per chi vorrebbe un SUV ma non può) o i simil-furgoni (per chi indossa il giaccone alla Santaguida).
Due cose hanno in comune i macchinoni e le auto-kei: il cambio automatico che è di serie ( il cambio manuale è diffuso come il giornale di calabria a Milano) e i parcheggi.
Su quest’ultimo, vale la pena spendere qualche parola. In molte città giapponesi, soprattuto quelle con limiti di spazio (Kyoto che sta in una valle) o affollate (Osaka,Tokyo), per potere comprare una macchina e` necessario dimostrare di poterla parcheggiare. Ad esempio se il signor Tanaka (o Rossi in italiano) vive in un appartamento, quando si reca dal concessionario, deve dimostrare di avere il proprio parcheggio a disposizione in un parcheggio privato (dai 200 euro in su, al mese). Se Tanaka invece abita in una vlletta, avrà avuto l’accortezza di chiedere all architetto di progettarre pure lo spazio per la propria automobile.
No parcheggio, no auto (e moto).
Giovanni
15 Aprile, Kyoto
Vota Yuuto, Vota Yuuto
Non esistono i manifesti abusivi, tipici degli sciancati nostrali che aspirano a scaldare lo scranno in comune, ma solo dei tabelloni con lo spazio per ogni candidato per il proprio B3. Su tale foglio B3, c’è la foto, nome, partito del candidato, ma anche età e professione (avvocato e medico le più gettonate, ma medico ccu na specializzazziona seria no tipu chidda ‘e Parente).
Solitamente al mattino presto o alla sera, quando la gente va o torna dal lavoro, dei furgoncini con dentro il candidato e alcuni suoi sostenitori, girano per il quartiere, facendo ciao ciao con la mano alla gente.
11 Aprile, Kyoto
All’ombra di un ciliegio. Da fiore
Quest’anno, visto lo tsunami accaduto nel nord-est e il problema della centrale di Fukushima, il consueto hanami sarà sottotono. Ogni anno, i primi di aprile (più o meno) i giapponesi sono soliti radunarsi nei vari parchi a bere e mangiare su un telo blu di vinile per ammirare la fioritura dei ciliegi (hana=fiore, mi=guardare).
La fioritura dei ciliegi è una cosa seria in Giappone, tanto che le previsioni del tempo, a partire da febbraio, finiscono sempre con una previsione sulla data della fioritura. Essendo a conoscenza di questa tradizione tutta giapponese, e non potendomene fregare meno di fiori e piante, prima del mio arrivo in oriente, pregustavo una bella mangiata di ciliegie che, pensavo, fossero così comuni da essere vendute a prezzi irrisori.
Tuttavia mi venne detto che in realta esistono 2 tipi di ciliegio: la cerasara, propriamente detta, e il ciliegio da fiore. Ovviamente in Giappone quest’ultimo è il più diffuso e non fa frutti, mentre le ciliegie vengono importate dagli USA e costano sui 2 euro l’etto (quelle made in Japan costano il doppio).
Appresa la notizia, piansi come Soluri dopo la finale di Roma.
Giovanni
6 Aprile, Kyoto
Dramma&Drama
Le fiction, che di norma durano 10-12 puntate da 50min ciascuna, sono popolarissime e ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti. Come ad esempio la fiction sugli auditori, “Kansahojin“, per la cui visione è necessario un corso universitario di giapponese commerciale, oppure la ficition transex dal titolo molto esplicito “Mamma, in passato, era papà‘”.
Eppoi c’è la fiction-fiume che per definizione dura 40-45 episodi (1 anno circa) e di solito tratta la vita di personaggi storici.
Giovanni
29 Marzo, Kyoto
Acqua alle papere…
Qualche giorno fa il governo giapponese ha messo in guardia la cittadinanza contro la possibile contaminazione dell’acqua potabile. Questo allarme, durato un paio di giorni, è stato tale che anche l’acqua minerale (dopo gli spaghetti in brodo) è scomparsa dagli scaffali dei supermercati.
I giapponesi sono grandi consumatori di acqua imbottigliata, nonostante l’acqua del rubinetto sia potabile, a differenza della maggior parte dei paesi asiatici (Corea del sud e Taiwan compresi).
Le marche di acqua minerale sono numerosissime: si va dalle onnipresenti Perrier e Evian alle marche italiane, dall’acqua dalle alpi giapponesi a quelle con l’aggiunta di ioni alcalini, dall’acqua “dalle profondità dell oceano”(?)alla “beauty water”…ma come facciano a importare acqua dal deserto (acqua Masafi, UAE) ancora non l’ho capito.
Giovanni
26 Marzo, Kyoto
Consigli per gli acquisti
Una cosa interessante avvenuta nella prima settimana del terremoto è stata l’assenza di pubblicità in TV. Nei primi due giorni, causa copertura 24h sul fatto o vuoi per rispetto per le vittime, pubblicità proprio non ce n’era.
Ieri sera ad esempio dopo giorni di pubblicità progresso, ho rivisto la pubblicità del caffè Boss (niente a che vedere con Grecouboss). Gli spot pubblicitari sono molto diretti: ad esempio, se si tratta di qualcosa da bere c’è la star locale che si scola rumorosamente (segno di apprezzamento) la bevanda in questione, e non Charlize Theron che scopre il sedere man mano che si allontana dall’inquadratura.
Le interruzioni pubblicitarie in TV sono frequenti, molto più che in Italia, e anche la pubblicità occulta è permessa. Molto spesso infatti, durante le fiction di cui i giapponesi vanno matti, gli attori estraggono una sigaretta dal pacchetto in bella mostra oppure, nelle scene girate in cucina, si possono leggere distintamente le marche di tutti i prodotti e sponsor della trasmissione.
Giovanni
24 Marzo, Kyoto
L’addio agli spaghetti e un po’ di bon ton
Uno degli effetti del terremoto/centrale è stata la scomparsa degli spaghetti istantanei dai supermercati. Tale prodotto è molto popolare in Giappone e consiste in un contentitore di plastica in cui ci sono degli spaghetti secchi e alcune bustine di spezie. Si aggiunge acqua calda, si aggiungono le spezie, e si aspetta un 2-3 minuti: l’acqua e le spezie formano il brodo in cui galleggiano gli spaghetti. Questo altro non è che la versione istantanea della pasta che qui comunemente si mangia nelle varie bettole e che si chiama ramen. La differenza con la pasta italiana è che, una volta scolata, viene servita in una scodella di brodo, che può essere più o meno denso, e il più delle volte a base di maiale o soya. Il tutto poi si mangia “sucando“e facendo rumore, ovviamente. E’ concesso, ma solo nelle bettole, soffiarsi il naso (che in altri casi è sempre proibito) e a fine pasto si può, se se ne ha la necessita, usare uno stecchino (che in altri casi è sempre permesso).
Giovanni
22 Marzo, Kyoto
Tra rinascita e arresti
Qualche giorno fa, uno dei reattori ha ripreso a funzionare e quindi si sta procedendo al raffreddamento degli altri. Inoltre, i piu fortunati, la cui casa e’ stata risparmiata dallo tsunami, hanno potuto ritrovare non solo un tetto ma anche la corrente elettrica.Ora puoi finalmente usare la lavatrice, ma oltre al tuo di bucato, devi fare pure quello dei tuoi parenti. Eppoi, ora che hai pure acqua calda, non vorrai mica negargli un bagno (vera istituzione giapponese).
Nonostante queste piccole storie di rinascita, ci sono pure storie di sciacallaggio un po’ come quelle di cui parlavo in un post precedente. Un disoccupato 29enne di Tokyo e’ stato arrestato per avere iniziato una raccolta fondi per i terremotati (anzi per le sue tasche disastrate). Un altro invece, ha rapinato un gruppo di studenti che stavano facendo una raccolta fondi (vera) pro terremotati, con la scusa che non avevano le dovute autorizzazioni. Due tizi invece sono stati colti in flagrante mentre cercavano di portarsi via un bancomat intero. Da una banca di Kasennuma (nella zona colpita dal terremoto), allagata dallo tsunami, sono scomparsi 40milioni di yen.
No, nessuno ha organizzato riffe, per il momento.
Giovanni
20 Marzo, Kyoto
Maschere antiradiazioni? No, anti starnuti
Dai-ni (numero 2)
In questi giorni, nelle rare volte che distolgo lo sguardo dal fhorum, mi è capitato di vedere sui giornali on-line italiani, sotto i titoli a effetto su presunte nuove Chernobyl, le foto di giapponesi a Tokyo tutti in fila e con mascherine bianche sul volto. Ovviamente il lettore può pensare che i giapponesi stiano prendendo le dovute precauzioni contro le radiazioni, anche se ci sarebbe da chiedere come può una mascherina proteggere dalle radiazioni (a meno che non sia foderata di piombo).
La spiegazione del perchè i giapponesi usino queste mascherine è molto semplice: è per evitare di infastidire gli altri con starnuti e tosse. Infatti a Marzo-Aprile, causa pollini vari, molta gente starnutisce a più non posso e sopratutto in un treno affollato, può essere fastidioso sentire sulla propria guancia,la folata umidiccia proveniente dallo startnuto del vicino.
Questo vale anche per raffreddori, ecco perchè non è insolito vedere gente conciata come se stesse per entrare in sala operatoria, nel tentativo, fortunatamente vano, di salvare la vita a giornalai amanti di carducci.
Giovanni
16 Marzo, Kyoto
Il terremoto, gli sciacalli e gli idioti
Abitare al 10mo-15mo piano di un palazzo e sentirsi come se si fosse sul traghetto per la Sicilia, solo con tante onde e senza arancini, non è una bella esperienza. E quando la terra trema, come per il terremoto che ha colpito Sendai, allora pensare a mente fredda alle istruzioni e agli avvertimenti che ti hanno dato diventa più difficile. O almeno lo è per alcuni; altri invece hanno la lucidità necessaria per precipitarsi giù per le scale correndo per 15 piani, con in braccio i figli e basta.
Insomma, c’è chi agisce in un modo chi in un altro. In fondo, l’unica cosa che ci hanno insegnato sui terremoti è quella di mettersi sotto un tavolo per proteggersi (ma come fai con un tavolo di quelli orientali alto 20 cm?). Ma i giapponesi no. Molti stranieri accusano i giapponesi di scarsa flessibilità e di agire, nella vita quotidiana, secondo schemi fissi. Il che gli è che è (cit. prof. VM, ndr) vero, ma tale handicap può essere un vantaggio in situazioni come il terremoto che ha colpito Sendai.
Ogni giapponese è addestrato fin dalle elementari a sapere cosa fare durante un terremoto; e in ogni città gli uffici della protezione civile sono aperti a chiunque voglia fare esercitazioni anti-terremoto, con tanto di simulatore. In ogni casa giapponese c’è una borsa per le emergenze, che se fossi stato addestrato a dovere, avresti messo pure tu vicino alla porta e l’avresti presa insieme ai tuoi bambini prima di scappare.
Gli stranieri sono molto più fantasiosi e flessibili dei giapponesi, ma quando è ora, essere organizzati e agire secondo manuale, è tutto. E infatti, quando poi il giapponese è adulto e costruirà una casa, lo farà rispettando i regolamenti edilizi che sono rigidi e non fantasiosi&flessibili. Risultato? Il terremoto (magnitudo 9) non ha causato molti danni, a parte qualche mensola caduta e