Bar Mangialavori

Antichi entusiasmi e un presidente “garibaldino”

Scritto da Redazione
Big match al Catanzaro di Cosentino e Ciccio Cozza. Tifoseria (dodicesimo in campo) in delirio e la passione si rimette in moto

Antichi sapori e sensazioni che tornano alla mente spinti e rispolverati dal sempiterno motore della passione. Quest’ultima, impregnata di fede e di memoria, non può celarsi dietro le vesti di una categoria che non appartiene al Catanzaro. Qualcuno obietterà che negli ultimi venti anni tranne qualche parentesi felice pagata a caro prezzo, le aquile hanno sollevato la polvere di campetti sconosciuti ai più, contribuendo a rimpinguare le casse di società che il Catanzaro lo avevano visto solo sugli almanacchi della Panini.

Un oblio condito da quell’indifferenza che fa male, da quella stessa indifferenza che ha ridotto il cosiddetto Belpaese sull’orlo del baratro. La regola principale: “che me ne frega”? Il “Garibaldi” del Catanzaro si chiama Cosentino. Come lui si chiama Giuseppe e come lui non è indigeno del contesto che ha resuscitato. I suoi baffi che accompagnano il suo dire forte di motivazione, appartenenza e condivisione a stento frenano i sorrisi che fanno da anticamera alle seguenti parole: “Noi comunque non ci fermiamo davanti a niente. Rafforzeremo in base alle esigenze senza badare a costi…Ce la metteremo tutta … Vogliamo vincere il campionato!”. Il suo stratega, Ciccio Cozza, non è da meno. Volare basso? Non chiedeteglielo. Non fa parte della sua filosofia. Il suo motto è semplicemente:” Noi siamo il Catanzaro!”.

Un presidente che non si vedeva da tempo immemorabile dotato di un cuore che ha le sue ragioni, che la ragione non conosce… (direbbe Pascal).

Quanta abbondanza di passione dopo anni di moderazioni (economiche e non…), di rimozioni di un passato glorioso considerato dai “locali” come un antigene foriero delle peggiori patologie e al contrario, issato a vessillo da coloro che non hanno visto i propri natali nel capoluogo di Regione. Tutto ciò è bellissimo e dovrebbe inorgoglire i cittadini Catanzaresi, ma parimenti fare maledettamente male e suonare come cocente sconfitta per tutti coloro che in questi anni nulla hanno fatto per quello che ha sempre rappresentato un’icona preziosa per l’intera comunità catanzarese: “Il Catanzaro“.

La gara contro la Paganese ha richiamato alla memoria profumi, coreografie, cori, arbitri… del passato: i palloncini della Battipagliese, i “noi siamo il Catanzaro”, ”…che confusione…” a fine gara, i sei minuti di recupero e (purtroppo) la sostanza di un certo D’Elia ecc. ecc. Ma quando si è più forti dell’avversario ed in porta hai un certo Mengoni che restituisce alla sfortuna il maltolto con uno strepitoso intervento su tiro di Galizia, sei invulnerabile e anche l’ennesimo penalty concesso ai campani (record di rigori a favore della Paganese) ti fa solo il solletico.

Il Catanzaro c’è e la dichiarazione del suo esistere l’ha fatta direttamente alla Lega Pro, presente domenica al Nicola Ceravolo. Cosentino, dopo aver commentato l’ennesimo arbitraggio obbrobrioso, ha cercato di minimizzare (politically correct) proprio per non fare il vittimista al cospetto degli emissari presenti: meglio così. Ma questi ultimi non si saranno tappati gli occhi e potranno riferire a chi di dovere (concedeteci il diritto di sperarlo).

Il primo dei due match con alto grado di difficoltà è andato al Catanzaro che ora si prepara ad affrontare il derby contro la Vigor Lamezia, cosciente della propria forza e della compattezza di un gruppo  che in coppa ha già battuto i bianco-verdi. Il campionato e la graduatoria impongono comunque la massima concentrazione e rispetto dell’avversario che dovranno consentire ai giallorossi di ovviare a fattori ambientali che ci si augura rimangano comunque nei confini del lecito. Avanti tutta Catanzaro!

Giuseppe Mangialavori

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