Altro che convincimenti negativi all’obbligatorietà del ricorso alla conciliazione- dice Giovanni Pecoraro -presidente dell’Associazione Nazionale per l’Arbitrato e la Conciliazione (A.N.P.A.R.), molti di questi pensatori, tutti d’accordo, fino a pochi mesi fa sull’istituto della mediazione civile quale mezzo di deflazione del carico giudiziario, oggi pur di difendere “la casta” dicono cose inesatte e
non ponderate.
I fatti dicono al contrario lo schema del decreto legislativo n. 150 approvato dal Governo il 28 ottobre 2009 e che sta per diventare legge a giorni non può far che bene alla giustizia, ai cittadini, alle istituzioni. E’ evidente la disattenzione di questi signori alla lettura di quanto pubblicato da Unioncamere e dagli enti pubblici e privati preposti a risolvere controversie attraverso la conciliazione, Infatti, se, avessero letto o ascoltato quanto scritto e detto durante la celebrazione della “settimana sulla conciliazione”,
tenutasi alla fine dell’anno presso tutte le Camere di Commercio, avrebbero capito che nelle materie dove già vige l’esperimento del tentativo obbligatorio alla conciliazione (telefonia, sub-forniture, tinto-lavanderia, agenzie turistiche, ecc) circa il 40% dei cittadini che prima erano costretti a ricorrere a giudizi ordinari intasando i tribunali hanno conciliato. Questi sono i fatti che il Ministro Angelino Alfano tiene in considerazione, il resto sono solo sterili protezioni classiste. Ecco perchè – afferma Pecoraro, il Ministro
Alfano dovrebbe ampliare la sfera dell’obbligatorietà ad altre materie, e guardare agli interessi dei cittadini, che non ne possono più di questa lentezza della giustizia, piuttosto che tener conto di chi ha solo interessi protezionistici personali. Perchè non dire ad esempio che la commissione Giustizia e quella delle attività produttive della Camera dei Deputati hanno espresso parere favorevole sull’obbligatorietà?
La sola obbligatorietà infatti, non serve a deflettere i procedimenti pendenti e quelli da venire – dice ancora
Pecoraro – ecco perchè il ministro Alfano vi ha aggiunto come ulteriori convenienze l’esonero da costi di giustizia, la soccombenza alle spese per chi fa fallire la conciliazione, l’esecutività del verbale di conciliazione e il termine perentorio dei quattro mesi.
Cinque punti essenziali e di deterrenza per chi fino ad oggi ha usato i tempi lunghi della giustizia per rendere il Paese non competitivo con altri stati Europei. Secondo dati raccolti dall’A.N.P.A.R su un campione di mille cittadini il 90% ritiene che il ministro Alfano e il Governo, debbano dare attuazione al più presto allo schema del Decreto Legislativo n. 150 – liquidato dalle commissioni, solo con “osservazioni” – aggiungendo altre materie a quelle per le quali vige già l’esperimento del tentativo obbligatorio di conciliazione e se, del caso abolendo la norma transitoria dei 18 mesi di cui all’articolo 24 inserita nello schema del D. Leg. già approvato dal Governo, unico neo alla mediazione civile.
non ponderate.
I fatti dicono al contrario lo schema del decreto legislativo n. 150 approvato dal Governo il 28 ottobre 2009 e che sta per diventare legge a giorni non può far che bene alla giustizia, ai cittadini, alle istituzioni. E’ evidente la disattenzione di questi signori alla lettura di quanto pubblicato da Unioncamere e dagli enti pubblici e privati preposti a risolvere controversie attraverso la conciliazione, Infatti, se, avessero letto o ascoltato quanto scritto e detto durante la celebrazione della “settimana sulla conciliazione”,
tenutasi alla fine dell’anno presso tutte le Camere di Commercio, avrebbero capito che nelle materie dove già vige l’esperimento del tentativo obbligatorio alla conciliazione (telefonia, sub-forniture, tinto-lavanderia, agenzie turistiche, ecc) circa il 40% dei cittadini che prima erano costretti a ricorrere a giudizi ordinari intasando i tribunali hanno conciliato. Questi sono i fatti che il Ministro Angelino Alfano tiene in considerazione, il resto sono solo sterili protezioni classiste. Ecco perchè – afferma Pecoraro, il Ministro
Alfano dovrebbe ampliare la sfera dell’obbligatorietà ad altre materie, e guardare agli interessi dei cittadini, che non ne possono più di questa lentezza della giustizia, piuttosto che tener conto di chi ha solo interessi protezionistici personali. Perchè non dire ad esempio che la commissione Giustizia e quella delle attività produttive della Camera dei Deputati hanno espresso parere favorevole sull’obbligatorietà?
La sola obbligatorietà infatti, non serve a deflettere i procedimenti pendenti e quelli da venire – dice ancora
Pecoraro – ecco perchè il ministro Alfano vi ha aggiunto come ulteriori convenienze l’esonero da costi di giustizia, la soccombenza alle spese per chi fa fallire la conciliazione, l’esecutività del verbale di conciliazione e il termine perentorio dei quattro mesi.
Cinque punti essenziali e di deterrenza per chi fino ad oggi ha usato i tempi lunghi della giustizia per rendere il Paese non competitivo con altri stati Europei. Secondo dati raccolti dall’A.N.P.A.R su un campione di mille cittadini il 90% ritiene che il ministro Alfano e il Governo, debbano dare attuazione al più presto allo schema del Decreto Legislativo n. 150 – liquidato dalle commissioni, solo con “osservazioni” – aggiungendo altre materie a quelle per le quali vige già l’esperimento del tentativo obbligatorio di conciliazione e se, del caso abolendo la norma transitoria dei 18 mesi di cui all’articolo 24 inserita nello schema del D. Leg. già approvato dal Governo, unico neo alla mediazione civile.
Ufficio stampa giornalista
A. Bove