Cinque anni di reclusione è la condanna chiesta dal pubblico ministero di Catanzaro per Sandro Talarico, ambulante catanzarese di 41 anni, imputato assieme a suo fratello, Roberto (35), per il tentato omicidio aggravato (nonché per altri reati quali il porto ingiustificato di coltello e le minacce) del 55enne Fioravante Tolomeo, anche lui venditore ambulante, accoltellato nel pieno centro del capoluogo calabrese nel giugno del 2013 perché aveva denunciato Salvatore Talarico, 49 anni, terzo fratello degli imputati, multato poche ore prima.
Il pm, Paolo Petrolo, ha concluso la requisitoria chiedendo ai giudici del collegio catanzarese di riconoscere la colpevolezza di Sandro Talarico e di condannarlo.
Medesima richiesta anche da parte dell’avvocato Arnaldo Celia, difensore di parte civile, che ha chiesto il risarcimento del danno subito da Fioravante Tolomeo.
Richieste opposte, invece, quelle espresse dai difensori dell’imputato, Antonio Lomonaco e Saverio Loiero, al termine delle rispettive arringhe. I giudici hanno infine rinviato all’udienza del 9 aprile per eventuali repliche e la sentenza. Quella ai danni della vittima, secondo la pubblica accusa e secondo quanto scrisse anche il giudice per le indagini preliminari di Catanzaro che all’epoca dei fatti convalidò i fermi dei fratelli Talarico e dispose per loro la custodia in carcere (Sandro adesso è comunque libero), sarebbe stata “una spedizione premeditata, attentamente pianificata e che, vigliaccamente, è stata consumata con l’uso di un coltello ai danni di una persona inerme che, sotto lo sguardo impotente e atterrito di vari passanti, si è trovata improvvisamente risucchiata in un vortice di inaudita violenza da parte di soggetti evidentemente in preda ai più biechi e riprovevoli istinti”.
Il giorno del tentato omicidio il terzo dei fratelli, Salvatore Talarico, era stato arrestato per lesioni e resistenza aggravata a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato a causa di una sfuriata fatta presso il Comando dei vigili urbani dopo essere stato multato, e nel corso del successivo giudizio per direttissima aveva patteggiato sei mesi di reclusione.
I suoi fratelli, Roberto e Sandro, invece, avrebbero attuato una spedizione punitiva contro Fioravante colpevole, secondo loro, di aver segnalato Salvatore Talarico alla Guardia di finanza perché fosse sottoposto a controllo, e furono raggiunti solo in seguito dal provvedimento di fermo emesso dal sostituto procuratore Gerardo Dominijanni, sulla base delle indagini degli uomini della Squadra mobile di Catanzaro.
Il gip, Abigail Mellace, li mandò poi in carcere, come richiesto dal pubblico ministero, riconoscendo la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza “in ordine a un’allarmante e violenta aggressione, posta in essere con l’ausilio di un coltello, ai danni della persona offesa, ripetutamente e selvaggiamente colpita in parti vitali del corpo, quali la testa ed il fianco sinistro”, nonché la contestata premeditazione, per i “reiterati atti, lucidamente pianificati e diretti in modo non equivoco ad attentare alla vita della vittima”.
Determinante, per il giudice, fu anzitutto il riconoscimento degli indagati effettuato dalla persona offesa, la cui versione risultò perfettamente attendibile e confermata, oltre tutto, dal vigile urbano giunto sul posto per puro caso, nonché da altri due testimoni oculari. Nel corso del procedimento, poi, Roberto Talarico ha scelto la via del giudizio abbreviato che si è concluso per lui con una condanna – così scontata di un terzo – a 4 anni e 4 mesi di reclusione.