Ogni anno in Europa una superficie equivalente a un’area più estesa di Berlino cede il passo all’espansione urbana e a infrastrutture di trasporto. Una tendenza insostenibile che rischia di compromettere la disponibilità di terreni fertili e riserve idriche per le generazioni future. L’impermeabilizzazione si verifica quando il suolo è coperto da materiali impermeabili come l’asfalto o il cemento. Tra il 1990 e il 2000 nell’Ue sono stati cementificati almeno 275 ettari di terreno al giorno, per un equivalente di 1.000 km² all’anno. La metà di questa superficie è impermeabilizzata in via definitiva da edifici, strade e parcheggi. Per questo, un nuovo studio della Commissione, pubblicato oggi, raccomanda un triplice approccio che mira a limitare l’espansione dell’impermeabilizzazione del suolo, ad attenuarne gli effetti e a compensare perdite sostanziali di suolo intervenendo in altre aree. “Il suolo è una risorsa indispensabile per diversi servizi ecosistemici da cui dipendono tutte le forme di vita sul nostro pianeta – ha sottolineato Janez Potocnik, commissario Ue per l’ambiente -. Non possiamo permetterci di continuare a sacrificarne vaste porzioni a vantaggio della cementificazione. Nessuno ci chiede di frenare lo sviluppo economico o l’ottimizzazione delle nostre infrastrutture, ma abbiamo bisogno di un approccio più sostenibile in materia”.
Sono diverse regioni europee colpite da una crescente impermeabilizzazione del suolo, tra cui la metà delle regioni olandesi, otto province italiane (Vercelli, Lodi, Verona, Piacenza, Parma, Campobasso, Matera, Catanzaro), tre dipartimenti francesi (Vendée, Tarn-et-Garonne, Corrèze) la regione di Poznan in Polonia, la Stiria occidentale in Austria, la regione di Põhja-Eesti in Estonia e la regione di Jugovzhodna in Slovenia. Secondo lo studio della Commissione negli ultimi anni si è registrato comunque un rallentamento della crescita dell’impermeabilizzazione a 252 ettari al giorno, ma lo sfruttamento del terreno prosegue a ritmi preoccupanti. Tra il 2000 e il 2006 nell’Ue l’aumento medio di aree trasformate è stato pari al 3 per cento, con picchi del 14 per cento in Irlanda e Cipro e del 15 per cento in Spagna. Lo studio di Bruxelles propone, in particolare, una soluzione articolata su tre livelli: limitare l’espansione dell’impermeabilizzazione del suolo ottimizzando la pianificazione territoriale o ridefinendo i sussidi che incentivano indirettamente l’impermeabilizzazione; attenuarne le conseguenze laddove l’impermeabilizzazione non può più essere evitata, ad esempio sostituendo l’asfalto o il cemento con superfici permeabili e costruendo “tetti verdi”; compensare le perdite attuando misure di recupero in altre aree, che possono concretizzarsi sotto forma di corrispettivi economici, come nella Repubblica ceca e in Slovacchia, oppure con una riqualificazione di terreni già impermeabilizzati.
Le conclusioni dello studio confluiranno in un documento tecnico della Commissione sull’impermeabilizzazione del suolo, in fase di realizzazione con il supporto di esperti nazionali. Il documento, che dovrebbe essere ultimato a inizio 2012, offrirà orientamenti alle autorità nazionali, regionali e locali in materia di migliori pratiche nell’arginamento del fenomeno dell’impermeabilizzazione e nel ridimensionamento dei suoi effetti. Al fine di proteggere i suoli europei, già nel 2006 la Commissione, con il sostegno del Parlamento europeo, aveva presentato una proposta di direttiva per l’istituzione di un quadro per la protezione del suolo. Tuttavia a causa dell’opposizione di alcuni Stati membri la proposta al momento è bloccata in Consiglio.
(Il Velino)