L’associazione culturale Al.Po.Cat. comunica di aver consegnato nella giornata di Lunedì 24 Giugno, presso il comune di Catanzaro, la documentazione relativa le firme raccolte tra il centro storico di Catanzaro e il lungomare di Catanzaro Lido contro il progetto Safe City.
Circa mille firme sono state raccolte durante i fine settimana di Aprile e Maggio e hanno visto una buona partecipazione da parte della cittadinanza catanzarese, tra di essa molte le persone che non erano a conoscenza del progetto e che hanno avuto modo di informarsi, grazie al gazebo allestito per l’occasione, tutti gli aspetti legati alla vicenda.
Quest’ultimo particolare è da tenere in considerazione poiché denuncia la poca trasparenza da parte del Comune di Catanzaro nell’informare i cittadini su una tematica così importante, e solo grazie alle varie associazioni che si sono mosse negli ultimi mesi, i catanzaresi hanno avuto la possibilità di venire a conoscenza del progetto Safe City, indipendentemente dall’idea che ognuno possa essersi fatto in merito.
Assieme alla raccolta firme è stata consegnato un documento scritto con il quale si chiede al comune di Catanzaro di non ricorrere al PON regionale in materia di sicurezza e sospendere il suddetto progetto con delibera di Giunta n.57 dell’otto Marzo 2013.
Tale richiesta alla luce delle seguenti considerazioni:
- Safe City appare assolutamente non conforme alla città di Catanzaro, la quale non si configura come un capoluogo ad alto tasso di crimine, tanto da necessitare una vera e propria militarizzazione cittadina, con tanto di telecamere disseminate lungo tutto il tessuto urbano;
- La presenza di tale tecnologia militare di videosorveglianza rappresenta un pericoloso attentato alla privacy dei catanzaresi;
- Il Comune di Catanzaro ha affidato direttamente e senza alcun appalto alla società israeliana Bunker Sec, per oltre 23 milioni di Euro, il servizio militare di videosorveglianza;
- Nonostante il generoso finanziamento da parte dalla Comunità Europea per l’avvio di tale progetto, lo stesso comporterà comunque ai cittadini Catanzaresi una spesa da destinarsi alla manutenzione futura del sistema di videosorveglianza;
Al.Po.Cat. ci tiene a sottolineare che ha fortemente a cuore la sicurezza della propria città e dei suoi abitanti, ma parallelamente sospetta che Safe City possa essere una nuova trovata per accedere a fondi pubblici e sfruttarne i relativi guadagni, sacrificando la privacy dei cittadini Catanzaresi e sfruttando ancora una volta la città di Catanzaro che tutto d’un tratto si trova ad apparire come tra le città più pericolose e invivibili d’Europa.
Altra considerazione: visto l’impellente bisogno di piazzare delle telecamere su tutto il territorio cittadino, perché non cominciare a far funzionare quelle già esistenti su Corso Mazzini il cui montaggio in passato era legato alla creazione della famosa zona a traffico limitato? Un altro mistero in salsa calabro/catanzarese di cui i cittadini non hanno delle informazioni chiare. Potrebbe essere un primo passo per cominciare a combattere la microcriminalità in maniera più “semplice” e senza andare a impelagarsi con il montaggio di 900 telecamere (!!!).
Polemiche a parte, l’associazione culturale Al.Po.Cat., applicando uno strumento di petizione popolare come la raccolta firme, crede fortemente di farsi portavoce di tutte quelle persone che con le loro firme hanno espresso tutto il loro dissenso nei confronti del Safe City e chiede al comune di Catanzaro di tenere in grande considerazione il volere e il parere di tali cittadini oltre, naturalmente, tutti coloro che hanno deciso di far sentire la propria voce anche tramite iniziative organizzate in parallelo a quella di Al.Po.Cat.