Lo screening aveva lo scopo di pesare le conseguenze del lavoro svolto nell’arco di un quinquennio, coglierne gli aspetti positivi ma anche comprendere eventuali carenze. Le risultanze dello screening furono più che lusinghiere, sia in termini di risposte (il 32% contro una media del 12% registrata in iniziative analoghe), sia in termini di autovalutazione della bontà dei effetti clinici conseguiti e dunque delle cure ricevute (98,2% di segno positivo contro un 1,8% negativo).
E’ anche per questa ragione che il S. Anna Hospital ha deciso di continuare l’indagine, estendendola a ulteriori 6133 pazienti sottoposti a cura tra il secondo semestre del 2006 e il primo del 2008.
<< Gli obbiettivi di questa seconda indagine sui pazienti – afferma il Dg del S. Anna, Giuseppe Failla – sono sostanzialmente i medesimi. Diamo continuità all’attività di screening ma in più, oggi sappiamo che questo genere di analisi offre al nostro lavoro quotidiano indicazioni e determina su di esso conseguenze anche maggiori di quanto si era preventivato all’ìnizio.
In primo luogo – aggiunge Failla – l’aver predisposto un elenco di malati così ampio per numero di persone e arco di tempo considerato, ci ha consentito di portare alla luce le dinamiche di affluenza al S. Anna. Le cifre, in valore assoluto e percentuale, ci dicono che l’ospedale ha ormai una sua consolidata dimensione regionale. Dividendo per aree geografiche i 6133 pazienti, infatti, basta guardare ai 1781 che
In più – continua il Dg – non vanno sottovalutati gli imput legati all’organizzazione complessiva della cura. La cardiochirurgia, infatti, si può fare efficacemente solo se è affiancata alle altre attività cliniche, in un rapporto di sinergia e condivisione, in cui gli scambi siano continui e ogni segmento, pur autonomo, sia e resti però parte integrante di un tutto inscindibile. Le indicazioni emerse dal primo screening ci hanno confermato infatti la necessità di affrontare le cardiopatie a tutto tondo ed è anche per questo che abbiamo istituito la cosiddetta FAUnit, il progetto partito quest’anno e che vede attualmente impegnati all’interno del S. Anna cardiologi, cardiochirurghi, elettrofisiologi, cardio-anestesisti. Uno specifico gruppo di operatori fortemente integrato, che si occupa di istituire il percorso diagnostico e terapeutico su misura per i pazienti e di intervenire, in ragione delle diverse esigenze cliniche, o attraverso la tradizionale tecnica cardiochirurgica a cuore aperto, o attraverso la tecnica transcatetere, oppure ancora attraverso la toracoscopia, una tecnica mini invasiva che pochissimi ospedali sono in grado di adottare. Non avremmo potuto farlo se la cardiochirurgia non avesse avuto accanto una emodinamica di pari livello, così come l’elettrofisiologia, la cardio anestesia e la terapia intensiva.