Un’indagine di Altroconsumo promuove l’acqua di 35 capoluoghi
La migliore a L’Aquila e Aosta, maglia nera a Genova e Catanzaro
Acqua potabile, buona e sicura
ma gli italiani comprano ‘minerale’
Il consumo delle bottiglie nuoce all’ambiente e al portafoglio
di FEDERICA FORTE
ROMA – Non gode della fiducia degli italiani, ma sulla qualità dell’acqua di rubinetto non c’è dubbio: è sicura, limpida, batteriologicamente pura, buona per la salute e accettabile al gusto. Perfetta? Ancora no, ma si può migliorare. Lo sostiene un’indagine di Altroconsumo, associazione di consumatori che periodicamente verifica lo stato di salute dell’acqua potabile sul territorio nazionale.
Un quadro confortante, con due sole eccezioni negative – Genova e Catanzaro – tra le 35 città nelle quali sono stati prelevati e poi analizzati 43 campioni di acqua, provenienti dalle fontanelle pubbliche (della cui qualità sono direttamente responsabili gli acquedotti) nelle piazze della penisola, da Nord a Sud. L’acqua migliore, quella più cristallina, è negli acquedotti di Cagliari, L’Aquila, Pavia, Bergamo; buone anche le prove di Roma e Milano, che fa passi avanti. Tutti i campioni, comunque, dovevano rientrare nelle soglie di valore fissate dalla legge per limitare la concentrazione di sostanze indesiderate come metalli, solventi (spesso di origine industriale, molto frequenti nelle falde italiane) e inquinanti, come i trattamenti di disinfestazione.
E i risultati promuovono l’acqua pubblica, che, anzi, ha un vantaggio in più: “E’ più garantita e controllata, oltre che sicura e salubre”, spiega Claudia Chiozzotto, curatrice dell’indagine. Eppure solo l’1% dei consumi totali di acqua pubblica corrisponde all’uso alimentare.
Perché gli italiani preferiscono dissetarsi al supermercato, comprando l’acqua imbottigliata? “E’ vero, siamo i più grandi consumatori d’Europa di acqua in bottiglia”, dice Chiozzotto, “Un’abitudine che costa caro, sia al portafoglio che all’ambiente, con oltre 200mila tonnellate di plastica prodotta per imbottigliare circa 11 miliardi di litri d’acqua”. Sedotti probabilmente dai messaggi della pubblicità , che attribuiscono all’acqua proprietà “terapeutiche” difficili da dimostrare, ma che fanno la differenza al momento dell’acquisto, in particolare sul prezzo finale. Per un giro d’affari di milioni di euro.
“Snobbare l’acqua di rubinetto a favore delle minerali è una scelta poco ragionevole, a meno che non si abbia la passione per le frizzanti”, afferma Chiozzotto. Che si dice convinta della necessità di educare il consumatore a bere l’acqua pubblica, perché, dice “è solo una questione di gusto: molti non sanno che bisogna solo lasciar ‘riposare’ l’acqua per alcuni minuti, e il sapore si ‘assesta’, diventando gradevole”.
Un consiglio di cui fare tesoro, insieme a un’altra importante considerazione: “Comunemente si crede che l’acqua con elevate quantità di calcio e magnesio, di alta durezza, abbia un effetto negativo sulla salute: i più pensano immediatamente che possa favorire la calcolosi. In realtà – e studi scientifici lo dimostrano – la durezza dell’acqua protegge da malattie cardiovascolari”. E proprio la bassa durezza è stata la caratteristica che ha fatto guadagnare la maglia nera alla città di Catanzaro: le acque più leggere, infatti, possono portare in sospensione i metalli, e la città calabrese è stata bocciata proprio per l’elevata presenza di nichel e alluminio.
“Invitiamo i consumatori a preferire l’acqua che arriva direttamente nelle loro case”, afferma Chiozzotto. “Nel frattempo, confidiamo nell’ulteriore miglioramento della qualità , soprattutto sul fronte delle caratteristiche organolettiche e delle infrastrutture: una possibilità che potrebbe derivare dall’entrata delle società private nella gestione dell’acqua. E un aumento delle tariffe è molto più che probabile”.