1563 – Atto pontificio con il quale si conferma ad un cittadino di Catanzaro (certo Marco Antonio Mainardo) l’enfiteusi (diritto di godere un fondo altrui dietro corresponsione di un canone in denaro/natura) di alcune case, saline, orti e gelseti contigui all’area “muris portae praticae”. La città si caratterizza per avere un certo numero di “Porte” che costituiscono i punti più sicuri dagli assalti al territorio: “Porta di Pratica”, perché molto frequentata dai cittadini, una della più sicure della città per essere incassata in uno sperone di roccia; “Porta Marina o Granara”, così chiamata perché passa il grano, ha sul portale un affresco realizzato da un artista locale, tale Paladino, raffigurante al centro la Madonna Immacolata con a fianco San Rocco e San Vitaliano (sarà demolita nel 1936); “Porta Tufolo”, per il centurione Tubolo che ne era a guardia; “Porta di Stratò ”, dal greco “falso”, essendo ubicata in un luogo occulto; “Porta di Sant’Agostino”, per la vicinanza dell’omonimo monastero; “Porta Castellana, poi di S. Giovanni”, per la vicinanza del castello e dell’omonima chiesa.
Tratto da: La storia di Catanzaro in … 365 giorni da ricordare di Claudio RUGA e Renato CAROLEO