Abramo e Scalzo parlano di sanità

L’ex Sindaco ringrazia per Fondazione Campanella, l’opposizione parla invece del ridimensionamento delle strutture del capoluogo

“Il riconoscimento della Fondazione Tommaso Campanella quale istituto di ricerca e cura a carattere scientifico di diritto privato rappresenta una vittoria della città di Catanzaro, non solo perché consente di salvaguardare il futuro dei dipendenti, ma soprattutto perché assicura al Capoluogo una struttura di altissima qualità nell’assistenza e nella ricerca oncologica. Si tratta di un tassello fondamentale nella mia visione di Catanzaro quale città della buona sanità e della ricerca medico-scientifica. Anche con questa vicenda, si dimostra che tutte le questioni che riguardano Catanzaro possono essere risolte. Oggi sono molto più fiducioso sul futuro della nostra Città”.

Lo ha dichiarato Sergio Abramo, commentando la decisione dei Consiglio regionale di approvare la proposta di legge che di fatto “salva” la Fondazione Campanella.

“Sento di dovere ringraziare, per il loro impegno, il presidente Scopelliti, il presidente Talarico, i consiglieri regionali di tutti i gruppi consiliari e in particolare il presidente della commissione sanità Nazareno Salerno.

Un ringraziamento, per la loro preziosa opera, anche al rettore prof.  Quattrone, al presidente della Fondazione Falzea, al direttore generale dott. Esposito che hanno sempre creduto nella funzione che una struttura d’eccellenza come la Campanella può svolgere. “

 


 

 

C’è molta preoccupazione in città per le strutture sanitarie interessate dal decreto 136/2011 che sarà operativo, stante al testo, dal primo gennaio del 2013. Un decreto, come più volte ribadito nell’ultimo anno, che razionalizza (o “irrazionalizza”) i posti letto nelle strutture pubbliche catanzaresi, portando ad un taglio da 810 a 736 posto letto, con il Pugliese, che passerebbe da 547 posti a 451 e la A.O.U. Mater Domini da 111 a 285, comprendono le degenze della Fondazione Campanella non a carattere Oncologico. Il “Pugliese” vedrà diminuire i posti letto di Rianimazione, Neurologia, Ortopedia, Ostetricia e Ginecologia, Urologia e cancellati completamente i reparti di Dermatologia, Medicina d’Urgenza, Emodialisi, Gastroentereologia, Medicina Nucleare e Pneumologia; l’A.O.U. Mater Domini dovrebbe abbandonare le “vecchie” unità operative a vantaggio dei Dipartimenti multidisciplinari, con lo strano caso della Cardiochirurgia pubblica del Mater Domini, che, come recita l’allegato al decreto, perderebbe tutti i posti letto con l’annotazione “Con sede nell’Hub di Reggio Calabria (D.Lgs. 517/99)”. Provvedimenti più volte contestati che minano i livelli essenziali di assistenza in città. Lo stesso decreto parla dell’A.O.U. Mater Domini come presidio “soprattutto dei malati cronici”, senza un pronto soccorso e quasi del tutto privo dell’emergenze. Ciò significa che il Pugliese Ciaccio, con una Rianimazione decurtata e con la Medicina d’Urgenza cancellata, a vantaggio quindi di un Policlinico che non accetterà le emergenze, dovrà caricarsi, con l’unico pronto soccorso cittadino, tutte, o quasi, le emergenze, col rischio di accogliere i malati in corsia sulle barelle o addirittura respingerli.  
 Dalla pubblicazione del decreto 136/2011 ad oggi non c’è mai stato alcun chiarimento da parte del commissario ad acta alla sanità Scopelliti, dei sui adepti e fidali sostenitori, né da parte degli esponenti catanzaresi in Regione sempre poco protagonisti della politica regionale e sempre più comprimari nella gestione della cosa pubblica, spesso a svantaggio delle sorti del capoluogo di Regione guadagnando a più riprese gli appellativi di yes man scopellitiani.
 In virtù di questo ci chiediamo come mai la vecchia maggioranza in Consiglio Comunale e lo stesso ex sindaco Abramo non abbiano mai realmente voluto affrontare un consiglio comunale ad hoc sui temi della sanità. Forse troppo preoccupati ed imbarazzati nel dover ammettere le nefandezze dei colleghi rappresentanti in Regione (alcuni dei quali seduti sui banchi di Palazzo De Nobili). È arrivato il momento di responsabilità politica ed istituzionale, senza false promesse. Il 136/2011 potrebbe rivelarsi un duro colpo per la sanità pubblica cittadina, una mannaia pesantissima. 
 Il policlinico universitario di Germaneto è il policlinico della Calabria intera. L’amministrazione Regionale non la pensa allo stesso modo, perché di fatto considera la struttura di Germaneto come un presidio ospedaliero appannaggio della sola città di Catanzaro. Crediamo invece che il Policlinico Universitario, in quanto unico presidio ospedaliero universitario in Calabria, non debba sottrarre posti letto al solo “Pugliese-Ciaccio”, ma commisurarsi con tutte le strutture presenti in Calabria per singola specialità. 
Chiediamo, prima che sia troppo tardi, una seria rivisitazione del decreto 136/2011 coinvolgendo tutti gli attori coinvolti nella vicenda ed aprendo a tutte le rappresentanze istituzionali ai vari livelli.

Autore

Salvatore Ferragina

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