Era una di quelle giornate in cui avevi tutto da perdere. Perché una vittoria contro una squadretta penultima in campionato, in piena crisi e contestata dai tifosi non avrebbe fatto notizia. Perché era oggettivamente una partita inutile, di una Coppa inutile, in cui rischiavi solo di sprecare energie e di incassare infortuni. Era una di quelle giornate in cui avevi tutto da perdere e il Catanzaro ci è riuscito benissimo, andando anche al di là delle peggiori aspettative. Il Catanzaro ha perso la partita, ha perso il derby contro il Cosenza, è uscito dalla Coppa. Il Catanzaro ha perso soprattutto la faccia. In campo e fuori. Società, allenatore, calciatori e tifosi.
Gli sforzi sostenuti dal presidente Cosentino per ricostruire l’immagine e la squadra giallorossa dopo anni di melma semi-dilettantistica sono minati stasera da una sconfitta tecnicamente insignificante, ma comunque bruciante per come è arrivata e per tutto il pandemonio che si è creato dentro e fuori dal “Ceravolo”. Dopo anni di schiene piegate ai peggiori dirigenti cittadini e alle squattrinate società nate già fallite, stasera la rabbia di qualche esagitato si è scagliata contro il presidente Cosentino e il DS Ortoli all’uscita dallo stadio, dopo che all’interno del “Ceravolo”, soprattutto nel secondo tempo, la curva aveva contestato Moriero per la scelta di affrontare il derby con una banda di ragazzini e qualche calciatore della prima squadra, alcuni dei quali in pessime condizioni atletiche.
Abbiamo perso tutti. In primis Moriero con la sua lista di convocati poco oculata. Sarebbe bastato un minimo di attenzione in più: non si chiedeva la vittoria ad ogni costo, né il sacrificio di tanti titolari che hanno faticato in queste settimane per rimediare a una serie di infortuni molto lunga. Si chiedeva però il rispetto per un impegno ufficiale, per l’avversario e per il pubblico che paga il biglietto per assistere a una partita di calcio.
Ha perso la squadra, sul campo. Un 3-1 netto, senza attenuanti, che poteva diventare anche più ampio nell’ultima parte del match, quando il Cosenza dilagava in contropiede, i giallorossi si accasciavano a terra in preda ai crampi, Martignago e Pacciardi si facevano cacciare dal campo. Una plastica dimostrazione di scarsa qualità e di una condizione atletica davvero preoccupante dei rincalzi. Della più volte sbandierata “rosa da 24 giocatori” oggi non c’è traccia.
Ha perso la società, poco attenta agli umori di una piazza che dieci giorni fa aveva gremito il settore ospiti del “San Vito”, dimostrando con i fatti l’importanza di un derby contro il Cosenza. Solo dieci giorni fa Cosentino e Pecora raccoglievano l’abbraccio di un’intera città sotto la curva nord a Cosenza. Oggi, dopo la sconfitta e un’ora di attesa in sala stampa, arriva Ortoli a raccontarci che il Catanzaro è solo. Questa squadra e questa società non sono sole. Hanno i tifosi e dovrebbero coccolarli, invogliandoli a tornare al “Ceravolo” e non allontanandoli con prezzi, come quelli di oggi, fuori da ogni logica commerciale.
Il Catanzaro è solo da altri punti di vista. Quelli più volte denunciati da UsCatanzaro.net e dallo stesso presidente. Ma non è una novità. E una dichiarazione del genere dopo una sconfitta ha sempre il sapore amaro dell’alibi. Sicuramente la società giallorossa non ha l’appoggio dell’imprenditoria locale. E mai ce l’avrà. Così come non avrà mai l’appoggio delle istituzioni che magari presenziano in tribuna centrale ma dimenticano che di fronte ci sono i Distinti a marcire. Che siedono a due passi da Cosentino e ridacchiano degli insulti che pochi cretini riservano quasi tutte le domeniche al presidente. Magari sono gli stessi che sceglievano allenatori e giocatori con altre proprietà.
Pseudo-tifosi che aspettano i momenti di difficoltà per uscire allo scoperto e mischiarsi alla rabbia degli altri. La rabbia di quei tifosi veri che magari hanno preso un giorno di permesso al lavoro o hanno fatto chilometri dalla provincia per assistere a una sconfitta storica per il Catanzaro, 64 anni dopo l’ultima. Ma che, da domani, sono pronti a stringersi intorno alla squadra. Per ripartire. Per questo oggi hanno perso anche i tifosi. Non tanto o non solo quelli che hanno insultato Moriero dalla curva, ritirando gli striscioni e uscendo dallo stadio in segno di protesta. Ma quei pochi che tentano in tutti i modi di rompere il giocattolo che Cosentino faticosamente ha costruito. Quelli che assediano il presidente in tribuna mentre guarda le partite con la sua famiglia. Quelli che insultano i calciatori giallorossi in campo o seduti in tribuna. Quelli che corrono dietro alla macchina del patron giallorosso all’uscita dallo stadio.
Dopo aver ignorato per anni le vergognose proprietà che hanno portato il Catanzaro nell’inferno del semi-dilettantismo, la piazza giallorossa oggi ha compiuto il capolavoro massimo: contestare un allenatore e una società che si trovano al terzo posto in classifica a un punto dalla vetta. Per fortuna tra tre giorni si torna in campo a Lamezia per una partita molto più importante. Perché l’obiettivo, come ha ribadito lo stesso Ortoli oggi, è quello di vincere il campionato. E in questa sfida il Catanzaro non sarà solo. Mai.