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La lezione del Sora per un Catanzaro da missione possibile

L’editoriale di Francesco Ceniti

Eccoci qua a dividerci tra sentimenti di sconforto e guizzi d’ottimismo. Il pareggio di domenica scorsa non è propriamente il risultato auspicato dal popolo giallorosso. Eppure in questa fase servirebbe soprattutto respirare per ritrovare lucidità in vista del ritorno. Non sarà facile, ma tutto il campionato del Catanzaro è stato in salita. Certo, il girone di ritorno ha dimostrato la bontà del telaio calabrese, anche per via di alcune “pezzi” ripescati in officina (leggi Toledo e il Ferrigno ritrovato). Anzi, forse Alfieri e compagni hanno esagerato nella rimonta, finendo per incutere paura agli avversari. Prendete il caso dell’Acireale: i siciliani sono arrivati ai play off con il fiatone grosso e tra le quattro squadre in lizza è considerata l’anello debole. Un pensiero condiviso anche dall’allenatore del Brindisi (Giorgini) che è andato al “Tupparello” per giocarsi la partita, infischiandosene del vantaggio acquisito per via del secondo posto. Sappiamo tutti com’è finita: i pugliesi hanno dominato, sfiorando il gol in numerosi occasioni, ma poi sono stati puniti al 91’. Per l’Acireale è un delitto perfetto. Per nostra sfortuna Buffoni è un allenatore all’antica. Nel calcio un piccolo vantaggio va capitalizzato specie se la propria squadra non è in grandissima forma. Detto fatto: al Ceravolo si è rivisto il catenaccio vecchia maniera, tutto organizzazione e contropiede. Per scardinare il bunker occorreva quello che manca da anni al Catanzaro: una prima punta con i contro…
E pensare che questa lacuna si poteva (si doveva) risolvere a gennaio, quando sul mercato investendo un po’ di soldi si portava a casa un signor cannoniere. In ogni caso è inutile perdere tempo a rimpiangere quello che poteva essere. C’è un ritorno da giocare. Noi pensiamo che la Nocerina non cambierà modulo tattico a costo di prendere i fischi dai propri sostenitori. Diciamola tutta, anche il Catanzaro di Cuttone giocò in questo modo nella sfida casalinga con la Puteolana. Inutile aspettarsi varchi. C’è un però: il calcio (specialmente quello di C2) è fatto di episodi. Quindi vivacchiare sperando in un pareggio può essere un’arma a doppio taglio, specie quando si gioca al limite delle proprie possibilità. E sempre per tornare ai play off 2001, anche il Campobasso pagò a caro prezzo questa scelta perdendo con il Sora.
Proprio dai laziali ci arriva una lezione importante: si può benissimo ribaltare il risultato fuori casa a patto di crederci fino in fondo e senza atteggiamenti scriteriati. Tanto per intenderci quelli messi in atto dal Catanzaro di Lavezzini che a Benevento si buttò in avanti fin dai primi minuti beccando due gol in contropiede. La rete del successo può arrivare anche a 5 minuti dalla fine. Anzi, più tardi arriva, più il contraccolpo psicologico è deleterio. Questo non vuol dire che bisogna aspettare un tempo prima di attaccare. Mettere sotto pressione l’avversario senza scoprirsi. Non sarà facile, ma se si vuole centrare la finale bisogna fare qualcosa di più della Nocerina. In primis far girare la palla senza gli inutili lanci lunghi. Insomma, facciamoli muovere i giocatori avversari che non hanno la condizione fisica dei giallorossi (senza dimenticare l’età avanzata di qualche loro uomo) e alla lunga dovrebbero calare. Certo, puoi studiare la migliore tattica di questo mondo, ma poi se non butti la palla in fondo al sacco… Ecco, noi ci aspettiamo un guizzo di Moscelli, un’invenzione di Ferrigno, un calcio piazzato di Alfieri, un’intuizione sotto porta di Falco, una folata decisiva di Toledo. Una di queste ipotesi potrebbe portare al fatidico gol, al di là della tattica usata.
E poi ci permettiamo di incoraggiare Dellisanti: nessuno è perfetto e anche il tecnico tarantino avrà commesso degli errori. Però ha saputo traghettare la squadra ai play off attraversando tempeste notevoli. Non solo, presumiamo (non abbiamo però la certezza) che il Catanzaro sia l’unica squadra tra quelle impegnate nei play off a non avere rincalzi di primo livello. Con tutto il rispetto per Basile, Bertuccelli, Machado e De Sanzo, ma una formazione che ambisce alla promozione dovrebbe avere in serbo almeno qualche alternativa. Così non è. Anche per questo motivo il Catanzaro ha già centrato il suo massimo obiettivo (i play off). Tutto quello che verrà sarà un di più. E’ questo lo spirito giusto con cui tifosi e squadra dovranno vivere la sfida di Nocera. Era lo stesso sentimento che animava le gesta del Sora…

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Redazione

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