Ci piace immaginare il Presidente Pittelli comodamente seduto su una poltrona del suo salotto con un sigaro in bocca ed in mano una copia del quotidiano, CalabriaOra sul quale è apparso oggi questo breve resoconto in chiave ironica della finora breve ma intensa storia del FC Catanzaro, sobbalzare nel leggere di un fiato gli affondi del columnist per poi lasciarsi andare ad un sorriso sornione e rilassato e divertito farsi coccolare dalla sua comoda poltrona sprofondando in essa e facendosi avvolgere da una acre nuvola di fumo prodotto del sigaro che nel frattempo era stato nervosamente portato alla bocca.
Buona lettura.
Tutto iniziò in un caldo pomeriggio di luglio: davanti all’ufficio del Sindaco, ormai quasi giunto al fatidico e solenne momento di affidare le chiavi calcistiche della città ad una simpatica cordata rendese, irrompeva una contro-cordata locale affermando: “Sindaco, eccoci. Siamo arrivati. Siamo i predestinati. A noi il lodo!” Le referenze della cordata erano ottime, e poi il finanziatore principe del Gruppo sembrava essere nientepopodimeno che l’immobiliarista romano dal capello a scivolo Danilo Coppola, il David Copperfield del mattone nostrano. “Ma iddhu esta?” “e allora no!? “. Sembrava che fra una scalata e l’altra il notissimo in questione avesse comprato il catanzaro, per arrivare in tre anni in serie A e avere anche lui, come l’amico Ricucci, l’imitazione a “quelli che il calcio” di Max Giusti (che nei salotti de roma faceva tanto scìcche). Ma in serata, con Chiappetta ormai già allo svincolo di Rogliano e Mirabelli che gli si era addormentato a fianco, il colpo di scena: Coppola non è Coppola, o meglio è Coppola ma non è lui, insomma: Ma che coppola è? Non è Danilo, ma Salvatore. Ma poco importava, era nell’edilizia anche lui, inutile andare tanto per il sottile. E poi quel Coppola, quello delle scalate, non c’era neanche tanto simpatico, mentre questo si era anche sorbito tutta la conferenza stampa di presentazione ad agosto con i cinquanta gradi della sala consiliare del Comune e i microfoni che non funzionavano senza neanche batter ciglio. “Si, è l’azionista di riferimento che fa per noi” abbiamo pensato tutti. Ma ormai per il battagliero Presidente Pittelli il dado era tratto: la città voleva Danilo Coppola, e Danilo Coppola avrebbe avuto. Ad ogni costo. Dopo aver consultato tutti gli elenchi del telefono, il Presidente, (anche per far dispetto a Macalli che nel frattempo se la rideva) acquistò nella sorpresa generale il centrocampista Danilo Coppola. E non era stato facile, visto che per convincerlo l‘aveva dovuto convincere che Battafarano (con cui il povero mediano si era scontrato ai tempi in cui militava nel Nardò) aveva nel frattempo smesso di giocare a pallone (se mai aveva iniziato, aggiungo io). Il gioco era divertente, e Pittelli ci prese gusto: comprò Mauricio Romero per poi girarlo immediatamente alla squadra castigliana del Castellon, infastidito dall’ingente numero di Maurici Romeri in circolazione e spiazzando tutta la stampa locale che già si era scatenata a sfornare titoloni sulla coppia Merito y Romerito, unica al mondo.
Nel frattempo si era presentato in ritiro Evan Cunzi, detto la micropunta, che ignaro del fallimento sportivo dell’Us era passato a Rifreddo a salutare Gianni Improta. Mister Domenicali non se lo fece ripetere due volte e Zac, lo chiuse in ritiro con la scusa che avrebbe rivisto il baronetto a Monopoli, o forse a Marcianise. Nell’atto di far entrare Cunzi, però, due giocatori erano scappati, facendo perdere ogni traccia di sé nella impenetrabile macchia potentina. Il Presidente, a questo punto, minacciò che se Macalli non avesse provveduto alle gabbie salariali il Catanzaro non sarebbe sceso in campo nella successiva trasferta di Gela, ritenendo poco sicuro il trasferimento. Chiarendo oltretutto che nella sua sbandierata volontà di non voler “pagare il nero” non si poteva ravvisare alcuna volontà discriminatoria, facendo finalmente la pace con l’offesissimo Diallo.
Giannantonio Cuomo