Avversario di turno

Bentornato Mastro Zeman!

Il Brescia a caccia della serie A si affida al tecnico boemo appena tornato dopo mesi di esilio

ROMA – Mastro Zeman è
tornato. Otto mesi dopo il miracolo compiuto a Lecce (la cui portata è
diventata visibile solo in questa stagione), Gino Corioni
ha tentato l’ultima carta disperata per riconquistare una tifoseria che
lo contesta ormai da molto tempo. E allora chi meglio dell’allenatore
più amato e più odiato per riportare un minimo di feeling tra la
squadra e una città ancora incantata dagli ultimi colpi di genio di
Roberto Baggio?

LA PORTA DI SERVIZIO – Per l’ennesima volta nella sua lunga carriera
Zeman riparte con grande umiltà. Gli deve
costare una gran fatica ripartire da realtà come Salerno, Avellino o
Brescia dopo aver centrato in passato obiettivi ben più importanti alla
guida di Roma e Lazio. Per la prima volta (a parte una brevissima parentesi a Parma
quasi 20 anni fa) l’allenatore boemo ha
accettato una panchina più a nord della Capitale. L’occasione
è ghiotta perché il Brescia si trova in zona play-off, pronto a
inseguire di nuovo la serie A dopo la dolorosa retrocessione dello scorso anno.

L’ALTRA PRIMA VOLTA – E per la prima volta (a parte la sfortunata
esperienza turca al Fenerbahce) ha ricevuto una
squadra in corsa. Una scelta complicata vista la dottrina integralista
professata da Zeman, santone del gioco offensivo,
degli schemi maniacali, del duro lavoro. I pesanti carichi subito somministrati
ai suoi nuovi “allievi” hanno portato automaticamente ai primi
contrattempi. Scarsa brillantezza nell’esordio perdente a Bari. Il primo
infortunio muscolare subito dal “capoclasse” Di Biagio, uno dei pupilli
costruiti e lanciati dal tecnico. E allora sono iniziati i primi mugugni. Il
ricordo dell’ottimo lavoro svolto dal predecessore Maran
– primo allenatore ad essere esonerato dopo una vittoria per 3-0 –
è ancora vivo nella mente dei tifosi, sempre più lontani dal
“Rigamonti”.

NATURALMENTE 4-3-3 – Zeman è l’unico allenatore del mondo a non
aver mai rinnegato mentalità offensiva e modulo di gioco. Pizzighettone o Juventus di
fronte non importa. Il 4-3-3 non si cambia – e nemmeno gli interpreti – in base
al valore dell’avversario «perché 4-3-3 è modo
migliore per coprire campo». L’unico sorriso dall’inizio
della sua avventura a Brescia è stato l’aver constatato che Maran adottava il suo stesso schema di gioco. Finiscono qui
però le analogie. Le continue triangolazioni, le ardite
verticalizzazione, la linea difensiva spesso più vicina al centrocampo
che all’area di rigore. Torna il tecnico rivoluzionario, sempre
più solo in un mondo del calcio che ha cercato più volte di
estrometterlo dal giro che conta. Ma non è riuscito a farlo uscire dal
cuore della gente.

PROMOZIONE A RISCHIO – Il Brescia è stabilmente assestato al quinto
posto della classifica ormai da molto tempo. Sembra mancare qualcosa rispetto
alle corazzate Catania e Atalanta. Ma il materiale
umano è sicuramente di ottimo livello. Il punto debole della squadra
è il portiere. Se ne sono alternati quattro tra i pali dei lombardi
(Viviano, Arcari, Agliardi,
Santoni): nessuno ha dato le giuste garanzie fisiche e tecniche. In questo
momento gioca Arcari, arrivato a gennaio dalla Pro
Patria, protetto da una coppia centrale che unisce le straordinarie
qualità umane e tecniche di Gigi Di Biagio e la forza fisica del
paraguaiano Mareco. Sulle fasce giocano Martinez Vidal, che ha tradito le
promesse degli osservatori, e il giovane Dallamano. A
centrocampo il vecchio ruolo di Di Biagio è
ricoperto da Milanetto che ha il compito di far
girare tutta la squadra. Ai suoi lati garantiscono spinta e copertura
rispettivamente Stankevicius e Piangerelli.
In attacco la punta centrale è Bruno, supportato da Possanzini
e dal gioiellino Del Nero, anch’egli mai
esploso definitivamente. L’altro talento in ballottaggio per un posto in
attacco è Mannini. Il resto della rosa non
offre grandi ricambi a Zeman, da sempre capace,
però, di tirar fuori il meglio dai suoi giocatori.

ASSENZA PESANTE – L’infortunio riportato ieri da Di Biagio
è un grave problema per il Brescia che lo sostituirà con un altro
giovane lanciato in serie A nella scorsa stagione: il gigantesco Davide Zoboli. Inevitabile qualche rischio per il reparto
arretrato che gioca molto alto, che applica sistematicamente il fuorigioco e
che schiererà due centrali molto alti e lenti. Qualche problema
intestinale per Del Nero che dovrebbe recuperare e vincere il ballottaggio con Mannini.

QUEL MERAVIGLIOSO PRIMO POSTO –
Il Brescia è
l’avversario affrontato più volte dal Catanzaro in serie B (ben 18
sfide solo al “Rigamonti”). Le tre
vittorie dei giallo-rossi (oltre ai sei pareggi e ai nove successi dei
lombardi) portano le firme di Rambone, Rizzo e Giorgi (autogol). Ma il ricordo più bello è
il pareggio (1-1) del 1980 nell’unico precedente in serie A. Dopo cinque
giornate di campionato, un gol di Borghi portò il Catanzaro sulla vetta
d’Italia. L’autorete di Sabadini
privò i giallo-rossi del primato solitario e l’infortunio
riportato in quella partita da Palanca pregiudicò il prosieguo della
stagione, conclusa comunque con un onorevole ottavo posto. Tempi lontani,
troppo lontani. E allora godiamoci questo Zeman,
sperando che il suo calcio entusiasmante rimandi di un’altra settimana il
suo ritorno in grande stile.

PROBABILE FORMAZIONE (4-3-3) – Arcari; Martinez Vidal, Zoboli, Mareco, Cortellini; Stankevicius, Milanetto, Piangerelli; Del Nero, Bruno, Possanzini.
All.: Zeman.

Ivan Pugliese

ivan@uscatanzaro.net

Autore

Redazione

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