Nel distretto della Corte d’appello di Catanzaro che ha giurisdizione nelle province di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia, ”si registra sempre presente la pressione della criminalità organizzata con tutte le conseguenze che ne derivano”. Lo ha detto il procuratore generale Domenico Pudia nel corso della cerimonia della inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2006. ”Non vi sono settori della vita economica – ha spiegato il procuratore generale – non vi sono zone del territorio risparmiati dalle intrusioni criminali, come tentativo o come presenza effettiva, che è la regola”. I settori più colpiti sono ”gli appalti pubblici e le attività economiche private, sottoposte – ha sottolineato Pudia – ad estorsione e ad angherie varie”.
Molto spesso, ha aggiunto il procuratore generale, i titolari di attività vengono taglieggiati o addirittura espropriati attraverso il sistema dei prestiti usurari che sono ormai monopolio della criminalità mafiosa. E’ superfluo ricordare – ha aggiunto – (ormai è a conoscenza di tutti) che la stessa gestisce e controlla, anche attraverso le diramazioni regionali, nazionali ed internazioni, una considerevole fetta del mercato mondiale degli stupefacenti e quello totale della Regione”. Pudia, comunque, ha ricordato “i numerosi successi non solo nel periodo in esame, ma anche precedentemente e successivamente delle Forze dell’ordine e della Magistratura”. In varie operazioni ”sono stati rintracciati enormi quantitativi di droghe varie, in prevalenza cocaina. La vigilanza – ha detto il magistrato – è continua, i processi vanno avanti ma l’attività del crimine non può certamente dirsi neutralizzata”. Per Pudia, infatti, ”i successi ottenuti, non hanno fermato, né tanto meno rallentato l’azione delle forze direttamente impegnate, consapevoli del fatto che la guerra potrà essere vinta soltanto combattendo senza quartiere e con il concorso di tutti, comprese le vittime della delinquenza che spesso si chiudono nell’omertà se non della complicità certamente del terrore”. Non ha dubbi il procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro che ”la battaglia contro la criminalità organizzata può e deve essere vinta sopratttutto con interventi della Stato e degli Enti locali, attraverso una politica di riscatto dalle millenarie arretratezze della nostra terra, attraverso una modifica dei rapporti sociali e una utilizzazione equa e trasparente di tutte le risorse economiche e umane, attraverso interventi sul sistema creditizio che allo stato penalizzano le imprese meridionali”. In sostanza, per Pudia, ”il successo passa dalla rimozione di tutte le cause di ordine socio-economico che impediscono progresso e sviluppo creando una situazione negativa che favorisce l’illegalità ”. Gli episodi più allarmanti di criminalità , ha spiegato il procuratore generale, ”sono purtroppo sempre gli stessi: omicidi, estorsioni, rapine, usura, narcotraffico, reati sessuali e reati connessi all’immigrazione clandestina, che sono il fatto nuovo emerso di recente, truffe e gli immancabili furti, reati tutti spesso connessi ad attività di soggetti integrati nelle associazioni criminali”.
Ma quello che preoccupa e allarma il procuratore generale è il ”progressivo aumento degli atti di intimidazione anche gravi nei confronti di pubblici funzionari ed amministratori che negli ultimi tempi, anche recentissimi, si verificano con cadenza quotidiana”. E rispetto a questi fenomeni criminali per il procuratore generale ”è necessario tenere la guardia molto alta rispetto ad atti criminali che presentano un elevato grado di pericolo per le istituzioni democratiche perché diffondono senso di sfiducia e di insicurezza”.
Anche lo stato della giustizia ”civile presenta, come sempre, gravi problemi di efficienza a causa delle pendenze oltremodo eccessive ed i lunghissimi tempi di definizione. L’impegno degli addetti al settore non riesce a tenere il passo a causa delle sopravvenienze eccessive”. Un altro fenomeno che è indice ”di disfunzione grave dell’amministrazione della Giustizia” è quello, ha spiegato Pudia, ”dell’aumento delle spese e per la riparazione per ingiusta detenzione e per l’equa riparazione per la irragionevole durata dei processi”. Le spese sostenute nel distretto sono state di oltre 9 milioni di euro quasi 19 miliardi delle vecchie lire. Sono cifre che Per Pudia ”debbono fare riflettere soprattutto i magistrati”. Pudia ha denunciato che ”gli organici della Magistratura nel Distretto sono sempre sottodimensionati”. Nella sua relazione il procuratore generale ha fatto riferimento anche alle nuove norme sull’ordinamento giudiziario sostenendo che ”è destinata nel tempo ad appesantire la risposta giudiziaria, in un momento di gravissime difficoltà per l’elevato numero degli affari, perché introduce fra l’altro un macchinoso sistema di progressione in carriera che fatalmente inciderà sulla resa quotidiana del magistrato”.
Ma per Pudia ”tutta la legislazione degli ultimi anni, costituita da leggi e leggine dettate o da situazioni contingenti o peggio ancora da interessi particolari come le tante definite ad personam o addirittura con nomi pittoreschi e con significati satirici, non ha mai affrontato l’unico, vero e serio problema della giustizia che è quello eterno della risposta giudiziaria”. Pudia inoltre facendo riferimento a quella che ha definito ”due perle legislative chiamate ex Cirielli e Pecorella”, ha sottolineato come ”la prima riduce drasticamente i tempi di prescrizione e la seconda che in un processo di parti impedisce ad una di esse, quella pubblica, il ricorso ad una impugnazione fondamentale come l’appello, senza neanche tener conto delle ragioni e dei diritti delle parti offese dal reato che sono di regola le più deboli e le meno tutelate e che non potranno neanche tentare di vedere corretti eventuali, sempre possibili errori in fatto dei giudici”.
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