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UNA TIFOSERIA GRANDE GRANDE E UNA SOCIETÀ PICCOLA PICCOLA

L’editoriale di Francesco Ceniti

Facciamo fatica a trovare le parole giuste per rappresentare la nostra delusione. Facciamo fatica perché è da tre mesi che chiediamo le stesse cose alla società giallorossa: rinforzare una rosa così esigua che probabilmente anche una squadra di calcio a 5 ha più giocatori; comportarsi in modo meno schizofrenico cercando almeno di essere coerenti con le scelte prese il giorno prima; recuperare un minimo di credibilità nell’ambiente dopo una gestione da dilettanti (e chiediamo scusa alle società dilettantistiche); evitare dopo i tagli dei nastri della scorsa stagione le passerelle da “dammi il cinque” per concentrarsi sulle piccole ma vitali attenzioni che ogni azienda richiede; confrontarsi con i media senza pregiudizi.

Erano consigli. Non sono mai stati presi in considerazione, com’è nelle cose naturali della vita. Quello che ci ha ferito profondamente, però, non è tanto la prosopopea di chi ha rispedito al mittente le critiche (costruttive per noi) con un sorrisetto da primo della classe, sono state le accuse di faziosità e d’interessi privati, non meglio specificati, a nausearci. Questo sito, insieme al club Massimo Palanca, è stato inserito in un comunicato ufficiale della società, solo per aver richiesto più attenzione nei confronti del Catanzaro. Noi abbiamo interesse a mandar via Parente e Poggi? La risposta è no se per interesse si intende soldi o favori da terzi. La risposta è sì, invece, se l’interesse è quello di vedere un Catanzaro forte, capace di affrontare un campionato di B senza De Simone centrale difensivo o con uno straccio di alternativa in panchina. E per favore smettiamola con gli alibi: Buso chiede nuovi acquisti in modo educato da agosto e anche il più inguaribile degli ottimisti aveva capito che occorreva rinforzare la squadra per tempo debito. O siete così a digiuno di calcio, cari P&P, che non ve ne siete accorti?

Non troviamo le parole, ma le domande non ci mancano. Come può essere credibile un presidente che, vox populi, tra qualche mese dovrebbe candidarsi con una precisa parte politica per cercare di entrare in Parlamento. E come la mettiamo se poi, per puro caso, quella parte politica ha come segretario un parente (con la p minuscola) di un giocatore tesserato dalla società giallorossa questa estate? Come può essere credibile un presidente che accusa un suo socio (Princi) di essere il male del Catanzaro, quando ne ha avallato tutte le scelte (magari suggerendogliene qualcuna) della scorsa stagione; come può essere credibile un presidente che mette da parte un altro socio (e sul sito ufficiale parla “di persone prese con le mani della marmellata”) per poi richiamarlo dopo qualche mese; come può essere credibile un presidente che assume un d.g. come Gabriele Martino (che negli ultimi anni ha scoperto un centinaio di giocatori importanti è contributo a fare della Reggina un realtà nazionale, mentre noi ci beiamo del passato, cari soloni alla Robespierre) presentando un piano quinquennale per poi scaricarlo alle prime difficoltà e permettendo ad alcuni dirigenti di andare allo stadio con Gianni Improta; come può essere credibile un presidente che ha cacciato in malo modo lo stesso Improta e adesso gli stende tappeti rossi. Come può godere della nostra fiducia un dirigente che nella scorsa stagione tifava contro il Catanzaro in tribuna numerata (si vede che le persone hanno buona memoria a giudicare dalla reazione di ieri), accusando gli altri soci, affermando che l’esonero di Braglia era stato un suicidio (peccato che quando il tecnico è stato cacciato lui era ancora operativo e non ci risulta che abbia detto una sola parola in difesa del grossetano), facendo terra bruciata intorno a Cagni mentre la squadra aveva il doppio dei punti attuali ed era ben lontana dalla zona retrocessione; come può essere credibile un socio che un giorno va in tv con il d.g. ufficiale del Catanzaro e il giorno dopo porta in tribuna un ex d.g. e gli permette di rilasciare dichiarazioni come se gestisse tutto lui, quando ancora nessuno lo ha ingaggiato; come può essere credibile un socio che afferma nel giro di poche settimane: “questa società ha i soldi per comprare”, “la squadra è forte e non occorre rinforzarla”, “aspettiamo un segnale da Martino”, “Adesso ci guardiamo in giro”, “La colpa è della preparazione”, “Non c’è più nessuno da acquistare oramai”. Ma bravo, peccato che quando dopo il ripescaggio c’eravamo permessi di scrivere che la nostra campagna acquisti era debolina ci avete additato come disfattisti oppure qualcuno ha pensato bene di chiamarci al telefono per dirci “Siete pagati da Princi”.

No, questa società ha mille motivi per non essere credibile. Per questo chiediamo a viva forza che si faccia da parte, come era accaduto tre anni fa a Mancuso che ebbe il buon cuore di cedere a costo zero la società alla sua minoranza (guarda caso). Non facciamo appelli ai vari imprenditori catanzaresi, anche qui ci siamo stufati: si vede che del Catanzaro non gliene frega nulla e la cosa è deprimente. Chiediamo, però, l’intervento del sindaco e dell’assessore allo Sport: è v-e-r-g-o-g-n-o-s-o che il Catanzaro sia abbandonato a se stesso. La serie B è un bene per tutta la città, non si può assistere passivamente a questo sfracello. In altre piazze (Torino docet) le istituzioni si sono messe in prima fila per salvare il salvabile. Catanzaro ha mille problemi, il calcio deve essere gioia e non frustrazione. Gli stadi del Nord si svuotano, il Ceravolo è sempre pieno. Chiudete gli occhi e pensate che cosa accadrebbe se i giallorossi conquistassero la A. Ci viene da piangere, perché la passione dei catanzaresi merita una società capace di regalare sogni alla tifoseria e non incubi. Sì, siamo romantici e non ci accontentiamo di vivacchiare in C: vogliamo pensare in grande. Domani in sede ci sarà una riunione decisiva per le sorti del Catanzaro: il nostro pensiero è che questa società debba farsi da parte subito. Sia bene inteso: via tutti e cinque i soci. Tabula rasa per poi ripartire con persone in grado d’investire da subito (senza chiacchiere). Chi è in città farebbe bene ad andare a gridare a questi signori la nostra delusione.

Vogliamo chiudere con un pensiero positivo: Petrolini diceva che amava indossare delle scarpe due numeri più piccole per assaporare un sollievo infinito nel momento in cui le toglieva. Ecco, da due anni abbiamo una società che sta strettissima al Catanzaro: è arrivato il momento di slacciare le stringhe.

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Redazione

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