Trieste e Trapani. Non fosse che per la âTâ, non ci potrebbero essere due città più distanti in Italia.
Dallâestremo nord allâestremo sud, lâuna allâestremo est, lâaltra allâestremo ovest, lâuna asburgica e mitteleuropea, lâaltra mediterranea. Lâuna protagonista di momenti importanti della vita della nazione, lâaltra tranquilla (pure troppo) cittadina di provincia.
Niente di più lontano, ci verrebbe da dire. Ma in questi giorni câè un filo che unisce questi due mondi paralleli, la vela!
Trieste attende placidamente lâarrivo della sua âBarcolanaâ ad ottobre, lâunica volta nel corso dellâanno in cui lâazzurro del mare è oscurato dal bianco delle vele, delle centinaia di barche che si sfidano per uno degli appuntamenti sportivi e mondani della nazione.
Trapani? Trapani attende la âsuaâ (ma solo per pochi giorni) Americaâs Cup con gli âLouis Vuitton Acts 8 & 9â dal 29 settembre al 9 ottobre.
Sarà una semplice coincidenza, ma alla fine di questa trasferta parto proprio per andare a caccia allâAmericaâs Cup, e chissà che non riesca a farle unâintervistaâ¦
Ma torniamo a Trieste, la città del mare e del caffè. Ed è su questo splendido frutto, che a Trieste è un rito tanto quanto il morzello da noi, che proviamo ad immaginare un menù che prevedano in tutte le portate il divino chicco.
Cominciamo, dâobbligo con una sosta in uno dei grandi caffè del centro, e mentre sorseggiamo il nostro caffè, immaginiamo il menù.
Le tagliatelle al caffè, fatte con farina, uova, olio extravergine di oliva, caffè molto forte, acqua, panna, burro ed erba cipollina, tritata. Si tira la sfoglia per le tagliatelle unendo il caffè allâimpasto. Dopo averle lessate si condiscono con burro, panna ed erba cipollina tritata.
Difficile trovare un abbinamento a questo piatto, troppo particolare il sapore. Fossero normali tagliatelle normali, un bel vino bianco con una buona acidità andava sicuramente bene. La presenza del caffè complica le cose.
Possiamo provare con due possibili tipi di vino: una Ribolla che abbia fatto un periodo di permanenza sulle bucce, cosa che conferisce al vino una struttura e un corpo paragonabili a quella di un vino rosso, ma possiamo pensare anche a un bel Merlot che abbia fatto il suo periodo di invecchiamento in legno che conferisce, in alcuni casi, quelle note calde ed avvolgenti di spezie, di caffè e cacao, di vaniglia che in un certo qual senso ricordano il piatto.
La scelta in caso di vitigno autoctono cadrà su uno Schioppettino. Vino tipico della regione che ha nella sua rotondità e nellâassenza di particolari spigoli le sue maggiori caratteristiche.
Passiamo al secondo, un filetto al caffè, preparazione che altre alla classica cottura del filetto in padella con un filo dâolio extra-vergine dâoliva, vede la presenza delle pungenti cipolle, dellâaglio, della farina del vino e dellâaromatico origano.
Regola vuole che al piatto si abbini il vino che si è usato nella cottura. un grande Cabernet Sauvignon che abbia il supporto sia del legno sia del gusto abbastanza marcato che ben si sposa con la carne alla piastra.
Se anche qui volessimo scegliere un vino autoctono direi un Refosco dal Peduncolo Rosso. Vino sicuramente più ânervoseâ e meno morbido del primo, che nel suo gusto tipicamente amarognolo, trova la migliore caratteristica per contrastare il sapore della carne.
Pochi problemi li avremo col dolce. Oltre al classico tiramisù, voglio pensare alla torta moka, dolce ricordo della mia infanzia e di mia nonna che la preparava sempre a noi nipoti
Si taglia il Pan di Spagna in due strati. Si prepara quindi una crema moka lavorando il burro in una terrina finché sia ridotto in crema, si aggiungono, a poco a poco, i tuorli e lo zucchero a velo e, alla fine, la mezza tazzina di caffè concentratissimo e freddo.
Spalmare gli strati della torta, bagnati di liquore, e infine tutto il dolce.
Vini da abbinare sostanzialmente due, un tradizionale Picolit, o un più particolare Moscato rosa.
Ma ora brindiamo, in alto i calici e buona serie Bâ¦evute!
Nicolò Ditta
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