Un tempo si discuteva sul fatto che la Formula Uno fosse o meno uno sport visto che il tutto dipendeva da giochi di potere, dalla tecnica, dagli sponsors e poco o nulla dalle capacità del pilota.
Da qualche anno a questa parte, il calcio è malato di una patologia non meglio identificabile, è una malattia strana e il business câentra poco, pochissimo.
Quando da piccoli si giocava a pallone utilizzando la spiaggia (in estate) piuttosto che quella stradina poco frequentata dalle auto sotto casa, si improvvisavano come âportaâ le cose più disparate: le ciabatte o qualche pietra sulla battigia, gli zainetti o le malcapitate porte di qualche garage o esercizio commerciale momentaneamente chiuso (se di domenica), in strada.
Praticamente i gol non si facevano mai. A volte il tiro era troppo âaltoâ a seconda dellâaltezza del portiere (il più delle volte il più piccolo o più cicciotello) e poi câera difficoltà a mettere i pali, figuriamoci le traverse! Il più delle volte era âpaloâ (!) e solo se si aveva la fortuna di indirizzare il tiro al centro dello spazio delegato a questo compito, forse⦠allora si gridava al gol certo e nessuno aveva il coraggio di obiettare nulla. Dipendeva tutto dagli amichetti con i quali si giocava e dalla loro accettazione della eventuale sconfitta.
Traslando il concetto al calcio moderno, non cambia nulla in quanto a infantilità e ancora peggio se parliamo del particolarismo giuridico, il tutto condito da una buona dose di ignoranza dellâordine più discusso: quello dei giornalisti (o presunti tali).
Il responso del rettangolo di gioco conta poco o nulla e a fine torneo ( e questo oramai è pacifico), se ci sono problemi per qualche team che non ha la possibilità finanziaria di partecipare al campionato di competenza, le regole del gioco, anche se rigidamente âscritteâ e riconosciute da coloro che le hanno partorite, vengono interpretate a seconda delle convenienze (âaltoâ, âpaloâ, âfuoriâ!!!).
Poi si dice che il calcio è in crisi, che oramai è tutto business, che Sky = skyfo, vince le gare per i diritti dei mondiali ecc. ecc.
E quanti farisei, quanti sinedri pronti a crocifiggere al momento giusto come se nulla fosse. Barabba? Tantissimi! Pilato? Ancora di più. Il Popolo? Non conta nulla, così come non conta nulla in altre e più importanti circostanzeâ¦
Il âripescaggioâ, questo oggetto del desiderio di tutti coloro che non hanno âtrovatoâ la marmellata o per meglio dire, lâhanno smarrita strada facendo. Qualcuno ne usufruisce arrossendo per il âregaloâ qualcun altro addirittura lo âpretendeâ! Eâ come quando si gioca sotto casa o sulla spiaggia (vedi sopra) e non tenendo più il conteggio dei gol lâamico cerca di fare il furbetto e anche se tu sei tre gol di vantaggio, ti dice: âsiamo pari!â. Solo quando tu ti fai forza e gli ricordi dei tre gol di credito, lui si arrende e ti âconcedeâ un solo gol di vantaggio e tu cedi solo per amor di pace!
Guarda come si comporta un uomo nel giuoco e così si comporterà nella vita.
Nulla di diverso accade dalla sopra citata circostanza, nel mondo del moderno football. Preziosi fa il furbo? Ma dopo tanti anni è giusto che il Genoa approdi alla serie âAâ! Sentenziano i commossi (presunti) giornalisti! Il Napoli ha perso lo spareggio promozione con lâAvellino? Merita il ripescaggio! Risentenziano tutti. Una città come Napoli ha il diritto di essere ripescata! E le squadre che per diritto lo sopravanzano in classifica ripescaggio? Certamente sono in crisi, lo stabiliamo noi! Re-rì-sentenziano i (cosiddetti) giornalisti RAI, Mediaste ecc. ecc.
Ma oltre allâordine (âdisordineâ) dei giornalisti a ruota si aggiungono anche : trasmissioni televisive âtristementeâ estive con conduttori allo sbaraglio (che in inverno fanno le formiche e in estate si improvvisano in splendide cicale) pronti a elemosinare dalla platea qualche timido applauso di consenso ad avallo del proprio dire!
Eâ lâItalia che va â canta qualcuno!
Comunque sin da oggi si attendono buone nuove da quel di Milano dove il Presidente Parente e il DG Martino si sono recati per iniziare a ricostruire il âgiocattoloâ e tracciare le linee strategiche del Catanzaro 2005/2006.
Il nome dellâallenatore sembrerebbe essere quello di Buso, ma fino a quando non si mette nero su bianco, nel calcio così come nella vita, nulla è certo.
Dovrebbe essere riconfermata la coppia dâattacco Corona â Myrtaj…! Per il capitolo portiere-difesa-centrocampo è tutto in fieri. Il mercato è in alto mare a 360°. Almeno il 50% delle squadre non sanno ancora in quale campionato giocheranno. E i giocatori e allenatori rispondono alle offerte con dei simpatici âniâ o se preferire âsoâ â aggiungendo : âdipende in quale serie si giocherà !â.
Lâaugurio è che noi si possa âarrossireâ alla pari di altri che pretendono per una sorta di non meglio definito âdiritto divinoâ, di essere riportati in B. A Catanzaro non câè il Vesuvio, ma câè una Società – lâU.S.Catanzaro S.p.A. – economicamente sanissima e da questa sede lo gridiamo ad alta voce a coloro che fingono di soffrire di otite acuta.
Certi battibeccucci ai quali qualcuno si è aggrappato, hanno conosciuto la parola FINE
Qui, cari sofisti del 2005, anche se non câè il Vesuvio, câè un vulcano di entusiasmo che supera il leggendario vulcano partenopeo: la Tifoseria Giallorossa. Vigileremo attentissimi affinché non si verifichino eventuali scippi legalizzati, certi che ciò non potrà accadere. Nel contempo, qualsivoglia categoria andremo a disputare, saremo sempre felici, fieri e fortunati perché noi siamo il Catanzaro!
Giuseppe Mangialavori