Fiumi di parole, fiumi di documenti filmati. Commozione a volte genuina, a volte calcolata e male esternata agli spettatori della onnipresente TV.
Karol è stato âGrandeâ proprio perché, pur essendolo, si è sforzato di apparire piccolo e di rapportarsi a tutti i suoi interlocutori pariteticamente.
Molti hanno pianto sinceramente per la Sua morte, tanti altri, purtroppo, hanno finto di farlo, perché era giusto farlo. In una testata di sport come âUsCatanzaro.netâ vogliamo ricordare e ricorderemo sempre un Grande Uomo, e un Grande Papa che ha utilizzato il Suo âPâotere per cercare di dare lâesempio a tutti gli uomini di âpâotere del pianeta, esercitandolo in modo sereno e volto allâaltruismo totale.
Ballava con i giovani, indossava lâelmetto stando insieme agli operai, cantava e alzava le mani al ritmo delle note che di volta in volta gli venivano dedicate, adorava i bimbi. Ha esercitato il Suo ruolo rottamando tutti i preconcetti che lâuomo ha sullâesercizio del âpotereâ. Eâ stata questa la Sua grande rivoluzione. Le altre sono state delle conseguenze ovvie del Suo agire. âLâ âoppio dei popoliâ, così qualcuno definì la religione e Lui, pur essendo il Sommo Pontefice ha distrutto gli steccati tra le credenze, ha distrutto tutti gli orpelli e le divisioni che gli uomini dicono di detestare, ma poi se ne cibano per contrapporsi al prossimo con lo stupido orgoglio foriero di tanti mali.
Eâ stato un sogno/realtà e ha impersonato tutti i nostri desideri. Eâ sceso tra la gente per guardarla in faccia da vicino e dire: Sono tra di voi, uno di voi. Ha perdonato chi aveva attentato alla Sua vita. Ha schiaffeggiato il narcisismo di molti potenti piccoli, piccoli del pianeta Terra insegnando loro etica e morale cristiana. Quanti âGiganti pigmeiâ popolano il mondo. Lui, Karol ribattezzato âIl Grandeâ dagli altri, non si sarebbe autoproclamato tale, proprio perché era Grande nei fatti, nellâagire di ogni giorno.
Ma noi uomini, si sa, amiamo le etichette. Io ho avuto la fortuna di godere del Suo sorriso ai tempi dellâUniversità . Ho sfiorato le Sue mani perché mi sembrava poco rispettoso il toccarle. E del Suo sorriso godette la Terra Calabra un ventennio fa, quando il Santo Padre venne in visita.
Lo Stadio Nicola Ceravolo era gremito allâinverosimile e lâAltare era stato allestito lato Distinti, proprio al centro innanzi alla Tribuna Stampa: che folla! Quanti sorrisi e stupore dello stesso Santo Padre innanzi allâospitalità e lâinfinità di doni della gente calabra. Noi tifosi del Catanzaro abbiamo avuto la fortuna di averlo sul nostro manto erboso (cosa non avvenuta altrove in Italia). Sarebbe una cosa bellissima se Gli venisse dedicato il settore Distinti, Nicola Ceravolo, uomo di grande fede, ne andrebbe orgoglioso (mi permetto di lanciare questa proposta, sperando che qualcuno⦠la valuti).
La comitiva giallorosa, insieme ai 148 impareggiabili innamorati del Catanzaro giunti nella città delle Gondole, hanno dovuto ripiegare e ripartire da Venezia alla volta di Catanzaro con tutte le difficoltà del caso. Una delle più lunghe trasferte del campionato che ha confermato (onde ce ne dovesse essere bisogno) la grandezza del Popolo giallorosso che meriterebbe in futuro riscontri diversi da gente che, scusate la battuta, âcrede sul serio di essere il Papaâ!
Bolchi, il Maciste giallorosso, parlando del Santo Padre, ha dichiarato:âSentiremo la mancanza â e ancora â peccato non averlo potuto conoscere di personaâ.
Lo ha fatto il Catanzaro dopo la vittoriosa cavalcata dello scorso anno. Tutta la squadra con Mister Braglia e una parte della Dirigenza di allora, subito dopo Ascoli, si recarono in udienza dal Papa. Se lo sono meritati dopo una promozione che oramai sembra lontana anni luce.
Il Catanzaro di questâanno, insieme ai suoi âGiganti Pigmeiâ, meriterebbe di apprendere tanto da quel gruppo e avrebbe bisogno di più sorrisi e di meno boria. Umiltà dunque, guardiamo a ciò che è stato Giovanni Paolo II e a come ha gestito il Suo ruolo. Voi/Noi, siamo nulla al confronto.
Giuseppe Mangialavori