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PENSIERI ALLA RINFUSA SUL CATANZARO

L’editoriale di Francesco Ceniti

Non è un vero editoriale, anche perché mi ero ripromesso di non scrivere più fino alla fine del campionato. Ma evidentemente non ho la volontà di Alfieri (non Mario, ma Vittorio) e più che legarmi alla sedia, avrei dovuto legarmi le mani. Per questa ragione, prendeteli come “pensieri alla rinfusa” o risposte ai tanti post che ho letto in queste settimane sul forum.

SU CORONA
Il signor Corona nelle prime cinque partite sotto la gestione Cagni ha segnato due gol (contro Salernitana e Cesena) giocato alla grandissima e preso un palo clamoroso a Piacenza, giocato molto bene a Bergamo, meno bene contro il Modena (dove il Catanzaro, pardon Carbone vinse per 2-1) e indossato la fascia di capitano. Nello stesso periodo i giallorossi erano ben distanti dalla zona retrocessione, ottenendo la migliore serie punti del campionato (Cagni allenatore, ricordatelo), poi il re minore e gli altri della vecchia guardia hanno iniziato a stonare… Da allora la pagella su Corona (in campo più di ogni altro attaccante) può essere riassunta come spesso accade per la temperatura di Bolzano: non pervenuta. In ogni caso, spero che sabato Giorgio vedendo le maglie il Cesena abbia un sussulto e, ricordandosi che non realizza da un intero girone, metta a segno una bella doppietta. Se poi alla fine del campionato dovesse con i suoi gol regalarci la salvezza, prometto di scendere a piedi da Milano per andare personalmente a incoronarlo come un novello Napoleone. Non solo, nell’occasione gli porterò anche un biglietto omaggio per vedere il Milan o l’Inter (ampia facoltà di scelta), in modo da osservare come si muove una vera punta: va negli spazi, dialoga con i compagni, crea occasioni e, soprattutto, tira in porta appena ne ha l’occasione.

SU VICENZA
Siccome sembra che tutti i nostri mali siano dovuti a quella partita, mi sembrano doverose delle precisazioni. Prima, però, una premessa: in questo campionato quasi tutte le squadre di B hanno subito una scoppola come la nostra. Dal Genoa capolista al Cesena; dal Vicenza alla Salernitana, dal Verona all’Arezzo; dal Torino all’Ascoli. Insomma, tutte. Ma sugli isterismi e i finti suicidi (per fortuna) della tifoseria abbiamo avuto l’esclusiva. Ma forse era anche giusto: in fondo perdere malamente una partita in serie B (e con la squadra in zona salvezza) non era accettabile per noi che negli ultimi 15 anni avevamo vinto nell’ordine una Champions League, tre scudetti, cinque coppe Italia, due Intercontinentali, uscendo sconfitti ai rigori nella finale dei mondiali del ‘90 piegati solo da un Maradona stratosferico.
In ogni caso, giusto per precisare, la colpa di quella disfatta è solo di Cagni e non delle m…e (per usare un termine caro al signor Francesco Jammaja, che candido ufficialmente come presidente autonomo della tifoseria giallorossa, con delega all’estero. Per le raccolta delle firme, però, te la vedi da solo) che scesero in campo. E guarda caso c’era praticamente tutta la vecchia guardia: da Briano ad Alfieri; da De Simone a Corona (capitano); da fenomeno Zatterin a Morello. Toh, però non c’era brum brum… Coincidenze.

SU QUELLO CHE ACCADDE DOPO
Siccome la colpa era esclusivamente di Cagni, si pensò bene di contestare solo l’allenatore con una bella campagna d’odio a mezzo stampa, così le interviste si potevano ritornare a fare come ai bei tempi della C2. E i signori giocatori, eroi di una stagione, hanno pensato bene di avallare questo scellerato progetto, tanto la gente era tutta dalla loro parte e “chissenefrega se scivoliamo in zona retrocessione”. L’importante era recuperare i soldi del premio promozione, fatti sparire chissà da chi. Meglio allora far fuori un allenatore scomodo che, tra l’altro, aveva compilato una lista per potenziare la squadra, facendo fuori la maggior parte degli eroi. E dove discutere di queste cose se non a cena? Meglio se dopo mezzanotte. Tanto le regole da professionisti valgono da Potenza in su.

SULLA CAMPAGNA ACQUISTI DI GENNAIO
I rifiuti ci sono stati. E molti. La verità è che nessuno voleva venire a Catanzaro, dipinta come una città in subbuglio (dalla solita stampa) e senza speranze di salvezza (da alcuni procuratori molto amici degli amici). Dei nuovi arrivati nessuno (ripeto nessuno) era stato indicato da Cagni. Anzi, per essere precisi solo Nocerino, che era messo circa in trentesima posizione (subito dopo non c’era più spazio sul foglio. E non c’entra nulla Giuliano Ferrara). E quando a sette giorni dalla fine del mercato, di difensori centrali neppure l’ombra, Cagni ha dovuto convincere Mangone (che aveva deciso di ritirarsi, altro che Pescara o altre fandonie tipo mercenario) a scendere in Calabria, facendo buon viso a cattivo gioco.

SU “ERA MEGLIO TENERE BRAGLIA”
Qui ci sarebbe da scrivere un romanzo, a partire dai cambiamenti tattici “suggeriti” da Logiudice al tecnico toscano dopo la disfatta di Sora (con il Catanzaro scivolato al quarto posto nonostante i soldi spesi a gennaio e l’arrivo del prode Zattarin). Ma basta ricordare alcune perle: le regole inesistenti con la squadra allo sbando già in ritiro (ognuno faceva quello che gli aggradava); la supervisione sulla campagna acquisti con il rifiuto a Bogdani (“al massimo può fare la riserva di Corona”), a Zoppetti (“abbiamo Zattarin”) e Modesto (“Modesto chi?”). Per il resto, semaforo verde a Vicari e Leon; Bonomi e il commentatore tv Campolo (a Messina stanno ancora ridendo). Non voleva Cammarata, è vero. Aveva chiesto Del Core che presto potrebbe esordire con il Free Opera. Sorvoliamo sugli scempi tattici (Grava centrale con il Catania, perché Zattarin non poteva restare in panchina. Senza quella sconfitta cercata, il signor Braglia probabilmente non sarebbe stato esonerato. Dunque, chi è causa dei suoi mali…), mentre ricordo che il signor Braglia continua a essere stipendiato dal Catanzaro a differenza di qualche altro allenatore che ai soldi ha rinunciato.

SU PRINCI
Che abbia commesso una serie di sbagli, nessuno lo nega. Neppure lui che a ogni intervista continua ad ammettere le fesserie, a differenza di altri che queste fesserie le hanno condivise e forse pretese. Quello che trovo assurdo, sono gli attacchi per le origini reggine. Siamo proprio curiosi, noi tifosi del Catanzaro. Qualche hanno fa abbiamo preso a pesci in faccia i Mancuso, catanzaresi purosangue, per la gestione artigianale e spocchiosa della società. Per carità, hanno fatto di tutto per attirarsi le antipatie, però c’è da dire che grazie a loro (e solo a loro) il Catanzaro non è fallito (chiedere all’amministratore giudiziario dell’epoca Maurizio De Filippo, che candido come consulente a tutto spettro dell’Usse), che durante la loro gestione (tranne l’ultimo anno, ma avevano già deciso di mollare) pagavano gli stipendi ai giocatori in modo regolare come mai era avvenuto prima (e, soprattutto, dopo), che gli ultimi giocatori comprati e venduti dal Catanzaro a squadre superiori sono stati Kamara e Toledo (voluti dai Mancuso e non dai tanti ds da quattro soldi, per non parlare degli allenatori che li vedevano acerbi preferendogli Caggianelli e Ambrosino, sic), che mettevano soldi in contanti per aumentare il capitale sociale e non s’inventavano riffe e raffe e punti della miralanza. Ma la cosa più bella è un’altra: tutta Catanzaro invocava un nuovo salvatore (al posto di Salvatore, e non parlo dell’oramai mitico Calabria Giallorossa) fino ad accogliere come un paladino un certo Tallarida, reggino (che combinazione!) dalla parlata fluida (al confronto Dante sembra Mario Merola) e capitali ingenti. Il signor Princi, con i suoi orrori, è l’unico che negli ultimi anni sia venuto a Catanzaro con l’intenzione si spendere per costruire un progetto importante. Finora ha fallito, ma consiglierei una cura di fosforo ai tifosi.

SUL CCCC E IMPROTA
Dulcis in fundo. Ma purtroppo siamo all’amaro. Partiamo dal coordinamento (per il quale candido un triunvirato: Salvatore Calabria Giallorossa, Francesco Ekaton e Michele Maloox. E non sto scherzando): questo strano soggetto si è distinto per non decidere su nulla (a parte le inaugurazioni) e cambiare opinioni come i vestiti. Peccato che non sempre sia stato coerente: in due circostanze ha preteso di decidere per il “bene” del Catanzaro (con i soldi degli altri): la prima volta si è opposto all’arrivo di Gabriele Martino come ds (facendo un favore a lui, visto che poi si è accasato alla Lazio, e scavando la fossa a noi), la seconda, e per ora ultima, ha pensato bene alla vigilia di Catanzaro-Ascoli (eravamo a tre punti dalla zona spareggio e non a dieci come oggi) di presentarsi nella sede dell’Uesse, minacciare fisicamente l’allenatore dei giallorossi (“Domenica anche se vinci 5-0 te ne vai da questa città. Con le buone, oppure ti prendiamo a calci nel sedere”, ovviamente è stato usato un altro termine al posto di sedere), comunicarlo ai giocatori (della serie: regolatevi di conseguenza), sbandierarlo ai quattro venti e forse (sottolineo forse) gioire al gol di Fini (su tante altre persone toglierei il forse). Adesso ci godiamo l’ultimo posto con tanti saluti persino al ripescaggio.
Chiudiamo con Improta. Questo signore (a cui sarò sempre grato per il gol realizzato a Reggio Emilia) sarà ricordato da direttore generale per due cose (oltre al taglio delle torte): il fenomenale ingaggio di Luiso (in questo appoggiato da Parente) invece di Motta (giovane di belle speranze che ora gioca in A) caldeggiato da Logiudice e la creazione del settore giovanile made in Napoli, con una lunga teoria di campioni, a iniziare da Cunzi ventenne di belle speranze (alla sua età Calabria gli avrebbe fatto passare il pallone in mezzo alle orecchie) che tra qualche anno sarà pronto per la quarta serie.

Ci sarebbero molte altre cose da aggiungere (Parente e Poggi, ad esempio), ma finirei di scrivere dopo Pasqua. E invece chiudo proprio facendo gli auguri di buona Pasqua a tutti i tifosi giallorossi. E in particolare agli Uc: gli unici che possono alzarsi la mattina e guardarsi allo specchio con orgoglio. Il nostro orgoglio. Altro che vecchia guardia, re, nani e ballerini…

Autore

Redazione

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