CRONACA – Omicidio Renda 18 anni a Lobello

Articolo tratto da www.ildomani.it

Catanzaro Diciotto anni di reclusione. é questa la condanna definitiva che Gianluca Lobello, 31enne catanzarese, dovrà scontare dopo essere stato riconosciuto colpevole dell’omicidio dell’amico Santo Renda. Diciotto e non 20, due anni in meno rispetto alla pena che la Corte d’assise d’appello gli aveva inflitto il 14 giugno 2003, con una sentenza che aveva ribaltato l’assoluzione rimediata dal giovane imputato in primo grado, il 22 marzo 2000. Era stata la Corte di cassazione poi, nella primavera del 2004, a dichiarare inammissibile il ricorso presentato dalla difesa (affidata a Gregorio Viscomi), annullando la sentenza d’appello solo rispetto alla determinazione della pena, nel cui conteggio era stato commesso un errore, e rinviando gli atti ai giudici perchè questa fosse rideterminata. Di qui l’udienza di ieri che si è conclusa con la nuova pronuncia: una condanna a 18 anni. Santo Renda si era spento a 28 anni in un letto d’ospedale, l’11 giugno ’98, dopo essere stato barbaramente picchiato, massacrato con i colpi di una catena di ferro che gli avevano sfondato il cranio, in piena notte a due passi da casa sua, nel quartiere Pianicello. L’unico imputato per il delitto fu Gianluca Ivan Lobello, legato da grande amicizia alla vittima, con cui aveva trascorso l’ultima notte in giro per locali. Dall’inizio del processo due cose emersero nette, le continue bugie di Lobello, che cambiò versione rispetto a quella maledetta sera innumerevoli volte, e la sua personalità “camaleontica ed estremamente violenta”, come la definì il pm al primo dibattimento. Il giovane vide svanire lo spettro dell’accusa di omicidio in primo grado, quando subì una condanna a 8 anni per i reati meno gravi che gli erano contestati. Una sentenza che non diede pace alla mamma di Santo, che si rivolse agli avvocati Pietro Marino e Leo Mercurio perchè portassero ancora avanti la sua voce anche in Corte d’assise d’appello, cui la Procura aveva fatto ricorso. I giudici hanno infine accolto le richieste loro e del pg, Pietro D’Amico, condannando il 31enne che, divenuto definitivo il giudizio di colpevolezza (confermato una volta per tutte dalla Cassazione), è stato condotto in carcere, a Siano, il 26 giugno scorso. Qui dovrà scontare 18 anni.
Olga Iembo

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Redazione

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