Avversario di turno

Gregucci corre verso la salvezza

La tragedia di Vignini scuote la vigilia. Il ricordo di un Salernitana-Catanzaro di venti anni fa

Sono
passati venti anni da quel 10 febbraio 1985. Si giocava ancora al vecchio
“Vestuti”. Salernitana-Catanzaro
era una partita importante, con le due squadre posizionate nei quartieri alti
della classifica, in lotta per la promozione in serie B. A fine stagione il Catanzaro vincerà il campionato lanciando il
ventenne bomber Pino Lorenzo (18 gol in quella stagione). Ma
quel 10 febbraio è un altro ventenne a decidere la partita: sul
risultato di 1-1 (gol di Perrotta e Musella), a tre minuti dalla fine il gol della vittoria salernitana è firmato da Sandro Vignini,
un mediano alla prima stagione da professionista dopo essere cresciuto nella
Fiorentina. Sandro Vignini è morto ieri in un
incidente stradale alla periferia di Firenze. Quello al
Catanzaro
rimane uno dei tre gol siglati nella sua carriera di onesto
professionista, che non conobbe mai il palcoscenico della serie A, disputando
sette campionati con la maglia della Lucchese prima
di chiudere con il calcio a soli 32 anni col Siena. Quella fu la sua unica stagione
in maglia granata. Sarebbe bello che qualcuno domenica allo stadio “Arechi” lo ricordasse.

IL CAMPIONATO – La partita di domenica riveste per la Salernitana una straordinaria importanza. I campani sono obbligati a vincere per
allontanarsi da uno scomodo quintultimo posto che vorrebbe dire spareggio. Il
boccone Catanzaro è troppo ghiotto per non rimpolpare una classifica
che, dall’inizio della stagione, è stata sempre troppo
magra
per le ambizioni granata. Una stagione tribolata per la
società di Aliberti,
molto criticata dopo una campagna acquisti che sembrava aprire scenari diversi
da quelli attuali. Ma qualcosa non ha funzionato (situazione simile a quella del Catanzaro) e la Salernitana si è
ritrovata ben presto all’ultimo posto con una caterva di gol subiti. A
differenza di Catanzaro, però, la sterzata è arrivata con il
cambio dell’allenatore. Via il deludente Ammazzalorso,
è arrivato il rampante Gregucci a rimotivare una
squadra in cerca d’identità, con troppi uomini in organico e pochi
punti in classifica. Il cambio, coinciso proprio con la gara d’andata a
Catanzaro, ha portato i frutti sperati. La Salernitana pian piano è risalita, trovando un modulo stabile e
un gioco discreto: ingredienti semplici ma necessari per centrare la salvezza.
Il mercato di gennaio ha anche reso più umano un organico cervellotico.
Grandi movimenti nella retroguardia granata: intanto con l’arrivo dal Grasshoppers di Marco Ambrosio, ex portiere del Chievo e del Chelsea, al posto di
Brunner; poi, con il sacrificio di Olivi
e la cessione di Gregori (oltre a quella di Servi) al
Venezia, da dove è arrivato Orfei. Il figliol prodigo Fresi – che ha concluso
la deludente esperienza a Catania – dovrebbe garantire maggiore
esperienza al reparto che, finora, si è giovato maggiormente dell’innesto
del fluidificante destro Polenghi, in prestito dal
Novara. A centrocampo, pochi volti nuovi: lo svedese della AIK
Solna Aslund e il francese Brellier, arrivato da Venezia in cambio di Borgobello che non ha mai ribadito a Salerno la sua fama di
bomber. Al posto di Borgobello è rientrato
Rubino dal Novara, dopo i nove gol di questa prima
parte della stagione. Determinanti per una squadra di
grande qualità il recupero fisico e il rendimento di Bombardini,
decisivo per la vittoria a Perugia, nel posticipo di
lunedì scorso. Ma soprattutto un equilibrio nuovo tra
fase offensiva e difensiva: quello che è mancato nella prima parte della
stagione
. I granata proseguono nella striscia
positiva in questo mini-ciclo di fuoco: prima del successo in terra umbra,
infatti, c’erano stati il pareggio con l’Empoli e la clamorosa
vittoria per 4-0 contro il Genoa. A testimonianza che
questa serie B non era proprio trascendentale.

SUL CAMPO – Le varianti tattiche apportate da Gregucci al modulo di Ammazzalorso sono state minime. L’ex laziale ha optato per due fantasisti dietro una prima punta di peso: il
famoso “Albero di Natale” tanto caro ad Ancelotti
(se n’è accorto anche Sir Alex Ferguson, ora resta da
convincere Berlusconi). La difesa è stata
naturalmente rivoluzionata dal mercato. In porta, Ambrosio ha risolto lo
stucchevole ballottaggio tra Brunner e Botticella. Polenghi ha dimostrato di meritare il posto sulla fascia
destra, bagnando con un gol la splendida prestazione contro la capolista Genoa. La coppia centrale è formata da Lanzaro e Terni, in attesa che
Fresi ritrovi la condizione per potere essere utile. A
sinistra confermato
Molinaro, preferito a De Angelis. A centrocampo Gregucci
ha piazzato in mezzo Longo e Coppola, inserendo a
destra il neo-acquisto Brellier e spostando
Bombardini dalla fascia sinistra un po’ più avanti a ridosso
dell’unica punta. Un passo indietro lo ha fatto invece Palladino, bomber
della squadra con 10 gol, che è stato
affiancato a Bombardini per supportare Zaniolo. Il
gigante ex Cosenza è stato infatti scelto come
terminale offensivo più avanzato, anche se Rubino ha un discreto minutaggio. Con questo modulo, Bombardini è stato
coinvolto maggiormente senza doversi sfiancare sulla fascia. L’equilibrio
in fase difensiva è garantito comunque dai
ripiegamenti del capitano in fase di non possesso palla. Gregucci
ha dovuto fare i conti con i guai fisici di Benjamin,
gemello nigeriano di Palladino, e soprattutto di Bombardini. Anche
Palladino ha accusato diversi problemi. E tuttavia
proprio il rendimento dei due trequartisti
sarà decisivo per la salvezza della Salernitana.
In vista del Catanzaro Gregucci
recupera dopo la squalifica Terni e Longo e dovrebbe
schierare la formazione-tipo. In settimana solo qualche problema influenzale
per alcuni rincalzi. Moscerini rispetto ai piranha che affliggono Bolchi.

Probabile
formazione (4-3-2-1): Ambrosio; Polenghi, Lanzaro, Terni, Molinaro; Brellier, Longo, Coppola;
Palladino, Bombardini; Zaniolo.

I PRECEDENTI – Il Catanzaro non
è mai riuscito a espugnare Salerno nei dieci precedenti tra le due
squadre, tutti giocati al “Vestuti”. Il
bilancio parla di sette vittorie granata e tre
pareggi. Tre le sfide negli anni ’30 ai tempi della Catanzarese, due sole
in serie B: nel 1946-47 finì 1-0, venti anni dopo 2-0. Le ultime due
sfide risalgono alla metà degli anni ’80: due sconfitte ma, a fine
stagione, due promozioni in serie B per i giallo-rossi.
L’ultimo punto strappato dal Catanzaro risale
alla stagione ’57-58: uno 0-0, ma si giocava a Bari in campo neutro.
L’anno prima un gol di Fabrello aveva regalato
il pari ai giallo-rossi in extremis.

L’ANDATA – Il ricordo più bello di
questa stagione rimarrà probabilmente legato alla gara d’andata
con la Salernitana. Una dimostrazione che questo Catanzaro
poteva funzionare o semplicemente una squadra granata devastata dall’avvio
choc e dal cambio sulla panchina? Proprio nella settimana precedente al match,
infatti, Aliberti esonera Ammazzalorso
dopo tre pareggi e tre sconfitte consecutive (contro Genoa, Empoli e Perugia), con
quattro gol all’attivo e 14 al passivo. A Catanzaro in panchina
c’è il traghettatore Marino, in attesa di
Gregucci, ma i campani subiscono un’altra
batosta. Un 3-0 netto che illude i tifosi giallo-rossi,
l’unica giornata di felicità del tridente Corona-Cammarata-Carbone
(autori dei tre gol). Trame ariose e bel calcio, almeno dalla cintola in su, visto che i soliti noti Bonomi
e Dal Canto regalano emozioni anche agli attaccanti granata. Insomma, una
partita mancata. Proprio come rischia di essere quella
di domenica. A parti invertite.

I TIFOSI – Tifoseria molto calorosa, sempre vicina alla squadra nonostante le continue
contestazioni ad Aliberti e i risultati non certo
brillanti. Quasi 3.800 gli abbonati, altrettanti in media i paganti domenicali.
A Catanzaro arrivarono in 300, molto colorati e chiassosi. Altrettanti
dovrebbero essere i tifosi giallo-rossi
all’“Arechi”, nonostante le ultime
vicissitudini.

Ivan Pugliese

ivan@uscatanzaro.net

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