CATANZARO- Continua la crisi senza fine del Catanzaro, battuto al Ceravolo anche dal modesto Albinoleffe. Si tratta della quinta sconfitta casalinga per i giallorossi, un vero e proprio record negativo, visto che negli ultimi anni, le Aquile avevano costruito le loro alterne fortune nel catino del vecchio Militare. Una sconfitta che sa di beffa, maturata grazie ad una prodezza di Araboni (ma la stella dellâAlbinoleffe voleva veramente tirare in quellâoccasione?) ma che alla fine è sembrata giusta. Certo, gli orobici hanno giocato di rimessa e sono state veramente poche le occasioni avute per impensierire Lafuenti, ma il Catanzaro cosa ha fatto per rimontare? Niente, assolutamente niente. Doveva essere la partita del riscatto, della speranza della ritrovata voglia di far vedere che câera in tutta la squadra la volontà di non ritornare nellâinferno della C, ed invece, quella contro la banda di Gustinetti, si è rivelata lâennesima mortificante sconfitta che i tifosi giallorossi hanno dovuto patire. E poi, tanto per rendere più umiliante la situazione, è arrivato anche il pari del Venezia a Cesena. Cosa significa tutto questo? Semplice, con questo punto i lagunari hanno raggiunto le Aquile, che ora sono le ultime della classe. E poi, con una squadra senza un gioco, unâidentità , senza cuore, senza un vero leader e con le posizioni salvezza sempre più lontane, salvarsi, oggi come oggi, è impossibile.
La cronaca. I tifosi rispondono bene allâiniziativa della società di diminuire i prezzi dei biglietti e al âCeravoloâ sono presenti circa 7000 spettatori.
Bolchi schiera al centro della difesa la coppia Dei-Ascoli (per loro prestazione mediocre) e a centrocampo da spazio al giovane Agnelli, uno dei pochi che si è salvato dal disastro di Crotone. Anche per lui comunque prestazione al di sotto della sufficienza (verrà sostituito ad inizio ripresa da Morello). Partono bene le Aquile, che lasciano sperare i propri supporters, anche se gli spazi sono pochissimi, perché lâAlbinoleffe è molto brava a chiuderli grazie allâegregio lavoro di copertura di Del Prato a centrocampo. Al 10â punizione di Carbone con Miceli che svetta in area ma conclude a lato. Al 25â tiro dai 30 metri del n.10 giallorosso e palla fuori di un soffio. Al 27â è debole il colpo di testa di Arcadio che finisce nelle mani di Coser. Qui in pratica finisce la partita delle Aquile, che calano vistosamente dal punto di vista fisico e mentale. Al 37â si sveglia lâAlbinoleffe con una rasoiata da fuori di Regonesi che, deviata, sfiora il palo a Lafuenti abbondantemente battuto. Al 39â così arriva il vantaggio orobico con Araboni, che forse cerca di crossare, ma alla fine ne viene fuori una parabola che sorprende Lafuenti e si infila nel set, gelando il âCeravoloâ.
Nella ripresa subito due cambi per Bolchi: Morello e Corona sostituiscono gli spenti Agnelli e Myrtaj. Al 58â rasoterra insidioso di Gorzegno che vede prontissimo Lafuenti. Successivamente entra anche Robert al posto di Arcadio. Ma la musica non cambia, anche se i giallorossi sfiorano il pari con unâammirevole rovesciata di Carbone che si perde a lato e al 68â, quando Corona (sinceramente il migliore tra i suoi insieme a Nocerino) si vede respinta la sua conclusione al volo da un miracoloso intervento di piede di Coser. Poi più nulla con molti tifosi giallorossi che, stanchi e delusi dalle continue brutte figure rimediate dalla propria squadra, abbandonano mestamente gli spalti con almeno sette minuti di anticipo.
La simpatica squadra di Gustinetti intanto saluta tutti e torna nel freddo e nella neve di Bergamo con tre punti dâoro in saccoccia. Per il Catanzaro invece lâennesimo segnale di resa significa serie C sempre maledettamente più vicina. Solo la matematica non ci condanna.
Pier Santo Gallo