CATANZARO- Il Catanzaro affrontava il fortissimo Perugia nellâultima gara di questâanno al Ceravolo. Ci si aspettava da tutta la squadra una prestazione tutta grinta e cuore per salutare al meglio i propri tifosi e far dimenticare le ultime brutte figure. Ed invece le Aquile hanno fornito lâennesima brutta prestazione di questo campionato e si sono dovuti arrendere al cospetto di un Perugia cinico e spietato con un umiliante tre ad uno. Neanche il rientro di Benny Carbone ha scosso i calabresi. Il copione è sempre lo stesso per le Aquile: Manitta insicuro sulle uscite (a proposito, ancora gravi errori tra i pali e fuori per il portiere giallorosso, mentre ricordiamo che in panchina câè un certo Silvio Lafuenti, che lâanno scorso fu uno dei maggiori artefici della promozione in serie B e che questâanno è stato retrocesso in panchina per un solo errore, senza aver avuto altre possibilità per dimostrare il suo valore), solita difesa âcolabrodoâ che è andata in difficoltà dal primo minuto di gioco, subendo e non poco la velocità di Do Prado e Mascara, centrocampo sterile e privo di idee e attacco inconsistente, con Corona che non ha quasi mai impensierito i centrali perugini. Ma nel buio pesto del Ceravolo lâunica stella che ha brillato è stata quella di Benito Carbone. Infatti âMagic Goblinâ è stato lâultimo ad arrendersi, combattendo fino allâultimo e realizzando uno dei gol più belli della sua carriera. Ma si sa, un solo giocatore contro undici non è può cambiare le sorti di un incontro. Un discorso a parte meritano i tifosi giallorossi. Già perché sono sempre loro a vincere ed anche nella sfida contro i âgrifoniâ hanno mostrato tutto il loro grande affetto verso i propri colori, incitando fino al 94â i propri calciatori. Un pensiero va anche allâindimenticato Massimo Capraro. Domenica infatti lâultras catanzarese avrebbe compiuto trentasette anni e la curva ha messo in piedi una coreografia da serie A per tributare il suo perpetuo ricordo.
Tornando al match il Perugia è partito subito allâattacco, dimostrando di non essere sceso in Calabria per prendersi il punto. Ma almeno le prime occasioni sono di marca giallorossa. Al 5â Corona pesca Morello in area di rigore, ma il âfollettoâ di Bagnara, complice anche un intervento di mestiere di Milanese, colpisce male la palla e la spedisce a lato. Al 12â errore di Di Loreto che rinvia su Corona, ma lâattaccante catanzarese cincischia troppo col pallone e alla fine conclude fuori. Ma al 23â il Perugia colpisce: Del Vecchio con un lancio perfetto innesca sulla fascia Do Prado, Dal Canto e Vanacore dormono e il colored ospite batte Manitta con un tiro rasoterra da posizione defilata. Il Catanzaro non reagisce e il Perugia è il solo padrone del campo e quattro minuti dopo trova il raddoppio con un bellissimo gol di Delvecchio che con una sventola imprendibile da fuori area chiude i giochi della partita. Già perché, le Aquile si scoraggiano e non pungono più di tanto. Al 33â Kalac è sicuro su un tiro da fuori di Leon. Al 44â è ancora il gigante portiere australiano a neutralizzare un tiro debole di De Simone. Nella ripresa Cagni sostituisce il fischiatissimo Leon (sarà stata questa per lui lâultima partita al Ceravolo?) per Arcadio. Ma la musica non cambia. Anzi il Perugia trova addirittura il terzo gol. Del Vecchio trova solo in area Do Prado, Manitta non esce e così si crea una mini-mischia, risolta con successo da Mascara. Il Catanzaro però trova subito la magia di Carbone: al 64â infatti Morello serve al centro Magic Goblin che, senza guardare scarica un sinistro che sbatte allâincrocio e finisce nel set. Un numero dâalta scuola che sembra incoraggiare le Aquile, che spingono un poâ di più senza trovare però il secondo gol. A dire il vero la squadra di Cagni ha rischiato più volte di trovarsi scoperta in difesa e di subire il quarto gol: al 70â pasticcio tra Grava e Manitta, con Mascara che, a porta vuota ma sbilanciato, spara alto. Eâ lâultima azione della gara. A fine partita gli applausi sono tutti (e solo) per Benny Carbone e per Gennaro Delvecchio, questâultimo ex indimenticato, mentre per Corona e compagni ci sono solo fischi.
Pier Santo Gallo