Inno gioioso al peccato di gola.
Aspettaci Empoli, placidamente adagiata sulle rive dell’Arno, quintessenza della toscanità .
Andiamo in trasferta, dopo due settimane di partite casalinghe vissute con pathos e alterne fortune. Riassaporiamo il gusto di lasciare le mura amiche per trasferirci in terra toscana.
Ribollita, acqua cotta, pappa al pomodoro, fagioli all’uccelletto, panunto, zuppa di cavolo, pastasciutta “all’intruglionaâ€, “pane co’ Santiâ€, minestra della “sciornaâ€, fagiani, anatre selvatiche, carne e pesce preparati nei modi più disparati, fino ai “melatelliâ€, alla “ficattolaâ€, al “panepazzo†e agli umilissimi, e buonissimi, “necci†di farina di castagne. Ma anche la carne ai ferri, gli antipasti campagnoli e il vino brillante del Chianti. Questi i piatti che ci vengono in mente non appena pensiamo alla Toscana.
A differenza di altre regioni, quando si pensa alla Toscana, dimentico che sia composta da tante realtà diverse tra loro, la immagino come un tutt’uno. Così come la sua cucina. I vini, ci parlano di produzioni molto diverse tra loro.
Andiamo a tavola e sediamoci, tanto per la parte culturale del viaggio abbiamo già detto che è in Toscana e che è appollaiata sulle rive dell’Arno, quindi penso possa bastare.
Cos’altro posso dire se non uno scontato: “evviva la cicciaâ€, maremma golosa! evviva la ciccia “Bona†come direbbero i toscanacci.
Ma la ciccia di cui parlo non è quella che rende morbide e seducenti le fanciulle toscane, ma sugosi e invitanti tagli di carne, magari di razza chinina.
La “fiorentina†che non è una ragazza di Firenze, ma una bella bistecca da almeno 800 gr., se non da un chilo buono e anche più. Col suo osso a “T†a tenere i due tagli di carne che la compongono.
Rigorosamente al sangue è il tripudio, la quint’essenza della convivialità a tavola. Uno tra i 10 piatti a cui non si potrebbe mai rinunciare.
Voi, cari vegetariani, non sapete cosa vi perdete!!!
Immergervi in un insieme di sensazioni, di profumi, di umori che trasudano da questo splendido piatto è un’emozione che poche volte ci capita di vivere, ma quando capita è sempre indimenticabile. Quasi che tutto il resto del pranzo non conti nulla, in fin dei conti, se cominciamo con delle belle bruschette, qualche affettato, e magari un pezzetto di pecorino di Pienza, possiamo passare alla nostra “fiorentinaâ€, servita con un’insalatina mista o, ancora meglio con un fungo porcino arrostito o fritto, o con gli splendidi fagioli al fiasco conditi da olio extra-vergine di oliva (rigorosamente italiano).
Chiudiamo con un piccolo dessert, e il gioco è fatto.
cosa volere di più dalla vita?!.
Siamo a fine novembre, tempo di castagne ma soprattutto di marroni.
Le castagne sono così splendide e così versatili da poter far parte di un intero menù, dall’antipasto al dessert. Proviamo ad immaginarlo:
caldarroste come entrèe.
delle lasagne fatte con la farina delle castagne condite da splendidi porcini o altri funghi, ma anche da un ragù di carni bianche.
lesse, o in purea ad accompagnare un bell’arrosto di maialino di cinta o, ancora meglio, un filetto di cervo.
Infine castagnaccio, marron glacès, mont blanc o, perché no, delle crèpes.
Non dimenticando, ovviamente, il pane fatto con farina di castagne. Manca solamente il vino di castagne, ma forse quello è meglio farlo con uva…
I vini? Quasi scontato.
Premesso che normalmente si serve il novello con le caldarroste, e premesso che fosse per me lo eliminerei dalla faccia della terra, possiamo pensare a qualche bella bottiglia di Chianti Classico per accompagnare tutto il pasto.
Partiamo da un Chianti Classico base, che magari non è passato nemmeno in legno per conservare intatte le sue caratteristiche di freschezza e di vinosità che lo contraddistinguono, per passare ad una riserva con un passaggio in legno, per finire con uno dei grandi Chianti Classico che ci sono in commercio, quelle bellissime riserve chiamate con nomi particolari, che sono sì dei bellissimi vini, ma che costano anche un occhio della testa, e che non sempre valgono la spesa!!!
Con il dolce, ovviamente un Vin Santo del Chianti Classico.
Come vedete ho specificato sempre che si tratta di un Chianti “Classicoâ€.
Questa ripetizione ha un senso perché dal 1998 il Chianti Classico ha un suo disciplinare e si è staccato dal disciplinare del Chianti per così dire generico. Da sottozona del Chianti, oltre a rappresentare la zona più antica e vocata di produzione del vino, è sempre stata la più importante.
Chi di noi non ha visto almeno una volta il famoso “gallo neroâ€, simbolo del consorzio di tutela del marchio storico del chianti classico, nasce da una storia abbastanza carina.
Si racconta che per decidere i confini tra le province di Firenze e Siena, si decise di ricorrere a una singolare sfida. Due cavalieri sarebbero partiti dalla rispettive città nel momento in cui il gallo avesse cantato all’alba. Il punto in cui i due cavalieri si fossero incontrati, sarebbe stato il confine tra le due province.
I senesi allevarono un gallo bianco ingozzandolo per giorni e giorni il più possibile.
I fiorentini allevarono un gallo nero e lo tennero così a stecchetto con il risultato che il gallo cantò ben prima dell’alba.
Il cavaliere fiorentino si mise quindi in marcia, e incontrò il cavaliere senese a pochissima distanza da Siena (circa 15 km.). Ecco perché il territorio del Chianti Classico si trova quasi tutto nella provincia di Firenze.
La storiella è finita, spero che il caffè sia arrivato e magari un amaro o una grappa che ci aiutino a digerire, paghiamo il conto (perché noi UC siamo persone per bene, non come quei 4 beduini dei crozzonesi o dei qsendini), e prepariamoci alla partita!
Ma ora brindiamo, in alto i calici e buona Serie B…evute!!!
Nicolò Ditta
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