Ho abitato per 35 anni a circa 5 metri dal cancello dellâingresso principale del Militare, ora Ceravolo, ed è stato quasi fisiologico che io mâinnamorassi della squadra di calcio della mia città .
Gli episodi da raccontare sarebbero tantissimi, la mia mente, mentre scrivo ripercorre la mia infanzia ed anche oggi da adulto, sovente, quando parlo del Catanzaro mi sembra di ritornare bambino.
Forse i più giovani avranno difficoltà a capire cosa è stato per noi adulti il Catanzaro, ma posso tranquillamente garantire che la nostra squadra del cuore ci ha aiutato a crescere, ad essere orgogliosi del nome della nostra città e a poter dire ad alta voce âIO SONO DI CATANZAROâ.
Come dimenticare la prima partita giocata nella massima serie, quel Catanzaro -Inter, che riunì tutta la Calabria al Militare riempiendolo in ogni ordine di posto, compreso i rami del maestoso pino.
La partita della domenica (era indifferente se in casa o in trasferta), per tutti iniziava il lunedì, era abitudine fare il giro delle tipografie per prenotare rotoli e coriandoli, il venerdì veniva dedicato allâ escursione alla stazione del deposito ferroviario di Catanzaro Lido per il reperimento dei torcioni luminosi, la domenica mattina, gia alle sette sotto casa mia iniziavano ad arrivare i tifosi provenienti da tutta la regione, lâapertura dei cancelli era alle 11,00 e dopo dieci minuti lo stadio era già colmo.
Colorite e svariate erano le manifestazioni e le iniziative dei tifosi, queste toccarono lâapice con lâavvento del napoletano Gianni Di Marzio, i gradoni del Militare vennero divisi e ricordo che durante i lavori di ristrutturazione, Mister Di Marzio faceva le prove per verificare che lâurlo degli spettatori arrivasse ben forte e chiaro allâinterno del campo di giuoco, diceva: il Militare deve essere âUNA FOSSAâ e lui stesso intonava il coro
GIA-LLO-RO-SSI GIA-LLO-RO-SSI, insieme ad altri volontari reperiti sul posto.
Come dimenticare le sfilate portafortuna che venivano fatte per le vie della città prima e dopo ogni partita. Dagli anni di Seghedoni per finire a quelli di Guerini, il Catanzaro ha scritto pagine memorabili, qualcuno ogni tanto mi dice che non bisogna guardare il passato, ma la storia è storia, è impossibile cancellare questi ricordi.
Sarà pur vero che altre squadre calabresi militano in categorie più nobili della nostra attuale, ma nessuno di questi potrà dire di aver amato la propria squadra come lâabbiamo amata noi, loro potranno raccontare dei Bronzi di Riace, di Pitagora, del Sindaco Mancini, noi possiamo raccontare del CATANZARO, nessuno mai avrà avuto la stessa nostra gioia nel vedere la propria squadra alla Domenica Sportiva, ora i tempi sono cambiati, ma per noi NO.
Tredici anni di anonimato non hanno scalfito il nostro amore e se qualcuno vuole la prova sono pronto a fornirla. Il 17/06/01 nello stadio abbiamo rivisto gente proveniente da tutta la Calabria, ora con qualche capello bianco in più, ma sempre con un cuore giallorosso pronto a battere minuto dopo minuto, come ai bei tempi.
Chissà quanti come il sottoscritto ai propri figli per ninna ninna cantano i cori del Catanzaro, io non lo nego, dopo le prime due parole che vengono insegnate (mamma e papà ) io ho inculcato ai miei figli il coro âperché il Catanzaro è la squadra del mio cuore perché il Catanzaro è lâunico mio amoreâ.
Con una frase, vi esplicito cosa vuol dire per un catanzarese doc come il sottoscritto amare visceralmente la propria squadra, gridare ad ogni sconfitta: âMâAVERANU E TAGGHIARA I Pâ¦.I SI TORNU CHIUâ ALU STADIUââ¦â¦â¦â¦â¦.ed essere invece pronto la domenica successiva a tifare e a dare il cuore per essa.
Calabria Giallorosa.