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Rincorsa ai play off e i primi passi del Catanzaro che s’ispira a Ceravolo

L’editoriale di Francesco Ceniti

Andata e ritorno dall’inferno. Una cosa è sicura: ai tifosi del Catanzaro nulla è risparmiato, così dopo le vicissitudini legate a tredici anni di C2 e condite dalla telenevola societaria, è arrivata pure la giornata stortissima della squadra, incapace per 45’ di giocare al pallone. Il risultato è stato da brividi: alla fine del primo tempo i giallorossi navigano in quint’ultima posizione , vale a dire in piena zona play out (l’anticamera dei dilettanti). Per fortuna l’incubo è svanito al termine della gara con il Gladiator (un nome più adatto a un girone dantesco), grazie anche alla sveglia griffata Machado-Ferrigno. Comprensibile, quindi, l’euforia negli spogliatoi della nuova dirigenza (a proposito: in sala stampa si è ritornati alle buone maniere. Complimenti, le liti passate sono state deleterie per l’ambiente), di Dellisanti, dei giocatori e di tutta la tifoseria.
I numeri affermano che il sogno promozione dista ancora quattro punti, ma in classifica le aquile sono risalite al settimo posto e le caccia può addirittura dirsi aperta anche per la terza piazza (la Nocerina in caduta libera ci ricorda la Puteolana di “Capuano mezza stagione”). Insomma, ci sono le premesse per un finale di stagione avvincente.

Detto questo, ci piace mettere un po’ di sale sulle ferite aperte (d’altronde è il nostro compito) giusto per evitare entusiasmi eccessivi che spesso portano, in caso d’insuccesso, a depressioni infinite. Chiariamo subito una cosa: il Catanzaro attuale non è certo tra le squadra favorite per l’accesso ai play off. Per tanti motivi: le lunghezze da recuperare e le poche giornate (undici) da disputare; per il gioco manifestato (molte più ombre che luci); perché anche quando la squadra giallorossa si esprime alla grande non centra la vittoria (vedi gare con Acireale e Nocerina); per i problemi societari che hanno svuotato mentalmente i giocatori (la gara di domenica scorsa è una prova lampante); perché alcune pedine chiave sono, al momento, con la testa altrove (Alfieri e Milone); per un nervosismo ingiustificato che si tramuta in espulsioni e squalifiche pesanti (sette cartellini rossi nelle ultime sei gare); per il freno a mano tirato con cui Dellisanti spesso manda in campo la squadra (giovani gestiti con cautela esasperante e politica dei piccoli passi); per una rosa risicata nei punti chiave (attacco, centrocampo e secondo portiere).
Certo, ci sono anche dei punti a favore: un calendario abbastanza facile (le sfide più difficili sono di scena al Ceravolo, mentre la trasferta di Foggia potrebbe arrivare a giochi quasi fatti); un ambiente fiducioso e pronto a sostenere la squadra fino alla fine; i buoni propositi della nuova società (leggi stipendi pagati); la voglia di riscatto dei calciatori costretti per mesi a vivacchiare nell’assoluta incertezza; la mediocrità della formazioni avversarie (l’Igea è la più temibile del lotto).

In ogni caso è bene ripassare tutte le settimane queste constatazioni che portano a una conclusione: se il Catanzaro riuscirà nell’impresa di centrare i play off (perché al momento di questo si tratta), allora potrà davvero giocarsi senza remore ogni possibilità di promozione. In caso contrario (sono ammessi scongiuri e scaramanzie d’ogni genere) si sarà persa un’altra occasione, ma questa volta la colpa non sarà del vento. Un campionato si vince (tranne rare e fortunate occasioni) programmando con serietà ogni particolare, da questo punto di vista ci pare che Parente e Poggi abbiano imparato la lezione. Giustamente i nuovi padroni del “vapore giallorosso” stanno approfittando di questi mesi per rimodellare tutto l’organigramma societario, in modo da trovarsi pronti all’appuntamento estivo, qualunque campionato dovranno preparare. E’ questa la vera notizia positiva, molti di più della pur importante vittoria sul Gladiator. E’ vero, siamo ancora ai primi passi, ma noi di UsCatanzaro.net li registriamo con favore, così come non avremmo difficoltà a manifestare il nostro malumore se alle buone premesse seguissero azioni ritenute, da noi, inadeguate. Si chiama dialettica e dovrebbe portare solo benefici. Il condizionale è d’obbligo specie se la controparte pensa d’avere sempre ragione e preferisce circondarsi di yes-man.

Ma questa è un’altra storia, ma soprattutto speriamo (e come scritto le premesse sono confortanti) non sia la storia del nuovo Catanzaro che “s’ispira a Ceravolo”.

Autore

Redazione

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