Una ânuvolaâ capricciosa ha semioscurato il sole dellâentusiasmo in questa che doveva essere solo la settimana della festa finale. Finalmente è arrivata la domenica, sperando che la breve eclissi abbia già esaurito i suoi effetti sui colori giallorossi con il coinvolgimento mediatico, indiretto e quindi senza alcuna responsabilità pratica nel nuovo caso di scommesse-clandestine.
Eâ dunque il giorno dellâapoteosi: un punto a Chieti per tornare a respirare lâaria del calcio buono. Già , ma cosa câè di buono ormai in questo calcio? La passione, la bandiera, una bella giocata di fino, il primo posto in classifica.Quando tutto cioâ si identifica con la tua squadra del cuore basta ed avanza a soffocare ogni altra meschinità , perché di questo si continua ciclicamente a parlare. Calciatori che intrallazzano con la malavita per determinare anche solo un gol o lâintero risultato di un match costituiscono una realtà disgustosa e danno soprattutto adito alla cultura del sospetto che inquina ed affossa lâamore per lo sport più bello del mondo. In questo modo, infatti, la sconfitta clamorosa, il risultato a sorpresa, il rovesciamento del pronostico perdono il significato più autentico â quello dellâimprevedibilità del rapporto-valori fra due squadre â per divenire ed alimentare malignità ed illazioni, un tarlo che sta divorando la âmelaâ del calcio, lucida ed appetitosa fuori, bacata in varie parti della sua polpa.
Oggi peroâ non ci si deve distrarre. Lâultimo appuntamento della stagione è importante piuâ delle finali play off (poi maledettamente perse): stavolta il Catanzaro si presenta solo al traguardo. Basta lâultimo sforzo, solo mantenere lâequilibrio per centrare un bersaglio affannosamente inseguito e vagheggiato come lontanissimo solo un anno fa di questi tempi.. Cogliere un vittoria sul campo significa tante cose: esorcizzare lunghi anni di umiliazioni, abbattere barriere e complessi, donare ai tifosi delle nuove generazioni gesta di cui essere protagonisti nelle future memorie, scrollarsi quella odiosa etichetta di âripescatiâ, riaffacciarsi verso le prime pagine dei giornali nazionali, raggiungere la certezza di poter vedere ogni partita in Tv quando non si riesca a fare anche le trasferte. Insomma: tornare ad essere il Catanzaro, nel suo senso più pieno e importante.
Ecco, basta lasciarsi andare giusto a qualche considerazione incoraggiante sui destini prossimi dellâUESSE che tutto il resto assume una incidenza relativa. Non lasciamoci abbattere da situazioni e conseguenze che interessano il mondo del calcio nel suo complesso. Il Catanzaro,accompagnato anche stavolta dal suo larghissimo seguito, pensi solo a vincere anche a Chieti per consacrare la sua supremazia in questo torneo. La responsabilità oggettiva fortunatamente non eâ più quella norma âbulgaraâ che consentiâ a qualche colletto bianco di âinventarsiâ una retrocessione dopo uno spareggio vinto sul campo e solo sulla base di una presunta telefonata dallâaccento meridionale.. Il Catanzaro ed i suoi tifosi non sono piuâ disposti a subire.
Sguardo fiero, dunque, lancia in resta e âsangueâ agli occhi. Lâultimo sforzo e torneremo a respirare dopo lunghissima ed asfissiante âapneaâ.
Nico De Luca