LA festa? Va rimandata. Vietato mettere le mani avanti senza prima averne la certezza matematica. La serie B dista solo sei punti, forse meno se Crotone e Acireale non escono indenni dal prossimo turno di campionato. Per gli amanti della statistica, e per gli scettici di qualche mese fa, quella conquistata con l’Acireale è la sesta vittoria consecutiva. E si badi, se arrivassero i tre punti anche a Martina, la media inglese giallorossa raggiungerebbe un equilibrio praticamente perfetto. Che fine hanno fatto allora, tutti quei discorsi sui fallimenti da trasferta? Come mai quell’Acireale stratosferica di qualche mese fa, adesso, si trova a sei lunghezze dal vertice? Come mai ancora, quello stratega di nome Piero Braglia adesso, viene indicato come autentico artefice di questo miracolo, e riceve l’applauso di tutto lo stadio, compresi i suoi critici più agguerriti? Non c’è colpa, l’umore del tifoso catanzarese cambia rapidamente per la troppa passione forse, per il troppo attaccamento a questi colori. Vedere quello stadio così pieno, avrebbe fatto venire i brividi persino a chi, quella squadra, aveva giurato di non volerla vedere mai più. Ripensando alla finale dello scorso anno, molti avranno avuto un “dèjà vu”, ma il finale è stato decisamente diverso. Questa volta, al fischio dell’arbitro non era quel piccolo spicchio del Ceravolo, solitamente dedicato agli ospiti, a festeggiare, ma il popolo giallorosso.
L’ha detta giusta il presidente Parente: «Questo è il giorno della liberazione. La liberazione dalla serie C». Stentava a crederci anche lui. Questo giocattolo, costruito nei minimi dettagli, viaggia preciso come un orologio svizzero. E che dire dell’arbitro? Tale Luca Marelli di Como, eletto ad honorem fischietto porta fortuna del Catanzaro. Sei volte ha incrociato i giallorossi in tre anni di serie C, sei volte è arrivato il successo. Sarebbe bello poterlo avere sempre di fronte. Probabilmente il pensiero volerebbe rapido a ben altri traguardi. E riecco allora affiorare la passione del catanzarese. Pochi istanti per assaggiare un primato in C1, che già pensa di lottare per la Champions league. Blocchiamolo quel pensiero, una volta per tutte, leghiamolo ad un’asta come fosse una bandiera. Erano tante l’altro ieri, si issavano nel vento impetuose, col desiderio fisso di non dover essere mai più ammainate e rinchiuse in qualche sgabuzzino. Una di loro, piccola piccola, attaccata a un asta più lunga di quanto quelle ridotte dimensione ne facessero richiesta. Voleva far riflettere probabilmente, alzandosi più in alto di tutti e ricordando che piccoli o grandi che si possa essere, del mare, della campagna o del centro storico, tutti siamo legati a quei colori, tutti abbiamo lo stesso identico obiettivo. «Non abbiamo ancora vinto nulla», ha detto il tecnico per placare quell’ondata di euforia. Di scottature qua se ne sono prese tante, tanto vale riflettere su queste parole. Con un po’ di umiltà e con la giusta determinazione, con un piccolo sforzo da parte di tutti, anche quella piccola bandierina si sentirà un vessillo. Questa città merita la serie B. E tutti oggi gonfiano il petto, di nuovo orgogliosi di appartenere a questa terra.
Domenico Concolino