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Brividi giallorossi, l’elogio a Braglia e l’arma segreta

L’editoriale di Francesco Ceniti

Brividi giallorossi. Sono quelli offerti dagli spettatori presenti sabato al Ceravolo (10.000, 12.000 o 15.000? Non importa): una tifoseria che sospinge la squadra molto più della Bora. E la barca Catanzaro adesso ha messo la sua prua in perfetta linea con quella del Crotone. Anzi, siccome abbiamo diritto di precedenza (leggi scontri diretti), se il campionato dovesse finire in questo modo sarebbe…
Lasciamo stare, torniamo alle emozioni vissute in una giornata particolare. E non solo perché si trattava della vigilia di Pasqua. C’era un clima speciale, con gli studenti universitari ritornati in città e subito piombati nei dintorni dello stadio per respirare l’aria salubre della curva; con il sole che baciava la città dei Tre colli e illuminava le prodezze di Corona e compagni; con i telefonini che trillavano per dare conforto e notizie ai molti cuori che battevano forte lontano da Catanzaro; con un avversario che non incontravamo da molto tempo (ed erano altri campionati e protagonisti indimenticabili). Insomma, tutto sembrava perfetto. Il Catanzaro spingeva con continuità costringendo la Samb a una difesa in apnea per mantenere lo 0-0. O meglio, difesa di Aprea, perché il portiere ospite si esaltava parando tutto quello che gli attaccanti giallorossi indirizzavano nello specchio della porta.
E intanto sugli spalti c’era il passaparola: “Il Crotone perde”; “Lo so, anche l’Acireale”; “E’ un’occasione d’oro, non possiamo farcela scappare”. Un gorgoglio, quasi un mal di pancia. Quel pareggio non era in sintonia con la giornata particolare. Così, quasi per esorcizzarlo, i tifosi del Catanzaro hanno aumentato il ritmo dei loro cori nel secondo tempo, proprio mentre la squadra attaccava sotto la curva. Un crescendo rossiniano che è esploso al gol di De Simone. Un boato incredibile, degno di alte platee. Un boato che si è raddoppiato dopo sessanta secondi, quando Ferrigno ha uccellato Aprea (giusta punizione) con un tiro da 50 metri che ha lasciato senza fiato tutti i tifosi. E la festa è servita su un piatto d’oro: partita chiusa, aggancio riuscito e ora arriva il difficile.
Già, perché lo abbiamo detto e scritto più volte. Non bisogna esaltarsi per il primo posto conquistato. La promozione si ottiene solo alla fine dell’ultima giornata. Certo, eravamo e siamo ottimisti perché in questa stagione la squadra giallorossa, per usare un termine ciclistico, è sempre stata nelle posizioni che contano, ma non si è mai esposta al vento. In sostanza è rimasta nella pancia del gruppo lasciando faticare le altre. E quando si cerca la fuga o si ha la capacità di fare il vuoto oppure quando giri la testa e ti accorgi che non stai pedalando più da solo, quasi sempre non hai la forza per reagire. Però. C’è un però. Il rischio opposto è quello di un certo rilassamento. La rimonta ti esalta, ma poi può anche subentrare un certo appagamento. E questo è un errore fatale. Spetterà a Braglia impedire che ciò accada.
A questo proposito ci sembra giusto spendere due parole sul tecnico toscano. E’ lui il timoniere di questa barca. E il nostro Peppiniello Di Capua, quello che chiama le battute per mantenere il ritmo giusto. Qualche volta è stato criticato: non lascia spazio ai nuovi arrivati e continua con un modulo poco remunerativo (il 3-4-3 con Corona punta centrale). Intanto, bisogna ricordare che proprio grazie all’impronta data da Braglia fin dal primo giorno di lavoro, il Catanzaro si è fatto largo con i propri mezzi sfoderando (quasi) sempre bel gioco. Quindi, riteniamo giusta la difesa dell’allenatore verso quei calciatori che hanno permesso nella prima parte del campionato alla squadra giallorossa di restare nei piani alti della classifica. Dopo gennaio Braglia ha voluto studiare bene le caratteristiche di ogni nuovo arrivato prima di apporre modifiche al modulo. In questa fase i giallorossi sono apparsi poco brillanti (ma una flessione è normale) e qualcuno ha individuato in Braglia il colpevole di questo impasse. Certo, l’allenatore non è il massimo della diplomazia e questo può aver influito sui giudizi affrettati. Fatto sta che le correzioni sono arrivate in tempo: il Catanzaro gioca ora spesso con il 4-4-2, dando spazio alle inventiva di Morello (impossibile tenerlo fuori) e alla ritrovata vitalità di Ferrigno. Non solo, Luiso è oramai indispensabile: quando il toro di Sora entra crea subito spazi utili per Corona. Non solo, prima o poi l’ex giocatore della Samp ci regalerà un paio di reti pesanti. La difesa, poi, è una sicurezza: la migliore del girone (come aveva dichiarato in tempi non sospetti il presidente Parente) nonostante un inizio disastroso.
C’è poi l’arma segreta: come nella passata stagione il Catanzaro sembra volare sul piano atletico. Complimenti ai preparatori. La flessione di gennaio e anche spiegata in questo senso: per andare forte in primavera bisogna aumentare i carichi di lavoro proprio in pieno inverno. E adesso, mentre qualche formazione sembra scoppiata, il Catanzaro è pronto per il rush finale. E noi con loro. Mancano cinque chilometri al traguardo…

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Redazione

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