I pochi messaggi che in questi anni mi son scambiato con Salvatore in genere sono stati di due tipi. O di cazzeggio totale o di cose serie, su cui pensare.
Quello di qualche giorno fa era della seconda specie.
“Ciao, fra poco c’è l’anniversario della scomparsa di Carlo, ci aiuti a scrivere un ricordo, semplice e asciutto?”
Ha usato proprio questo termine, asciutto.
Lì per lì non ero per niente entusiasta. E l’ho fatto presente. Non per la richiesta, ci mancherebbe.
Puntonet riesce ad essere comunità viva, vera e presente in tutti i momenti, soprattutto quelli brutti. E questo è uno dei suoi punti di forza, oltre a tenere uniti tanti tifosi giallorossi sparsi per il mondo.
Ero titubante per il rischio di essere troppo retorico. Per non cadere nella banalità. E siccome Carlo non era né banale né retorico temo sempre di deludere le aspettative e di non rendere pienamente l’idea di cosa fosse questo ragazzo speciale.
E poi anche perché non sapevo da dove iniziare. Che cosa dire di più su Carlo che non sia già stato detto e scritto?
Poi ci ho pensato su qualche giorno e mi son detto tra me e me che forse due righe potevo buttarle giù, perché in effetti c’è qualcosa ancora da dire su questa storia.
Ed è forse anche la più importante.
Ho ripensato a questi 4 anni. E ho riflettuto non a cosa è stato fatto per tenere vivo il suo ricordo, ma soprattutto a cosa non è stato ancora fatto.
Un pensiero che non mi abbandona mai, che a volte mi torna prepotentemente in testa.
C’è ancora una promessa da mantenere.
Ed è quella fatta a Carlo poco prima della sua scomparsa. Quella in cui si prometteva che il figlio imparasse a conoscere la sua passione.
Francesco è ancora piccolo. Anzi, non tanto piccolo. È un ometto ormai.
Le foto che mi manda Francesca sono sempre bellissime. E lui assomiglia sempre più a Carlo.
Stesso sorriso, stessa espressione.
Marta ormai poi è una signorina. Bella anche lei.
Francesco è ancora piccolo. Ma ha già tante cose a casa che gli ricordano il papà relazionato al Catanzaro: sciarpe, maglia di Palanca, bandiere, divise, striscione, abbonamenti ricordo, targhe e tante altre cose che in questi anni, amici o sconosciuti, tifosi o ultras gli hanno regalato. Un patrimonio di affetto e dolcezza da parte di tutti.
È tutto a casa sua.
Ma non basta assolutamente.
Tutto questo materiale ha bisogno di una interpretazione. È per ora una matassa senza bandolo. Va compreso e non solo osservato. Per ora è solo un qualcosa di tangibile ma non è ancora totalmente un contenitore di emozioni.
Insomma, per capire la passione del padre, per conoscere totalmente il Catanzaro, Francesco lo deve vedere dal vivo!
Dio solo sa quante volte ho imprecato in questi anni quando uscivano i gironi della Lega Pro per poi scoprire che il miracolo dei gironi trasversali anche quest’anno non era avvenuto.
E non era solo per il gusto di una trasferta vicina, da fare con gli amici.
C’era anche questo cruccio. Questo pensiero onnipresente.
La famiglia di Carlo vive a Milano. C’è un lavoro, le scuole e durante le vacanze e i ponti i nonni da raggiungere. Non è così semplice portare un bimbo tanto lontano per una partita di calcio.
Una partita vicina vorrebbe dire l’occasione di una domenica tutti insieme, un pranzo fuori porta e poi uno stadio, dei colori, dei cori, qualche foto ricordo e il pensiero che possa esplodere in Francesco quella scintilla di passione che ognuno di noi che frequenta questo portale conosce.
Quell’innamorarsi del Catanzaro perché qualcuno più grande di noi allo stadio ti ci ha portato. Un papà, uno zio, un amico. A Catanzaro come in tutti gli stadi d’Italia.
Chi di noi non ricorda la prima volta? Quel batticuore che avevi a fine gare per le emozioni ricevute.
Non è detto che scoppi necessariamente questa scintilla. Magari Francesco si appassionerà ad altro, anzi, forse questo legame con il Papà tramite il Catanzaro potrebbe diventare per lui troppo complesso da gestire.
Tutto è possibile. E nessun pretenderà niente.
Ma il tentativo va fatto. Vedere con Francesco il Catanzaro su un campo dovrà succedere! Tramite una serie B, una amichevole, una coincidenza di eventi.
Non so come e non so quando. Ma succederà.
Nessuno di noi lo ha dimenticato.
Perché c’è ancora una promessa da mantenere.
Alberto
Carlo vive. Complimenti bel pezzo e bel ricordo.
"Quell’innamorarsi del Catanzaro perché qualcuno più grande di noi allo stadio ti ci ha portato. Un papà, uno zio, un amico. A Catanzaro come in tutti gli stadi d’Italia."<br />
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Ricordo quando mio padre mi teneva sulle spalle per 90 minuti.
Grazie Alberto.<br />
Ciao CARLO
ricordo come fosse oggi il primo giorno in cui mio padre mi porto a vedere una partita di una squadra di cui, ai tempi, non mi interessava niente.<br />
Dal quel giorno niente è stato piu lo stesso.<br />
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Grazie Alberto, fortunatamente le tue perplessità sono svanite altrimenti non avremmo letto questo pezzo meraviglioso pieno di amore, passione e delicatezza. Non conoscevo Carlo di persona, non conosco te ma ho le lacrime agli occhi. Grazie!
gia passati 4 anni ,,ciao Carlo ,,anche io ricordo le mie prime partite sulle spalle di mio zio ,,,<br />
ma soprattutto ho avuto il piacere di conoscerti in quella trasferta di Prato insieme a milanogiallorosso
Grazie Alberto!<br />
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Ciao Carlo…
Bravo Alberto. Il momento arriverà presto.
CARLO….LA FORZA del Catanzaro!!! AVANTI AQUILE!!!
Brividi. Grazie Alberto