L’azienda ospedaliera “Renato Dulbecco” sarà il più grande hub sanitario di cui disporrà la Calabria.
Una struttura da 700 posti letto che scaturiranno dall’integrazione fra i presidi del Mater Domini e il Pugliese-Ciaccio. A questo risultato si è arrivati grazie alla firma di un’intesa che ha visto protagonisti il commissario ad acta per il Piano di rientro Massimo Scura e il rettore dell’università Aldo Quattrone. Tutto alla presenza dell’avvocato dello Stato Giampiero Scaramuzzino.
L’intesa che sembra porre fine a un decennio circa di tentativi andati a vuoto, sarà il pilastro di un accordo più ampio che a breve sarà sottoscritto da Università e Regione. Prevista inoltre la progressiva riduzione delle unità operative complesse, che nei prossimi tre anni passeranno da 86 a 64. A Germaneto resteranno le unità esistenti alle quali si aggiungerà il dipartimento materno-infantile, consentendo così alle neo mamme di utilizzare spazi più idonei rispetto alla vecchia struttura del Pugliese. E sempre a Germaneto è in cantiere la realizzazione di una sala parto, di un reparto di terapia intensiva neonatale e di un pronto soccorso specialistico, mentre nel vecchio Pugliese prenderà forma oncologia.
E LA REGIONE? Ma il Movimento 5 Stelle avanza dubbi sulla trasparenza dell’operazione e parla di possibili abusi. «Il governatore della Calabria dica con chiarezza se la Regione ha firmato o meno l’intesa per l’integrazione tra l’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro e il policlinico universitario Mater Domini, poiché la notizia di una firma davanti all’avvocato dello Stato, Giampiero Scaramuzzino, è già stata diffusa in forma ambigua». Lo dichiara la deputata Dalila Nesci, che aggiunge: «Se l’intesa in questione fosse stata firmata dal commissario alla sanità regionale, Massimo Scura, e dal rettore dell’Università di Catanzaro, Aldo Quattrone, sarebbe un abuso gravissimo, rispetto al quale il governatore Mario Oliverio dovrebbe intervenire subito, in quanto la materia richiede il passaggio in Consiglio regionale, che non può ancora tacere sul teatro in corso. Se avessero firmato Scura e Quattrone, sarebbe un arbitrio intollerabile. Al tavolo ministeriale di verifica è stato ribadito il ruolo specifico degli organi della Regione Calabria, che nessuno può scavalcare». «Se invece – prosegue la parlamentare M5S – l’intesa fosse stata firmata anche da Oliverio, si tratterebbe di svendita della sanità calabrese da parte sua, senza alcun piano di rientro circa il disavanzo del policlinico universitario, che ha enormi problemi di bilancio anche per la vicenda della Fondazione Campanella, dimenticata molto in fretta. In questo caso Oliverio avrebbe ceduto alle pressioni del potere, suggellando un disegno autoritativo quanto illecito, volto al massacro della sanità regionale».
«Adesso – conclude Nesci – sia le competenze di diritto che le norme sono diventate di libera interpretazione. Il governo, che ha deciso di utilizzare la sanità calabrese come strumento di consenso elettorale, di affarismo e favori agli amici, tipo Kpmg, non tutela la legalità nell’ambito sanitario. Al contrario, il governo sfrutta il commissariamento, del tutto illegittimo, per distruggere i servizi, le singole professionalità e le speranze dei cittadini».
«IL PREFETTO HA BLOCCATO TUTTO» Critiche sulla legittimità dell’operazione arrivano pure dal comitato “Salviamo l’ospedale Pugliese”. Il presidente, Francesco Pitaro, ricorda come il prefetto di Catanzaro Luisa Latella, lo scorso 23 dicembre, abbia scritto a Scura per stoppare «l’illegittima soppressione del Pugliese».
In particolare – spiega Pitaro – in quell’atto il prefetto di Catanzaro avrebbe lamentato il mancato coinvolgimento della società civile nell’iter procedurale. E, soprattutto, «la omessa convocazione al tavolo paritetico del Comune di Catanzaro, interessato territorialmente anche dal programmato trasferimento dei reparti dell’ospedale Pugliese nella zona del Policlinico universitario».
«Il Comitato – conclude Pitaro – aveva visto giusto segnalando, sin da subito, le manifeste illegittimità relative al procedimento, attivato dal commissario Scura, e al quale è stato impedita la partecipazione di soggetti che costituiscono, sotto il profilo giuridico/amministrativo, parti essenziali la cui assenza inficia e invalida i conseguenti atti terminativi».