La Regione trova, tra le polemiche, il suo “assestamento”. Il consiglio regionale ha approvato a maggioranza la manovra relativa all’esercizio 2015 e al bilancio pluriennale 2015-2017, con il voto contrario di tutte le forze di minoranza, ad eccezione di Ncd. Non sono mancati i momenti di tensione, alimentati soprattutto dal fronte interno. Ovvero dai due “dissidenti ” del centrosinistra, Carlo Guccione e Flora Sculco.
LA MANOVRA L’assestamento autorizza maggiori spese nel triennio 2015-2017 per 124 milioni di euro, di cui 83,1 nel 2015. La copertura finanziaria è garantita per 40 milioni con l’utilizzo delle entrate derivanti dalla manovra regionale relativa all’anno di imposta 2014; per 20 con l’utilizzo del risparmio relativo alla minore spesa per le rate di ammortamento dei mutui “non tirati”; per 22 per minori rate non pagate in seguito alla rimodulazione dei mutui stessi.
LE RISORSE LIBERATE Le risorse non blindate, cioè la parte discrezionale soggetta alle decisioni della giunta e del Consiglio, è stata utilizzata in via prioritaria per la copertura di spese di carattere obbligatorio, dei pignoramenti subìti, per i debiti e per gli accantonamenti .
GLI INCREMENTI Gli incrementi di stanziamento riguardano, in particolare, il fondo per la copertura dei pignoramenti (21 milioni), il contenzioso (10), l’accantonamento per le perdite d’esercizio delle società regionali (3,1) e la copertura delle spese per il personale di Arsac, Arcea e Azienda Calabria lavoro.
«Compito della politica – specifica il vicepresidente della giunta Antonio Viscomi – è dare la priorità alle emergenze».
OLIVERIO: RISPOSTE OGGETTIVE «Un atto di questa natura – sottolinea il governatore Oliverio – oltre a dover fare i conti con le risorse disponibili corrisponde alle emergenze e alle necessità rispetto alle quali non si è riusciti a rispondere con il bilancio di previsione. Non c’è una sola voce che prescinde da questa scelta che è una scelta obbligata». «Non possiamo permetterci il lusso di mandare in default la Regione –aggiunge –, il buco c’è e ci sono responsabilità di lungo periodo. Su questo dettaglieremo tutto, società per società. Il vero problema è però su come si avvia un processo di riforma e di risanamento». La prospettiva anticipata dal governatore è quella di tre sole società: «Calabria lavoro, la finanziaria regionale ricondotta alle sue funzioni, e l’agenzia per lo sviluppo. Organi con funzioni e regole precise, e obiettivi di risanamento pubblico a partire dalle risorse comunitarie».
SCULCO: NON SIAMO IN CASERMA Voto favorevole, con più di un distinguo, per Flora Sculco (Cir), che critica ancora una volta la bocciatura degli emendamenti sul finanziamento dei centri antiviolenza e degli allevatori danneggiati dal morbo della lingua blu. Poi rivolta alla sua maggioranza, da cui ieri sono piovute critiche per le dichiarazioni rilasciate al Corriere della Calabria: «Qui non siamo in caserma e non prendiamo ordini da un caporalmaggiore». A stretto giro arriva la replica di Oliverio: «Agitare problemi che sono condivisibili per una operazione meramente strumentale, come quello sui centri antiviolenza, è assolutamente demagogico e privo di fondamento. Nel dna di questo governo c’è una cultura della antiviolenza e del sostegno ai centri di questa regione».
Fausto Orsomarso (Misto) rileva invece «un senso di sbandamento generale della maggioranza e del suo operato». Voto contrario anche per Giuseppe Mangialavori (Cdl), «per l’indifferenza dimostrata dal governo regionale nei riguardi di tantissimi lavoratori a rischio, degli studenti e dell’ambiente».
«Siamo all’anno zero – chiosa il capogruppo di Fi Alessandro Nicolò , i calabresi si aspettavano ben altro dal libro dei sogni di Oliverio». Negativo anche il giudizio di Francesco Cannizzaro: «Una bocciatura – spiega – che vuole essere una bocciatura di un anno intero di questa legislatura. E credo di parlare a nome della maggior parte dei calabresi».
SFIDUCIA Ma il più caustico è, come succede da molto tempo a questa parte, Carlo Guccione: «Questa seduta del Consiglio è importante perché si è ad un anno dalle elezioni regionali. Elezioni che reclamavano una forte domanda di cambiamento. Oggi, credo, guardando con oggettività i risultati di questi mesi, non possiamo definirci soddisfatti. Rileviamo oggi la difficoltà a rendere concreto questo cambiamento. Credo che questo sia un punto di partenza importante. Vedo quotidianamente i disagi, le difficoltà, i malumori che ci sono nei territori calabresi. Non siamo riusciti ad esprimere questo cambiamento. Sarebbe un suicidio politico non prendere atto di questa situazione. È necessario stabilire un percorso, per vincere e superare la forte sfiducia che c’è verso la politica».
Pietro Bellantoni cor cal