Intervistiamo

Terrorismo: la Procura di Catanzaro ha alzato il livello di attenzione

Scritto da Redazione

La Procura distrettuale antimafia di Catanzaro ha ulteriormente alzato il livello di attenzione sul rischio infiltrazioni di cellule terroristiche sul territorio di sua competenza. La Dda e i reparti investigativi delle forze dell’ordine stanno lavorando in stretta sinergia riesaminando le emergenze emerse in indagini passate. Già da tempo la Procura catanzarese indaga sugli ambienti dell’Islam radicale.

Nel marzo scorso la sezione antiterrorismo della Digos aveva sequestrato (provvedimento poi annullato dal Tribunale del Riesame) computer, notebook, smartphone, sim card, libri e documentazione varia, n molti casi in lingua araba, a tre giovani marocchini accusati di associazione con finalità di terrorismo. Secondo gli investigatori, i tre avrebbero preso parte ad attività di proselitismo o divulgazione di ideologie finalizzate all’arruolamento a organismi di natura terroristica, anche internazionale. Punto di incontro sarebbe stata la piccola moschea di Sellia Marina inserita lo scorso anno nell’elenco dei siti a rischio redatto dai servizi segreti italiani.

 Già nel 2011 l’attenzione degli inquirenti si era concentrata sul piccolo paese della costa jonica catanzarese. Un’operazione della Polizia aveva portato in manette tre persone tra cui l’imam della moschea e suo figlio. Durante le perquisizioni furono rinvenuti video utilizzati per spiegare dettagliatamente le tecniche per diventare un cecchino, per realizzare una cintura esplosiva per azioni kamikaze e preparare ordigni capaci di far saltare anche i mezzi militari. L’inchiesta, peraltro, nei mesi scorsi ha subito i colpi della Corte di Cassazione che aveva disposto la scarcerazione dei tre sostenendo che “il terrorismo virtuale, fatto di manuali e corsi di formazione, finalizzati a formare il perfetto terrorista, capace di puntare e colpire l’obiettivo da infallibile cecchino, così come di preparare e utilizzare l’esplosivo, non è reato”, e rilevando poi che “nessun elemento consentiva di poter asserire, se non surrettiziamente, che i tre indagati avessero realizzato una scuola di preparazione ed esercitazione per il compimento di azioni terroristiche”.

Dopo questa vicenda giudiziaria peraltro uno dei tre indagati, il figlio dell’imam di Sellia Marina si sarebbe spostato in Siria per combattere tra le fila degli estremisti islamici, restando ucciso in un conflitto a fuoco. La mobilitazione degli organi di polizia, in tutto il territorio del distretto catanzarese, è dunque massima. In linea con le indicazioni giunte dal Viminale dopo gli attentati di Parigi, si è svolto oggi un vertice in Prefettura a Vibo Valentia dove si è riunito il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Le forze dell’ordine e la Prefettura hanno individuato diversi obiettivi sensibili nella provincia. Nel corso del vertice è stato deciso di intensificare il monitoraggio di tutti i centri di culto, le sedi dei partiti ed i palazzi istituzionali. Massima attenzione anche nei confronti delle due moschee musulmane del Vibonese, una presente a Mileto, l’altra a Stefanaconi. Controlli anche nel porto di Vibo Marina.

 

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