Ci si aspettava che i toni si sarebbero alzati proprio su un tema specifico e così è stato. La macchina dell’integrazione tra le aziende ospedaliere “Pugliese-Ciaccio” e “Mater Domini” ha incontrato infatti il primo dosso sul suo cammino, ma – stando ai risultati dell’assemblea – lo ha superato non senza attriti ma comunque abbastanza agilmente.
L’ostacolo erano i criteri di “taglio” dei primariati: sul tema, trattato in coda alla riunione che si è tenuta nel pomeriggio di mercoledì all’università “Magna Graecia”, ha vinto la linea promossa da Scura, ovvero quella di decurtare in egual misura il numero di primari da entrambe le parti in gioco.
Meno undici poltrone a testa, una proposta approvata con 7 voti favorevoli sui 9 partecipanti al tavolo che ha quindi battuto la proposta del commissario dell’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” Giuseppe Panella che prevedeva un incremento dei primariati per l’ospedale dai 39 attuali a 42, decurtando da 47 a 22 quelli dell’Università.
Sul punto, Massimo Scura è stato netto: «Questa era un’idea che io ritengo improponibile. Non solo sarebbe uno scempio, ma non darebbe alcun risultato in tema di risparmio economico.
Non posso pensare che, all’ultimo metro del percorso che abbiamo fatto finora, per motivi che mi sono incomprensibili sotto il profilo razionale ma forse lo sono sotto altri profili si facciano delle proposte che sono solo delle provocazioni.
Alle provocazioni si risponde con i voti e i voti hanno detto 7 a 2 per la proposta che ho fatto io. Per come abbiamo invece impostato l’integrazione, risparmieremo circa 10 milioni di euro all’anno: a me sembrano risultati straordinari».
La stoccata a Panella non è però il fulcro del ragionamento di Scura che spiega, ancora una volta con i numeri, l’importanza della nascita dell’azienda ospedaliera unica “Renato Dulbecco”. La proposta di integrazione che finirà sul tavolo del ministero nelle prossime settimane, servirà a sbloccare i 109 milioni di euro necessari alla costruzione di una nuova ala da 180-200 posti letto al policlinico nel quartiere Germaneto dove sarà anche attivato il pronto soccorso, ampliare il pronto soccorso ortopedico e attivare quello pediatrico che a Catanzaro non esiste.
Così facendo, il nuovo ospedale “integrato” sarà composto da 600 posti al policlinico più altri 100 al “Ciaccio”, il polo oncologico che, spiega Scura, «speriamo possa diventare polo di rilevanza nazionale e magari anche un Ircss». L’importo del ministero servirà a coprire circa il 90% dei costi complessivi, il resto sarà ottenuto grazie al project financing. A conti fatti, quindi, se davvero si riuscissero a risparmiare quei 10 milioni di euro all’anno, il nuovo ospedale si ripagherebbe in poco più di dieci anni,
Stuzzicato poi sull’argomento delle proteste della politica all’integrazione, il commissario ha spiegato: «Io non capisco quali polemiche si possano fare per la creazione di un ospedale che intanto ricade all’interno del territorio cittadino di Catanzaro e che, inoltre, sarà fantastico. Parliamo di un ospedale in cui ogni paziente avrà una camera da hotel a cinque stelle con bagno, con due posti letto massimo.
Un ospedale in cui ci saranno – e in parte ci sono già – le migliori tecnologie possibili e immaginabili. Mi piacerebbe conoscere i politici che vogliono rinunciare a tutto ciò».
Schermaglie a parte, la riunione di mercoledì ha fissato alcuni – forse gli ultimi e più decisivi paletti – anche su altri temi come la forma giuridica necessaria perché le due aziende possano integrarsi.
Nei prossimi giorni, infatti, è in programma l’incontro con l’Avvocatura dello Stato alla quale saranno presentate le idee scaturite dal tavolo e di queste sarà valutata la percorribilità.
Alessandro Tarantino – corcal