Dall’analisi dei tabulati, Vincenzo Speziali risulta in continuo contatto con l’ex senatore latitante Marcello Dell’Utri, al quale è stata offerta la stessa “protezione” che insieme all’ex ministro Claudio Scajola, l’imprenditore calabrese stava predisponendo per l’ex parlamentare di Forza Italia, tuttora latitante a Dubai Amedeo Matacena.
È probabilmente questo il dato più rilevante che emerge dalla deposizione del vicequestore aggiunto della polizia di Stato, Leonardo Papaleo, all’epoca delle indagini in forza alla Dia di Reggio.
Chiamato a riferire sulla lunga indagine, che prima di essere trasferito ha personalmente coordinato, Papaleo oggi mette in luce il reale groviglio di interessi e personaggi – solo apparentemente distanti ed estranei – che la necessità di garantire l’operatività di Matacena sembra aver messo in moto.
A fare da catalizzatore – stando a quanto riferito dal vicequestore aggiunto – sono in primo luogo proprio Speziali e Scajola, che insieme progettano in dettaglio il trasferimento di Matacena in Libano, dove – è emerso nelle precedenti udienze – l’ex parlamentare latitante avrebbe potuto avanzare richiesta di asilo politico, senza mai perdere la propria operatività. Una condizione necessaria per il sistema che si è mosso per salvaguardare Matacena e va molto al di là di Speziali e Scajola, come dimostrano anche le conversazioni intercettate fra i due.
LA RETE DI SPEZIALI
«Vincenzo Speziali – dice Papaleo, sollecitato al riguardo dal pm Giuseppe Lombardo – ha numerosi contatti con politici anche di caratura nazionale come (Lorenzo) Cesa, Giuseppe Galati, ricordiamo anche la Intrieri che accompagna in ufficio da Scajola e i contatti telefonici con Dell’Utri».
Del resto, ricorda Papaleo, è proprio in ragione di questi e altri altolocati contatti, che l’imprenditore calabrese – tuttora ricercato dalla Dda reggina sebbene per lui, da tempo in Libano, il Riesame abbia disposto gli arresti domiciliari – è in grado di anticipare al capo delle Falangi cristiano maronite, l’ex presidente libanese Amin Gemayel «le dimissioni di Letta, la successione all’interno del Pd, il ruolo di Epifani, che Speziali indica come “quello che ha mangiato con noi”», ma anche i tentativi di Pierferdinando Casini di ricucire con Berlusconi. E proprio l’ex Cavaliere è il protagonista di una serie di conversazioni intercettate dagli investigatori fra Scajola e Speziali.
Stando a quanto emerso, l’imprenditore calabrese si sarebbe attivato per organizzare un incontro fra l’ex presidente del Consiglio e un emissario di Gemayel a Roma o ad Arcore.
LA TRATTATIVA
Un elemento che sembra confermare l’ipotesi di inquirenti e investigatori riportata nelle informative agli atti del procedimento, secondo cui, attorno alla questione Matacena, si sarebbe aperta una vera e propria trattativa: in cambio delle garanzie offerte al parlamentare latitante, Amin Gemayel avrebbe preteso appoggio per nel Ppe.
Un obiettivo – emerge dalle informative agli atti – che proprio l’intercessione dell’ex Cavaliere Berlusconi avrebbe dovuto garantire. Per raggiungere il duplice obiettivo, l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola e Vincenzo Speziali si dividono i compiti.
A Speziali, tocca il ruolo da intermediario con gli interlocutori libanesi, a Scajola – già impegnato in una serie di manovre finanziarie che sembrano tese ad agevolare la Rizzo nell’occultare l’immenso patrimonio della galassia Matacena – è appaltata la “gestione” della moglie dell’ex parlamentare latitante – istruita passo passo su cosa fare e tramite chi – come di rapporti e relazioni che facilitino lo sdoganamento in ambito europeo di quelle Falangi universalmente ricordate per aver firmato il massacro di Sabra e Chatila.
Una trattativa delicatissima giocata sul filo dell’incidente internazionale e in un periodo politicamente convulso, tanto per il centrodestra italiano – le imminenti elezioni europee avevano all’epoca messo a nudo i nervi scoperti e la crisi di leadership in Forza Italia, mentre l’avanzata di giovani leoni come Fitto, faceva traballare potere e candidatura di vecchi colonnelli come Scajola – tanto per il Libano, imbrigliato nella lunga, delicatissima campagna elettorale, con la guerra in Siria alle porte.
L’OMBRA DELL’INTELLIGENCE
Ma se dal fronte mediorientale, sarà una lettera autografa di Gemayel a rassicurare Scajola, su quello italiano le cose sembrano complicarsi. Anche perchè – lascia intendere Papaleo, ripercorrendo una conversazione fra Speziali e l’ex ministro dell’Interno – dietro lo spostamento di Matacena sembra profilarsi l’ombra dei servizi.
Riporta infatti il vicequestore: «Speziali dice che per quella questione l’interlocutore non è Taviani, perché lui non è in grado di gestire determinati apparati». Una frase apparentemente sibillina, ma che – spiega Papaleo – è stata interpretata come «l’intervento di apparati statali nella questione Matacena”. Apparati che avrebbero a che fare da vicino con i servizi di intelligence se è vero che Taviani è proprio lo storico esponente della Democrazia cristiana, nonché ex ministro anche dell’Interno, coinvolto in storie ancora oscure come il programma Stay behind, nell’ambito del quale è stata partorita l’operazione Gladio, di cui secondo Francesco Cossiga proprio Taviani sarebbe stato uno dei padri fondatori.
IL BUSINESS EOLICO
Un argomento sul quale altri investigatori saranno chiamati a dire di più, come pure sugli altolocati contatti gestiti da Scajola e Speziali nell’organizzare il trasferimento di Matacena, mentre Papaleo ha continuato oggi ad approfondire le manovre bancarie messe in atto da Scajola per permettere alla Rizzo di accedere al conti correnti del marito, ma soprattutto gli innumerevoli fili – tutti economici – che sembrano legare l’ex ministro e i coniugi Matacena, al business dell’eolico.
Un settore ultra sovvenzionato quando Scajola era il responsabile delle Attività produttive per il governo Berlusconi, in quegli anni impegnato a “incentivare” lo sviluppo delle energie alternativa con finanziamenti a pioggia. Finanziamenti come quelli di cui ha beneficiato la Fera srl, azienda milanese ma con investimenti in Liguria e Sicilia, che aveva fra i propri “consulenti” proprio Matacena. Un argomento che alla prossima udienza il vicequestore Papaleo sarà chiamato ad approfondire.
Alessia Candito
corcal