Con una sorprendente strafottenza istituzionale leggiamo la lettera datata venerdì 12 giugno con cui Giovanni Melillo, capo di gabinetto del Ministro della Giustizia, scrive al sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza per avvisarlo che “è in programma il trasferimento della sede del Provveditorato Regionale della Calabria” e precisando pure che i tempi di tale trasferimento “sono connessi ai lavori per il necessario adeguamento dell’edificio”, intendendosi per edificio il fatiscente penitenziario di Nicastro, chiuso da Roma per ragioni di ordine economico e funzionale.
A tal proposito la lettera esordisce rammentando quanto “la chiusura di uffici o strutture pubbliche è sempre conseguenza di decisioni sofferte e meditate”. Condividiamo in pieno la preoccupazione del Ministero. Ma per la medesima ragione sono anni che ci chiediamo come mai tali sofferenze e meditazioni non siano oggetto di una identica attenzione quando a soffrire è la città di Catanzaro!
Decenni e decenni di uffici, enti e strutture dirottate dal capoluogo calabrese verso altre città della regione non sembrano aver destato analoghe sofferenze e meditazioni da parte dei vertici di questo o quel Ministero. Né abbiamo mai letto lettere compassionevoli di un eguale tenore quando importanti presidi istituzionali sono stati aperti altrove e non già nel capoluogo, come avviene nelle altre regioni italiane e com’è corretto che avvenga.
Anche in quest’ultima vicenda che afferisce al Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria, l’esponente ministeriale Giovanni Melillo medita e si preoccupa della sofferenza di qualcuno ma con sorprendente e apatico distacco trascura la sofferenza della comunità in cui quello stesso Ufficio esiste già, venendone ex abrupto scippato, strappato e dirottato senza un pizzico di buon senso e trascurando anche le ragioni economiche cui ci si vorrebbe ispirare in nome della spending review.
Quale persona ragionevole e onesta, anche a Lamezia, può ritenere giusta questa scelta?
Non abbiamo più la forza per incazzarci per come una simile situazione meriterebbe, delusi da una politica che continua a razzolare male e ad operare scelte utili ai particolarismi anziché a ragioni superiori. Tuttavia – e lasciando per un attimo da parte le motivazioni di ordine istituzionale che impongono debba essere il capoluogo di regione ad ospitare tale presidio – ci piacerebbe sapere se la Corte dei Conti vorrà accertare quello che a noi sembra un sicuro danno economico derivante da questo spostamento in altra sede, dal momento che l’Ufficio esiste già a Catanzaro ed un suo eventuale adeguamento avrebbe un costo di gran lungo inferiore rispetto al dirottamento/adeguamento presso l’ex penitenziario di Nicastro.
Ribadendo la totale sfiducia nella politica, a tutti i livelli, capace solo di fare danni, ci auguriamo che anche la Magistratura guardi a questa vicenda, ennesima prova di malcostume.
L’alternativa è il classico ricorso al TAR, con le classiche spese per le casse pubbliche, la classica perdita di tempo, il classico particolarismo politico che interverrà per veicolarne la decisione a proprio uso e consumo, il classico sopruso del più forte e del più potente.
Insomma la più classica rappresentazione del peggiore specifico italiano.
ma i nostri politici dove sono?<br />
che cazzo stanno a dormire?
Quelli pensano solo a riempirsi i propri portafogli di banconote fino a farlo scoppiare. Se ne strafottono di Catanzaro, del capoluogo (cchi pinnacchiu!) e dei catanzaresi, tutti coglioni, che li hanno votati.