CATANZARO Â Inutile nascondersi. Con la vittoria sul Foggia la formazione allenata da Piero Braglia non ha soltanto portato a casa tre punti fondamentali per la classifica. Grazie alla quattordicesima zampata di Giorgio Corona, il Catanzaro mette una serie ipoteca sulla corsa al primo posto del girone meridionale della C1. E quel vento che diventa all’improvviso magico, dopo 93 minuti di folate fastidiose e furiose, tentativi sfumati e occasioni mancate, mettiamolo un po’ da parte.
Da domenica scorsa servirà a “colorare”, a rafforzare un sogno e riempire di leggenda una piccola grande impresa ogni volta che qualcuno la racconterà a chi non c’era. Ma di concreto non aggiunge nulla al cammino sempre più importante dei ragazzi del Catanzaro.
La concretezza va cercata altrove. Più esattamente tra lo spogliatoio e lo spelacchiato prato del Ceravolo. Lì dove il sogno si trasforma in realtà giorno dopo giorno. Si potrebbe cominciare, vagando senza una precisa meta reparto per reparto, dalla linea piazzata a protezione di “gatto” Lafuenti. Pastore, Zappella e Milone insieme hanno portato la croce da settembre in poi. L’hanno fatto con organizzazione e lucidità , grinta e concentrazione. Beccando giusto 17 gol in 21 partite di campionato. Cinque più dell’Acireale, quattro rispetto alla Viterbese e una più del Lanciano. Un meccanismo preciso votato al sacrificio, che soffre un pochino se davanti trova attaccanti veloci ma se la cava sempre con molta intelligenza. Con l’apporto esperto di Zattarin e la preziosa duttilità di Ascoli a portata di mano.
Proprio quest’ultimo, utilissimo jolly tra difesa e centrocampo, ci conduce in mezzo al campo. Qui, da destra a sinistra meritano subito spazio Caterino, Briano, Alfieri e Dei. I due esterni hanno un ruolo prezioso nello schema di Braglia. A loro viene chiesto di supportare difesa e attacco, a loro il Catanzaro si affida per aumentare il peso delle manovre giallorosse in ogni zona del campo.
Di Briano e Alfieri si potrebbe non parlare affatto. Il centrocampista torinese fa anche per due quando è necessario, l’ex pescarese si spera recuperi in fretta la migliore condizione. Ma va detto che anche a mezzo servizio, Alfieri è uno di quelli che può decidere le sorti della gara in ogni momento. A loro si aggiungono i vari De Simone, Pierotti e Andrisani, gente abituata a vincere ma che non ne vuole sapere di accontentarsi. E l’avrebbe dimostrato anche l’ex tarantino se quel maledetto infortunio rimediato ad agosto non lo avesse bloccato tanto a lungo.
Elementi capaci di risolvere la partita anche all’ultimo secondo, trovano posto in attacco. Su Corona ogni opinione perde senso. Basta guardarlo giocare per capire all’istante di che pasta è fatto. Quella dei campioni. Poi ci sono Ferrigno e Toledo. Il primo è infaticabile, recupera un’infinità di palloni, e quando ne perde uno lo rincorre fino allo stremo. Il brasiliano è un giovane talento che ha già impressa la serie A come un tatuaggio indelebile. Un’ala vera dal dribbling ubriacante e la tipica andatura carioca. Un lusso, per certi aspetti, come lo è Luiso. Uno che potrà mettere la sua griffe sul destino delle Aquile, se entra al più presto negli schemi del tecnico di Grosseto. Prima di lui però c’è Biancone, quattro reti che valgono un bottino di punti, e la freddezza del professionista. E non va certo dimenticato Morello, calabrese doc arrivato da Siena in punta di piedi e già nel cuore della gente. Il quinto attacco del torneo, a quota 28, con il palermitano coccolatissimo capocannoniere.
Fin qui la squadra. Forte e sicura, di quelle che non mollano mai. Come spetta alle grandi. Un gruppo tosto e intelligente, come lo è il suo allenatore.
Il nostro viaggio termina in panchina. Piero Braglia ha modellato il Catanzaro a sua immagine, dato stimoli e ruoli a calciatori già validi ma con la testa in C2. La convinzione nel suo lavoro e nelle sue idee ha fatto il resto, trasformando una macchina costruita per scorazzare in quarta serie in un bolide lanciato verso la cadetteria.
Sui segni del destino si potrebbe dileggiare e dissertare all’infinito. Su quel vento col marchio di fabbrica catanzarese che un giorno fa piangere, un altro fa gioire. Ma sa d’ingiusto. I meriti del Catanzaro si leggono tra i numeri della classifica, cifre che mettono in corpo la voglia di non fermarsi e di credere. Passo dopo passo il sapore acquista gusto. La Viterbese, lì a due punti, è avvisata.
VIAREGGIO, PRONTI VIA! Nell’edizione 1982, nel girone C, il Catanzaro pareggiò con il Dukla Praga 1-1, perse con l’Hajduk Spalato 1-2 e vinse con l’Inter 2-0. Ai quarti di finale il Catanzaro pareggiò ancora con l’Ipswich town 1-1, per poi perdere 5-4 ai rigori. Nell’edizione 1983 Catanzaro-Warzawa 1-0, Catanzaro-Fiorentina 0-0, e Catanzaro-Palmeiras 1-0. Ai quarti trovò la Roma, che passò soltanto ai rigori. Tutte e tre le reti sono state segnate da Pietro Mariani.
Domani parte la nuova avventura, protagonisti i ragazzi della Berretti allenata da Franco Cittadino, nel girone con Maccabi, Milan e Lazio. Il primo incontro è fissato per domani pomeriggio, ad Asciano (provincia di Siena) contro i biancocelesti. E comunque vada, è già un successo.
Ivan Montesano