La Calabria è la terza regione d’Italia per densità massonica, dietro Toscana e Piemonte. Che al di sotto del Pollino le logge e i gran maestri abbiano, storicamente, trovato terreno fertile non è certo una novità, ma adesso il dato è certificato dall’ordine più importante del Paese, il Grande Oriente d’Italia.
Il suo “bollettino ufficiale”, la rivista Erasmo, dedica un ampio servizio alle case massoniche calabresi. L’articolo, intitolato “In visita ai templi della Calabria”, è un viaggio nella storia delle logge calabresi, che vantano un primato «che poggia su nobili e storiche radici, legate a grandi e importanti personaggi».
Come il patriota e carbonaro Michele Morelli, Saverio Salfi, Antonio Ierocades, Francesco Sprovieri, Rocco Verduci, Francesco De Luca.
Quest’ultimo, avvocato, professore di scienze naturali e scrittore, successe a Giuseppe Garibaldi alla guida del Grande Oriente e ricoprì l’incarico di Gran maestro (fu reggente tra il 1864 e il 1865) dal 28 maggio 1865 al 20 giugno del 1867. «Quando morì, nel 1875, a leggerne l’elogio funebre fu il grande padre della letteratura italiana Francesco De Sanctis che, nell’esaltare le doti umane di De Luca, tenne a sottolineare i “nobili ideali universalistici e filatropici dei tanti calabresi” che come lui “avevano alimentato la Massoneria”».
IL VIAGGIO NEI TEMPLI
Il tour di Erasmo nei templi calabresi parte da Reggio, dove la massoneria venne portata attorno al 1773 da Giuseppe Logoteta, insieme al sacerdote Giuseppe Cappelleri e Girolamo Arcovito, che divenne il “fratello” corrispondente tra gli affiliati di Reggio e quelli di Napoli.
«Le riunioni – riferisce il bollettino del Goi –, anche per le caratteristiche che in quel momento storico rappresentava l’organizzazione, si svolgevano presso le abitazioni dei Fratelli in stretta clandestinità. Dopo la caduta del fascismo, si sono ricostituite le tre logge esistenti a Reggio Calabria, delle stesse ne facevano parte l’èlite della società reggina».
E arriviamo ai giorni nostri. Le logge dello Stretto, dal 2001 al 2008, sono aumentate da 6 a 11. Oggi si riuniscono in uno stabile (foto) di circa 500 metri quadri, nel centro storico della città (via Palamolla numero 43).
GREMBIULINI A PALMI
Anche Palmi vanta un passato connotato da squadra e compasso.
Secondo Erasmo, la prima loggia sarebbe stata costituita durante il regno dei Borbone, nel 1811. Oggi continua a essere operativa l'”officina” “Pitagora 29 agosto” (foto), in un immobile (in via Cilea) acquistato e ristrutturato sul finire degli anni 80.
L’ALTO IONIO E GLI “SCIOGLIMENTI”
La massoneria e i suoi fratelli sono largamente presenti anche nella Locride e più in generale in tutto l’Alto Ionio reggino. «Già nel 1751 – si legge nel servizio di Erasmo – un editto di Carlo VIII di Borbone, sovrano del Regno di Napoli, metteva al bando l’appartenenza alle logge e la repressione travolgeva la prima fioritura muratoria in Calabria.
La spinta decisiva si deve comunque al Gm Giuseppe Garibaldi che, sull’onda del proclama indirizzato ai giovani dall’Oriente di Palermo, si faceva promotore dell’elevazione delle colonne della loggia “I Figli di Zaleuco” avvenuta il 19 marzo 1864. Successivamente venivano fondate la “Cinque Martiri” a Gerace, la “Rocco Verduci” a Brancaleone, la “Michele Bello” a Siderno».
In terra di ‘ndrangheta, però, la massoneria spesso rischia di essere “contaminata” – come hanno dimostrato diverse inchieste della magistratura – da fratelli, che oltre a indossare il grembiulino, sono stati “punciuti”, sono cioè contemporaneamente membri di clan di ‘ndrangheta.
Nell’articolo non vengono spiegati i motivi, si riferisce soltanto che la loggia “Cinque Martiri” di Gerace, è rimasta attiva fino al 21 novembre 2014, quando è stata cancellata con tanto di decreto, dal Gran maestro Stefano Bisi. Non è l’unica ad aver chiuso i battenti: sono state infatti cancellate anche la “Domenico Salvadori” di Caulonia e la “Rocco Verduci” di Gerace.
Pietro Bellantoni
corcalabria