Manca l’accordo all’interno della maggioranza e, dunque, per conoscere il nome del nuovo commissario per la sanità calabrese probabilmente bisognerà attendere ancora.
I veti incrociati nel Pd rendono impossibile procedere alla nomina. Motivo per cui la pratica difficilmente verrà affrontata nel corso del Consiglio dei ministri in programma per martedì.
La ministra alfaniana Beatrice Lorenzin ha atteso invano novità dai colleghi del Pd ma nemmeno queste ultime ore si sarebbero rivelate utili per dipanare l’intricata matassa. Il clima di impasse potrebbe essere rotto soltanto da un intervento diretto del premier Matteo Renzi.
A complicare la situazione c’è anche un parere dell’Avvocatura generale dello Stato (fatto recapitare anche all’Avvocatura distrettuale dello Stato di Catanzaro) pervenuto nella giornata di lunedì a Palazzo Chigi, su richiesta del governo, che chiude la porta all’investitura del governatore Mario Oliverio.
La storia è nota: l’ultima legge di Stabilità ha introdotto una norma che vieta la coincidenza tra la figura del commissario con quella del presidente della regione commissariata. Renzi e i suoi non sembrano intenzionati a concedere deroghe, a maggior ragione dopo il parere espresso dall’Avvocatura e nonostante le buone intenzioni rispetto alla necessità di concedere alla Calabria «un governo politico» della sanità.
Fosse per la responsabile del dicastero della Salute, la partita sarebbe già chiusa, con la promozione a commissario dell’attuale sub-commissario Andrea Urbani.
Ma sul burocrate laziale, già collaboratore di Renata Polverini, non c’è il consenso dello stato maggiore del Pd.
Per la verità in casa dei dem si procede in ordine sparso. Luca Lotti e Graziano Delrio, su mandato preciso di Matteo Renzi, ci hanno provato a costruire una soluzione che mettesse tutti d’accordo, ma preso atto dell’impossibilità di portare a termine la missione loro affidata, si sono entrambi tirati indietro e ora attendono di capire come i colonnelli calabresi del partito usciranno dal pantano.
Già, perché è chiaro che in questa vicenda a pagare dazio sono Mario Oliverio ed Ernesto Magorno.
I due, nel corso di questi mesi, si sono spinti più volte in avanti arrivando ad assicurare che il governo avrebbe scelto in tempi rapidi il nuovo responsabile della sanità. Di più: sulla base delle rassicurazioni ricevute da Roma, Magorno e Mimmo Bevacqua si erano spinti a diffondere un comunicato ufficiale nel quale assicuravano che martedì sarebbe arrivata la nomina del commissario in Calabria.
A questo punto il rischio che i due vengano smentiti è alto. A meno di un coup de théâtre di Renzi.
corrieredellacalabria