Immobilismo del governo regionale, caso Ferro e mancata iscrizione al gruppo di Forza Italia: questi i temi al centro della conferenza stampa fiume indetta ieri mattina dai consiglieri regionali Mimmo Tallini e Fausto Orsomarso, assieme alla candidata alla presidenza della regione per il centrodestra Wanda Ferro, a cui si è aggiunto incidentalmente anche il consigliere regionale Giuseppe Mangialavori (Casa delle libertà).
Nelle oltre due ore di confronto con i giornalisti, il tema centrale è stato proprio l’immobilismo, a detta dei protagonisti dell’incontro, del governatore Mario Oliverio, reo, a «cento giorni dalle elezioni», come hanno specificato Tallini e gli altri, di non aver ancora affrontato le questioni spinose della Calabria ma di aver indetto solo conferenze stampa per presentare progetti nati sulla scorta del lavoro della giunta Scopelliti.
Ma a tenere banco è sempre il tema della legge elettorale regionale che ha impedito, al netto del pronunciamento del Tar il prossimo 20 marzo, l’accesso in consiglio regionale di Wanda Ferro, giunta seconda nella competizione per la presidenza della regione.
Il tema è, com’è ormai noto, particolarmente spinoso e controverso, soprattutto alla luce delle dichiarazioni dell’ex consigliere regionale forzista Giuseppe Caputo il quale è stato il primo a gridare allo scandalo per la discrepanza tra la norma votata in aula e quella effettivamente trascritta.
Nell’incontro odierno, anche Tallini, Orsomarso e la stessa Ferro hanno evidenziato tale inquietante discrasia che per Wanda Ferro è attribuibile alla regia, quella dell’ex presidente del consiglio regionale: «In base a quanto ho potuto apprendere, anche dalle dichiarazioni affidate alla stampa da parte di esponenti sia del centrodestra che del centrosinistra (Sandro Principe, ndr), devo attribuire la responsabilità politica a chi in quel momento ricopriva la seconda carica regionale, cioè Franco Talarico».
Eppure, sebbene ci sia una uniformità di versioni sulla vicenda e sia facile reperire i documenti a supporto della tesi della “manina” che è intervenuta nella modifica motu proprio della legge, nessuno dei presenti ritiene utile rivolgersi alla magistratura. Per Orsomarso, infatti, è importante «tenere distinti il piano politico della vicenda da quello giudiziario, perché noi facciamo politica non altro».
Per Tallini, invece, il fatto che ormai la notizia sia di dominio pubblico perché resa nota sui giornali, potrebbe essere sufficiente affinché la magistratura decida di muoversi in autonomia.
Più convinta invece Wanda Ferro che però si sarebbe aspettata l’istituzione di una commissione d’inchiesta da parte del nuovo governatore Oliverio.
Legge elettorale a parte, la chiave dell’incontro odierno è stata l’esclusione dal gruppo di Forza Italia di Tallini e Orsomarso che ora saranno destinati all’opposizione dal gruppo misto.
Per Orsomarso nessun problema: «Continueremo a fare opposizione costruttiva a questo governo regionale anche da una posizione differente rispetto a quella in cui abbiamo corso alle elezioni. Oggi, i temi fondamentali sono altri: i primi cemto giorni di governo, ad esempio, servono a capire quale impulso sia arrivato alla Regione dalle consultazioni e mi pare che il bilancio, finora, non possa che essere negativo».
Più agguerrito e armato di un fascicolo corposo di documenti è invece Mimmo Tallini che non ci sta e sottolinea «le tante forzature e i tanti abusi allo statuto perpetrati finora da Oliverio, sia nel mancato rispetto dei tempi per la convocazione del consiglio regionale, sia nella nomina della giunta, sia negli accordi con Ncd che hanno portato all’estromissione di Forza Italia da ruoli di garanzia solitamente affidati all’opposizione più forte in consiglio.
Inoltre, la vicenda che vede coinvolti me e il consigliere Orsomarso ha dell’incredibile: noi, come tutti gli altri consiglieri, abbiamo presentato richiesta di adesione al gruppo consiliare, ma solo per noi si è tenuto conto della perentorietà dei termini mentre per il resto dell’Aula si è soprasseduto.
Questa è una pratica inaccettabile che porta ad un grave danno per la mia immagine e per le persone che mi hanno votato e che rappresento».
Il problema è però politico, tipicamente localizzato all’interno di Forza Italia, la cui spaccatura è profonda: «C’è una sponda interna a Forza Italia che è contraria all’ingresso in Aula di Wanda Ferro. Inoltre, che ci sia un problema nel partito è scontato – ha detto Tallini -, ma è una situazione che si vive anche in altri partiti ed è simbolo della situazione politica generale».
Per Wanda Ferro, invece, la spaccatura è «diretta conseguenza dei risultati della campagna elettorale», come dire che in Forza Italia è in atto una resa dei conti e a farne le spese in questa prima fase sono proprio Tallini e Orsomarso.
Lapidario poi Orsomarso: «È evidente che ci sia un problema in Forza Italia, ma la cosa non mi preoccupa più di tanto: ora farò opposizione dal gruppo misto e se qualcuno pensa che questo creerà qualche difficoltà alla mia idea di opposizione, si sbaglia». Poi si toglie un sassolino dalla scarpa: «Ci tengo a chiarire che in merito alle notizie sulla mia vicinanza al movimento di Salvini, non c’è nulla di vero. Non sono leghista, non lo sarò e non voglio morire leghista».
Alessandro Tarantino
corrieredellacalabria