La conferma dei due ergastoli già inflitti a Domenico e Giovanni Mezzatesta, padre e figlio, di 60 e 41 anni, accusati del duplice omicidio del 29enne Francesco Iannazzo e del 36enne Giovanni Vescio, uccisi a colpi d’arma da fuoco il 19 gennaio 2013 all’interno del “Bar del Reventino” di Decollatura, è stata chiesta oggi dalla pubblica accusa nel processo di secondo grado a carico dei due uomini.
Il sostituto procuratore generale di Catanzaro, Sandro Dolce, ha chiesto ai giudici della Corte d’assise d’appello di non modificare quella prima sentenza del 28 febbraio del 2014, con cui i due imputati furono riconosciuti colpevoli del duplice omicidio e condannati alla reclusione a vita dal giudice dell’udienza preliminare di Lamezia Terme, Carlo Fontanazza, che accolse in pieno la richiesta del pubblico ministero, Domenico Galletta, disponendo inoltre il risarcimento ai familiari delle vittime, costituitisi parti civili con l’avvocato Renzo Andricciola, con il sequestro conservativo di tutti i beni dei Mezzatesta.
Il processo di secondo grado è stato infine rinviato al 24 marzo, giorno in cui potrebbe giungere la sentenza. Iannazzo e Vescio, secondo quanto venne ricostruito dagli inquirenti anche grazie al filmato registrato dalle telecamere dell’impianto di videosorveglianza del locale teatro del duplice delitto, furono trucidati mentre si trovavano all’interno del bar di Decollatura, a pochi passi dalla piazza centrale del paese, raggiunti da almeno sette colpi di pistola sparati da assassini a volto scoperto che agirono davanti a testimoni.
La posizione di Giovanni e Domenico Mezzatesta finì subito all’attenzione degli investigatori in quanto la loro presenza sul luogo degli omicidi era stata accertata grazie ad alcune deposizioni raccolte dai carabinieri della Compagnia di Soveria Mannelli dai testimoni oculari, ma anche dalle immagini delle telecamere che erano state sequestrate dai militari.
Seguì il procedimento giudiziario che gli imputati scelsero di concludere quanto al giudizio di primo grado secondo la via del rito abbreviato, e la condanna che arrivò lo scorso febbraio. Solo il 14 ottobre seguente, però, il vigile urbano in pensione Domenico Mezzatesta, latitamte fino a quel giorno, decise diconsegnarsi ai carabinieri accompagnato dal suo legale, l’avvocato Francesco Pagliuso, e fu condotto nel carcere di Siano-Catanzaro. (AGI)