“Devo fare alcune precisazioni nel tentativo di salvaguardare quantomeno la mia integrità fisica che è messa a rischio dalle ultime vicende che hanno riguardato la Fondazione Tommaso Campanella”.
A dichiararlo in una nota è, il presidente della Fondazione Paolo Falzea. “Purtroppo – prosegue – la notizia dell’avvio di un’indagine nei confronti di amministratori e sindaci della Fondazione per false comunicazioni sociali, apparsa su tutti i giornali una settimana dopo la notifica agli interessati, e quella, comunicata subito ai giornali, della richiesta di fallimento della Fondazione e/o dei suoi soci fondatori (Regione Calabria e Università Magna Graecia) sono intervenute in un momento di grandissima tensione sociale per l’imminenza del licenziamento di circa 170 lavoratori.
E mentre si faceva ogni sforzo da parte della Regione e del Governo per salvaguardare 170 famiglie calabresi messe a rischio da tale evenienza. Questa concomitanza di eventi ha fatto sì che negli animi giustamente esasperati dei lavoratori della Campanella venisse fatta un’equazione semplice: gli amministratori ed i sindaci si sono rubati i soldi della Campanella ed oggi noi ci ritroviamo senza stipendio, con il posto di lavoro a rischio e con la Campanella sull’orlo del fallimento.
Questa equazione è assolutamente infondata. In primo luogo perché non è stata mai nemmeno ventilata l’ipotesi che amministratori e sindaci abbiano sottratto somme alle casse della Fondazione. L’ipotesi sulla quale la magistratura indaga è che siano state appostate in modo scorretto poste di bilancio”.
“L’unica ragione della crisi economica della Fondazione, che è il presupposto in base al quale il Giudice ha chiesto il fallimento – afferma Falzea – è che la Regione, come denuncio da anni pubblicamente, ha disatteso formali impegni assunti nello Statuto, erogando alla Fondazione somme di gran lunga inferiori a quelle che era obbligata a corrispondere e che, lei stessa nello Statuto, aveva ritenuto indispensabili per il funzionamento della struttura. E proprio per questa ragione la Campanella ha intentato un giudizio nei confronti della Regione rivendicando il pagamento di quanto dovuto.
L’atto che ha determinato gli esuberi di personale e che sta causando la comprensibile disperazione di 170 famiglie è perfettamente individuato ed è il DPGR n. 26 del 21 marzo 2012 (impugnato dalla Fondazione e dall’Università), che reca le firme di tutti i componenti della Struttura commissariale (Scopelliti, Pezzi, D’Elia e Scaffidi), che ha sottratto alla Fondazione 80 posti letto.
Adottando quell’atto nessuno si è posto il problema della sorte dei dipendenti che, proprio a causa di quell’atto, la Fondazione non avrebbe potuto più mantenere. Questa è la realtà”. “Personalmente – conclude Falzea – non credo di avere nulla da rimproverarmi, avendo improntato il mio agire al solo interesse di malati e dipendenti e del sistema universitario, difendendo, da calabrese di elezione, la Fondazione che per ragioni incomprensibili è stata avversata da più parti, anche dai calabresi.
Non mi sono mai risparmiato e non mi risparmierò di certo in questa delicatissima fase che, mi auguro, si concluda nel modo sperato da tutti quanti hanno a cuore la salute dei malati. Solo in quel momento avrò la serenità necessaria per lasciare in altre mani l’incarico di Presidente della Fondazione Campanella”