C’è sicuramente la trasformazione del Senato e il superamento del bicameralismo paritario. C’è il dimezzamento del numero dei senatori e il passaggio da un sistema di elezione diretto a uno indiretto, con la trasformazione dell’assemblea di Palazzo Madama in una Camera delle autonomie (entreranno a farne parte sindaci e consiglieri regionali). Ma c’è anche tanto altro nel disegno di legge costituzionale che porta la firma del ministro Maria Elena Boschi e che nelle prossime ore sarà votato dalla Camera.
Un articolo, il numero 34, potrebbe in particolare cambiare il destino dei consiglieri regionali. Compresi quelli calabresi. La norma presa in esame, infatti, riguarda proprio i «limiti agli emolumenti dei componenti degli organi regionali» e prevede di aggiungere all’articolo 122, primo comma, della Costituzione, una frase breve che sottopone alla determinazione per legge anche «gli emolumenti nel limite dell’importo di quelli attribuiti ai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione».
Due gli effetti pratici che si vedranno una volta che la riforma avrà superato l’iter parlamentare. Il primo: non tutti i consiglieri regionali guadagneranno la stessa cifra. Lo stipendio dipenderà dall’indennità incassata dal sindaco della città capoluogo della regione. Cifra che non è per tutti i primi cittadini uguale, ma fissata da decreto ministeriale per fasce di popolazione. Tradotto in soldoni: i nuovi inquilini di Palazzo Campanella non potranno avere uno stipendio superiore a quello che intasca ogni mese il primo cittadino di Catanzaro Sergio Abramo.
E qui arriviamo al secondo effetto che sarà determinato dall’entrata in vigore della riforma. Posto che l’indennità di Abramo ammonta a 4734 euro (al netto di trattenute varie è di 2564 euro), si capisce bene come i trenta rappresentanti dell’Astronave potrebbero vedersi dimezzato lo stipendio. Attualmente un semplice consigliere regionale (quelli, per intenderci, che non hanno incarichi particolari) porta a casa un netto in busta di poco inferiore agli 8000 euro. Con modifica della Costituzione il consiglio regionale sarebbe costretto ad allinearsi e, dunque, a modificare la legge regionale 1/2013, che disciplina proprio gli emolumenti spettanti ai politici calabresi.
A Palazzo Campanella, per il momento, provano a sminuire la portata della riforma all’esame del Parlamento. «Se calcolano solo l’indennità noi prendiamo meno del sindaco…». Altri, sempre nell’anonimato (parlare di soldi, di questi tempi, non è certo popolare), evidenziano come un primo cittadino come Abramo «può contare sulle spese di rappresentanza».
E ancora: «Noi però siamo un’istituzione che legifera», oppure: «bisogna vedere cosa si intende per emolumenti». La ratio della riforma, comunque, appare chiara. Renzi ha sempre sottolineato che il Pd è il «partito dei politici con la fascia tricolore», che come legge elettorale preferisce «quella dei sindaci», che riguardo ai costi della politica «è impensabile che un politico in Regione intaschi molto di più di chi fa il primo cittadino».
La sensazione è che la stagione delle «vacche grasse» nell’Astronave sia prossima al capolinea.
Antonio Ricchio