Renato Cesarini era un ragazzo marchigiano. Cresciuto a piedi scalzi all’inizio del secolo scorso nei vicoli di Buenos Aires, ri-attraversò l’oceano per giocare a pallone con la Juventus più forte di sempre, quella dei cinque scudetti consecutivi nei primi anni ’30. Divenne famoso per i suoi gol negli ultimi secondi di partita. Una casualità che lo proiettò nella storia del gioco, da quando un giornalista iniziò a parlare di “zona Cesarini” per definire i gol realizzati all’ultimo respiro.
Il gol di Cesarini al 90′ con la maglia della Nazionale contro la grande Ungheria, in un’amichevole del 1931 vinta dagli azzurri 3-2, segnò l’inizio di un’epoca. Oggi il calcio ci regala poche storie romantiche. Ma le emozioni di un gol al 90′ o nei minuti di recupero sono sempre le stesse. Specie se segnano il coronamento di una rimonta quasi insperata o se ti regalano un successo fondamentale. Basta pensare ai due gol dello United nel recupero della finale di Coppa dei Campioni del 1999 contro il Bayern Monaco. Dalla polvere al paradiso in un attimo.
Anche la storia del Catanzaro ha tanti aneddoti in “zona Cesarini”. Quello più doloroso è forse il gol di Monelli nel 1988 che valse il pareggio alla Lazio e negò una vittoria ai giallorossi col profumo di serie A. Ma ci sono anche i ricordi del gol di Improta a Reggio Emilia nel ’76, che regalò al Catanzaro la seconda promozione nella massima serie. O, per tornare a ricordi più recenti e meno importanti, il gol di D’Anna contro la Vigor Lamezia che spalancò alla creatura ancora fragile di Cosentino le porte della C1.
Quest’anno il Catanzaro ha sofferto molto la “zona Cesarini”, complice il netto calo di rendimento della squadra di Moriero nell’ultima parte di gara. Le rimonte con beffa finale subite con Matera, Lamezia e Salernitana sono ancora fresche. Ma sabato a Lecce il vento è cambiato. Stefano Maiorano non ha alle spalle una storia romantica come quella di Cesarini. Non è un attaccante di fantasia e talento come l’oriundo argentino. Non ha vinto scudetti e non ha incantato folle. Maiorano è un ragazzo di Battipaglia che ha speso la sua carriera tra la seri C e la serie D. Maiorano è il prototipo del giocatore moderno. Tanta corsa, forza fisica e un vasto ventaglio di tatuaggi. Maiorano, però, è il classico mediano di fatica. Di quelli che corrono per tutti, per i compagni più talentuosi. Di quelli che piacciono ai tifosi per il coraggio e perché sono gli ultimi a mollare.
Abbiamo visto Stefano Maiorano correre per il campo a tamponare le voragini che si aprivano con il modulo di Moriero. L’abbiamo visto spesso con le braccia larghe a fine partita, come per dire “io più di questo non posso fare“, o piegato sulle ginocchia, stremato. Poi, sabato, lo abbiamo visto fare la solita partita, spesso in posizione più avanzata, quasi un pesce fuor d’acqua. Fino al 92′. Quando i 100-150 tifosi del Catanzaro erano ormai girati spalle al campo, in attesa che il fischio finale di Guccini sancisse un’altra sconfitta di questo maledetto campionato.
E invece no. Al 92′ Stefano Maiorano riceve un pallone da Ilari al limite dell’area e lo addomestica con un tocco leggero, morbido, quasi da fantasista, portandoselo sul destro. Poi chiude gli occhi e scocca il tiro della disperazione. Il risultato è inchiodato sul 2-1, nonostante la buona prestazione dei giallorossi. Il pallone, quasi telecomandato, si infila alla sinistra del portiere del Lecce, ma si stampa sul palo. Poi prosegue la sua corsa impazzita verso l’altro montante, galleggiando sulla linea di porta fino a baciare il palo destro e ad adagiarsi in fondo alla rete.
Dopo un attimo che sembra lunghissimo, i tifosi del Catanzaro riaprono gli occhi, vedono la palla in porta, scacciano la sconfitta, rialzano le braccia, urlano al cielo la propria gioia. In questo video, girato da un tifoso, c’è tutta la bellezza del calcio o quel che ne rimane. La sua spontaneità primitiva, la sua follia difficile da spiegare a chi spende le sue domeniche in un centro commerciale.
Il gol di Maiorano vale un misero punticino. Ma ha un’importanza fondamentale. Un’altra sconfitta avrebbe fatto piombare nella depressione l’intera tifoseria. Il gol di Maiorano, invece, l’ha ricompattata in un abbraccio collettivo. Le scene successive al gol sono lo specchio di un ritrovato clima di armonia tra le componenti del pallone giallorosso. Ogni tifoso del Catanzaro presente a Lecce si è ritrovato vicino uno sconosciuto da abbracciare forte. Un intero settore, che aveva cantato a squarciagola per 90 minuti e per tutto l’intervallo (nonostante lo 0-2), si è sentito partecipe di un mezzo miracolo. I tifosi che spingono il pallone di Maiorano in porta. Mai come stavolta non sembra una fase fatta.
Anche noi di Puntonet, durante la consueta Striscia Video post-partita, siamo stati travolti dall’affetto di tutti, Ultras in testa. È il segno che il vento è cambiato, anche tra i tifosi. Dopo le umiliazioni e il clima da funerale degli ultimi anni, in cui troppo spesso la politica in curva (e non solo) ha preso il sopravvento sul tifo puro per il Catanzaro, allontanando tante persone dalla loro casa. Riportare la gente allo stadio, riaggregare come succedeva un tempo non è facile e ha bisogno dei risultati del campo. Anni di sconfitte, di umiliazioni e di utilizzo privato di un bene comune come il Catanzaro hanno lasciato ferite difficili da rimarginare.
Il gol di Maiorano lascia in eredità un punto fondamentale al nuovo tecnico giallorosso, Stefano Sanderra, che insieme a suo fratello Luca avranno il compito di far dimenticare in fretta la parentesi-Moriero e far tornare l’entusiasmo alla squadra, ai tifosi e al presidente Cosentino, l’unico vero presidente dai tempi di Albano. Non sarà facile e serve l’aiuto di tutti, pubblico in primis.
Tornare a divertirsi e riscoprire il senso dell’appartenenza ad una comunità sono gli unici antidoti per sopravvivere a questo calcio, specie in Lega Pro. Per questo sarebbe bello affollare il “Ceravolo” nelle prossime partite. E pensare, magari, a qualcosa di particolare per il derby pre-natalizio contro la Reggina. I tanti catanzaresi sparsi in giro per l’Italia torneranno per le feste e per non perdersi un derby che manca da troppi anni. Sarà anche la giornata dedicata a Massimo Capraro. Sarebbe bello se la società promuovesse delle iniziative e se i tifosi si mobilitassero per riempire il “Ceravolo”. Per riscoprire l’orgoglio di essere catanzaresi intorno all’unico simbolo ancora in piedi di una città che muore ogni giorno tra le sue rovine e le sue miserie.