Non sono mai stato favorevole al cambio in corsa dell’allenatore. La storia insegna che la percentuale di successi e di inversioni nette di rotta è sicuramente inferiore rispetto a quella dei fallimenti. Sono altresì convinto che nel calcio moderno l’improvvisazione non paghi. Bisogna programmare, fissare degli obiettivi ed il cardine tecnico sul quale poggiare tutto è proprio l’allenatore. Se non fosse per le centinaia di tecnici disoccupati in giro sarei dell’idea di proibire gli esoneri nel corso di una stagione, ma so che non è una cosa possibile come tante altre del calcio moderno, su tutte il ritorno a orari delle partite meno schizofrenici.
Detto questo ci sono i cosiddetti casi-limite. E il nostro ultimo, l’esonero di Checco Moriero, è uno di essi. Qui non si parla più del valore del tecnico. Qui c’era qualcosa che non andava nella persona. Possibile che Moriero fosse il solo a non rendersi conto delle evidenti lacune tattiche della formazione (sempre quella) mandata in campo? Che non si rendesse conto dello stato fisico impresentabile di molti giocatori?
Non mi riferisco alla partita di Salerno dove, a parte le solite concessioni all’avversario, non avevamo fatto male. Ma quella precedente in casa contro il Savoia è stato un vero e proprio incubo per chi, come me, ha avuto la sventura di seguirla seppur in streaming. Una squadra modestissima che ci ha dominato in lungo e in largo. Proprio per la sua modestia non ha chiuso il primo tempo sullo zero a tre come sarebbe stato sacrosanto. E nel finale in nove contro undici si è pure permessa di chiudere in attacco. Di contro, con la situazione tecnica, tattica e fisica che si era venuta a creare, Moriero ha effettuato il primo cambio a due minuti dal novantesimo! E ne ha fatto un altro nel recupero regalando così al Savoia il punto che cercava. Lo squadrone di Torre Annunziata la settimana dopo veniva battuto in casa dalla Paganese!
Ecco, questo, unitamente alle conferenza stampa del dopo partita e alla scellerata decisione di regalare il derby di coppa al Cosenza, hanno fatto capire che l’uomo non aveva quella serenità alla base di scelte lucide. Dire a Catanzaro che “non avevo capito l’importanza del derby” significa aver vissuto questi mesi in una campana di vetro e qui scatta la complicità di tecnici e dirigenti a lui vicini.
Non è bastata una settimana per trovare il sostituto. O meglio, il sostituto già c’è e probabilmente sarà in tribuna sabato al Via del Mare. Solo che nessuno vuole prendere in mano la squadra alla vigilia della trasferta in casa di quella che è forse la formazione più forte del campionato con una (ahinoi) più che probabile nuova sconfitta. Meglio una partenza morbida e così il buon D’Urso diventa l’agnello sacrificale nonostante le belle parole nei suoi confronti del direttore che dovrebbe forse mimetizzarsi di meno, specie in questa fase. Fermo restando che sabato saremo tutti a tifare per i giallorossi veri nella speranza di essere clamorosamente smentiti e, personalmente, sarei felice di essere sbertucciato. Perché alla fine ai tifosi veri non interessano le persone ma esiste la squadra e pur di vincere non importa se in panchina segga Mourinho o Totò Riina…
Per questo motivo visto che a Catanzaro Mourinho non verrà (ma neanche Totò Riina…) non cominciamo subito con i giudizi sull’allenatore nuovo prima di vederlo al lavoro. Stringiamoci attorno alla squadra che ha ottimi valori tecnici e anche al nostro Presidente che ritengo ancora insostituibile viste soprattutto le non-alternative e nonostante una sua permalosità che si era notata già nell’anno del suo insediamento. Forza!
Perché come ha detto l’assessore Sgromo FORSE, e ripeto FORSE, il prossimo anno il Catanzaro avrà lo stadio al completo. Il prossimo anno… Bene, ricordo all’assessore che in un posto civile, una gradinata si fa in due mesi, non in sei anni. Appunto, in un posto civile…
Giuseppe Bisantis