La critica condizione in cui versa il centro storico cittadino merita un focus differente rispetto al dibattito corrente, per evitare che – col più astuto degli alibi – ci si concentri sulla classica pagliuzza trascurando l’enorme trave che ha determinato, e tuttora determina, l’insidioso disagio sui tre colli.
Maggioranza e opposizione debbono compiere almeno uno sforzo per accordarsi su un principio-chiave: la politica deve tornare a stabilire i fini e dunque a definire il destino del centro; l’imprenditoria deve invece trovare i mezzi.
Il mutamento di questi rapporti di forza ha generato e genera sempre distorsioni, che bisogna eliminare per garantire concorrenza e qualità.
Lo stato comatoso del nucleo storico cittadino è determinato, a nostro avviso, essenzialmente da due fattori: la mancanza di azioni di incoraggiamento e qualificazione del commercio; l’inesistenza di piani e progetti di tutela e riqualificazione urbana.
Per quanto riguarda l’aspetto commerciale, occorre innanzitutto persuadersi che, negli anni, vi è stata una propensione sovradimensionata per i centri commerciali i quali hanno stritolato le residuali forze del commercio di prossimità e indotto molti esercenti ad abbassare le saracinesche o decentrarsi; ruolo non secondario in questa progressiva scomparsa dell’offerta commerciale nel centro storico hanno avuto gli elevati livelli di costo dei fitti dei locali commerciali, sproporzionati e scoraggianti per chi intendesse investire sul Corso Mazzini e vie adiacenti, e la scadente qualità o capacità di innovazione da parte di molti esercizi, giacché per essere attrattiva la via principale del centro dovrebbe differenziarsi dal resto della città caratterizzandosi, ad esempio, con tipologie commerciali esclusive e di prestigio, oltre che per l’offerta di intrattenimento musicale, culturale (teatri, corsi universitari), enogastronomica, artigianale.
Occorre solo decidersi una volta per tutte! Esistono soluzioni per limitare i danni, sia attraverso una concertazione fra l’Amministrazione e gli operatori, sia attraverso l’eliminazione dell’intreccio anomalo tra imprenditoria e politica che, probabilmente, detta le regole del gioco a proprio piacimento finendo col favorire qualcuno e con l’osteggiare altri.
Non v’è dubbio, tuttavia, che non si può risolvere il problema del commercio senza porsi l’obiettivo di perseguire contemporaneamente la complessiva riqualificazione urbana della storica città alta che può tornare ad essere attrattiva e rivitalizzata attraverso interventi ben precisi, tra i quali pensiamo al risanamento della stupenda vicolaia, alla ristrutturazione delle facciate, alla eliminazione delle brutture e degli elementi architettonici incongruenti, alla imposizione del rispetto dei piani del colore e delle insegne, alla regolamentazione dei dehors, alla consistente pedonalizzazione, alla predisposizione di un efficace piano della mobilità e dei parcheggi.
E ad un piano di incentivi alla residenzialità che attiri studenti universitari e giovani coppie.
Ancora una volta, pertanto, vogliamo ribadire che alla città storica non servono idee stravaganti, né improbabili bizzarre coperture, né azzardi stilistici.
Non è da questo che passa il rilancio del centro storico, bensì dalla sobrietà e coerenza in ambito architettonico, dalla conservazione e recupero di un po’ di quell’antico splendore deturpato dall’ignoranza, dalla speculazione, dall’affarismo. Urge una politica che protegga gli interessi della collettività intera, che intervenga con misure ad hoc sulla questione dei fitti e della qualità commerciale, che sia arbitro imparziale del gioco imprenditoriale e non giocatore attivo dalla parte dei soliti noti.