La diffida formale con cui l’Amministrazione Comunale di Catanzaro ha intimato il Ministero a non dirottare altrove il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria è un atto che registriamo positivamente, considerate la sordità e la cecità di chi avrebbe dovuto retrocedere rispetto ad una vicenda così vergognosa e così prepotente.
Certamente l’intervento del sindaco Abramo è l’estremo rimedio ad un male estremo rappresentato da un mix di politica politicante e interessi di parte. Ricordiamo infatti che nessuna motivazione né di ordine economico, né di ordine funzionale, né di ordine logico e soprattutto nemmeno di ordine istituzionale, può legittimare la decisione di trasferire l’importante Ufficio, sopprimendolo ex abrupto da Catanzaro.
La diffida formale (che ci piace immaginare essere anche figlia delle nostre continue sollecitazioni) appare dunque come l’estrema ratio, probabilmente messa in campo anche a causa del basso peso politico della nostra classe dirigente che, presso il Ministero competente, avrà fatto poco o nulla. E così ancora una volta, la nostra città, verosimilmente, dovrà difendere le sue prerogative attraverso le carte bollate e le aule dei tribunali e non già, come sarebbe stato logico, mediante l’uso della buona politica.
La diffida può, auspicabilmente, disinnescare le inaccettabili derive con le quali si utilizza la cosa pubblica per i propri interessi di parte.
Persino inutile sottolineare ulteriormente le giustificazioni risibili e rabberciate che gli artefici del “trasloco”, o gli esecutori occulti di tale artificio, hanno tentato di fornire per legittimarlo.
I pensieri obliqui che stanno dietro a questa losca operazione diventano, a questo punto, semplici da dimostrare. Sicché ancora una volta l’Amministrazione Comunale di Catanzaro ha voluto evidenziare, dati alla mano, l’inconsistenza della decisione presa dall’attuale reggente dell’Amministrazione Penitenziaria calabrese Salvatore Acerra, o chi per lui.
Per quanto ci riguarda andiamo e guardiamo oltre i parametri economici: infatti ciò che non è più accettabile, e non deve essere più consentito, è la sistematica destrutturazione delle funzioni, del ruolo e delle prerogative del capoluogo di regione. Roba che induce la richiesta di una legge speciale per Catanzaro!