Sono state mandate tutte sotto processo le quindici persone coinvolte nell’inchiesta della Procura della Repubblica del capoluogo calabrese denominata “Pecunia non olet” su presunti illeciti in materia fiscale ed ambientale connessi alla gestione dell’impianto di smaltimento rifiuti di Alli di Catanzaro.
Lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare, Maria Rosaria Di Girolamo, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero titolare dell’indagine, Carlo Villani, cui si sono associate anche le parti civili, che sono il Ministero dell’Ambiente (difeso dall’Avvocatura di Stato), il Comune di Catanzaro (rappresentato dall’avvocato Nicola Cantafora), e il Comune di Simeri Crichi (rappresentato dall’avvocato Valerio Murgano), ed ha mandato gli imputati al processo che avrà inizio il prossimo 7 ottobre davanti al tribunale collegiale del capoluogo calabrese.
Tra gli indagati rinviati a giudizio compaiono imprenditori, professionisti, funzionari dell’Ufficio per l’emergenza ambientale in Calabria, Graziano Melandri, ex Commissario delegato per l’emergenza ambientale in Calabria dal 9 marzo 2011 – che si dimise dall’incarico proprio nel corso dell’inchiesta – e l’assessore all’Ambiente della Regione Calabria, Francesco Pugliano, coinvolto nella vicenda nella sua qualità di ex sub-commissario dell’Ufficio per l’emergenza dal 5 agosto del 2010 all’8 marzo del 2011. Associazione a delinquere, abuso d’ufficio, evasione fiscale, corruzione, falso e disastro ambientale i reati a vario titolo contestati nell’ambito dell’inchiesta che è venuta alla luce in tre diverse tranches, la prima delle quali risale all’agosto del 2011 quando la Guardia di finanza sequestrò beni per un valore complessivo di oltre 90 milioni di euro, la seconda al 14 ottobre seguente, quando i Carabinieri del Noe hanno sequestrato la discarica di rifiuti di Alli, e la terza al 17 novembre, quando un provvedimento cautelare fu eseguito a carico di sette persone – tutte della società “Enertech”, che gestiva la discarica di Alli fino a pochi giorni prima -, due delle quali finite in carcere, tre ai domiciliari, due sottoposte all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Già all’epoca degli arresti l’associazione a delinquere era contestata ai vertici della società Enertech, ed oggi è ipotizzata in particolare a carico dell’imprenditore Stefano Gavioli, 54 anni, di Venezia, proprietario della società, ritenuto promotore del sodalizio, di Loris Zerbin, 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia), direttore tecnico della Enertech, dell’amministratore di una delle società del gruppo della Enertech, Giovanni Faggiano, 52 anni, di Brindisi, ed ancora dell’avvocato della Enertech, Giancarlo Tonetto, 56 anni, di San Donà di Piave (Venezia), di Enrico Prandin, 49 anni, di Rovigo, e del commercialista Paolo Bellamio (gli altri indagati sono: Santo Mellace, Antonio Garrubba, Domenico Rechichi, Simone Lo Piccolo, Francesco Attanasio, Adelchi Andrea Ottaviano, Rocco Tavano).