La Cassazione ha confermato la sentenza di condanna emessa il 2 febbraio 2013 a carico di due giovani di Filadelfia, in provincia di Vibo Valentia, accusati dell’omicidio del 24enne Cristian Galati, anche lui di Filadelfia, aggredito e bruciato vivo la notte di Capodanno del 2009 dopo essere stato cosparso di benzina.
Trenta anni di reclusione la condanna definitiva per Emanuele Caruso, mentre 12 anni di carcere sono stati inflitti a Pietro Mazzotta. Cristian Galati dopo aver lottato per due mesi e mezzo fra la vita e la morte era poi deceduto al Policlinico di Bari dove era stato trasferito a causa delle ustioni in tutto il corpo.
La “colpa” attribuita a Galati sarebbe stata quella di aver confessato in chat, credendo di parlare con una donna, l’incendio della Golf dell’allora 34enne Santino Accetta, già condannato a 22 anni con sentenza definitiva per l’omicidio di Galati.
I tre giovani avrebbero quindi atteso Galati all’uscita di un locale, l’avrebbero fatto salire con la forza a bordo di un’auto, portato in campagna, massacrato a bastonate e con una catena di ferro, per poi dargli fuoco ancora vivo in una zona isolata fra i comuni di Filadelfia e Curinga, ai confini fra le province di Vibo e Catanzaro. La pioggia incessante di quella sera e la forza disperata di Cristian erano riuscite a spegnere miracolosamente le fiamme. Ricoverato a Bari, Galati è poi deceduto dopo due mesi di coma. (AGI)